cervello/mente – Psy*Co*Re https://www.psycore.it The Multidisciplinary Italian Network for PSYchedelic and COnsciousness REsearch Tue, 16 Nov 2021 15:44:46 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.2 https://i0.wp.com/www.psycore.it/wp-content/uploads/2020/04/cropped-Screen-Shot-2020-04-26-at-7.58.23-AM-1.png?fit=32%2C32&ssl=1 cervello/mente – Psy*Co*Re https://www.psycore.it 32 32 176450119 Comprendere l’esperienza psichedelica: esperienze trasformative e stati mentali “cruciali” https://www.psycore.it/comprendere-lesperienza-psichedelica-esperienze-trasformative-e-stati-mentali-cruciali/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=comprendere-lesperienza-psichedelica-esperienze-trasformative-e-stati-mentali-cruciali Tue, 16 Nov 2021 06:04:32 +0000 https://www.psycorenet.org/?p=2622 Leggi tutto]]> Descrivere un’esperienza psichedelica terapeutica come un’esperienza che catalizza una trasformazione psicologica  positiva è forse il modo più sintetico per comprendere come avviene un processo di guarigione coadiuvato da questo tipo di sostanze. Ciò che rivoluziona il modo di relazionarsi alla realtà può tuttavia dare risultati anche opposti fra loro: dalla crescita personale a (nei casi peggiori) una ricaduta psicotica.

Approfondendo il significato di queste esperienze Robert Carhart-Harris (ex direttore del Centre for Psychedelic Research presso l’Imperial College di Londra, dall’estate passato a dirigere Neuroscape, centro di ricerca multidisciplinare dell’Università della California, a San Francisco), insieme al collega Ari Brouwer, ne ha recentemente proposto un’interpretazione. Secondo loro tali esperienze possono provocare pivotal mental states”: stati mentali “cruciali”, di transizione e cambiamento,  che possono indurre esperienze catartiche, e quindi liberare da una precedente situazione di stress cronico o angoscia, oppure traumatiche. Il differente esito di questi stati mentali dipenderà principalmente dal contesto in cui vengono scaturiti e dalle caratteristiche interne del soggetto che li sperimenta.

La metafora della biforcazione (Carhart-Harris and Brouwer, 2021): l’evento intenso che scatena uno stato mentale trasformativo (indicato nell’immagine come “Pivotal Experience”) attiva il recettore 5HT2A, un recettore attivato anche dalle sostanze psichedeliche. Questa attivazione destabilizza l’equilibro dell’organismo e può sfociare in un’esperienza di crescita o in un trauma. L’esito dipende dal contesto e dalla caratteristiche di chi vive l’esperienza.

Il “contesto” descritto dagli autori integra i concetti di set e setting includendo come variabili il patrimonio genetico, le esperienze infantili, e la trama di relazioni che costituiscono la vita del soggetto e che influiscono il decorso dell’esperienza potenzialmente trasformativa.

I due ricercatori hanno individuato una serie di caratteristiche simili negli stati mentali di transizione (non solo psicologiche, ma anche bio-chimiche e neurali) indotti da situazioni anche molto diverse fra loro. Questi elementi potrebbe essere condivisi anche da tutti quegli esercizi che inducono stress in modo volontario: digiuni, isolamenti e deprivazioni sensoriali (spesso presenti nei riti d’iniziazione), ma anche pratiche come la respirazione connessa od Olotropica.

Ciò che accomuna queste esperienze capaci di dare adito ad uno stato mentale di transizione è l’intensità, nello specifico la presenza di uno stress acuto. Infatti pare che la reazione chimica allo stress (sociale, psicologico o fisiologico) implichi il coinvolgimento del recettore 5-HT2A: un “portale chimico” nel nostro cervello a cui si legano, attivandolo, specifici composti come il neurotrasmettitore serotonina, e che media l’azione principale degli psichedelici.

Questo elemento in comune fra esperienze che inducono stress in modo volontario, esperienze traumatiche, mistiche e psichedeliche potrebbe indicare la sottile vicinanza fra l’estatico ed il terribile: due caratteristiche che caratterizzano il sacro ed il sublime, come suggerirono i filosofi Edmund Burke e Rudolf Otto (per un approfondimento sul legame fra l’esperienza psichedelica ed il sublime, si veda questo articolo in inglese dal blog di Sam Woolfe). In questo modo si svela la paradossale vicinanza fra esperienze mistiche e spirituali vettori di un cambiamento positivo, con quelle esperienze sempre identificabili come spirituali ma che invece conducono verso la psicosi o il trauma.

La rovente intensità emotiva delle esperienze di stress acuto, auto-indotte o accadute per volere del fato, unita all’ aumentata plasticità neuronale associata all’attivazione del recettore 5HT2A, attivano nel nostro organismo uno stato definito dagli autori “iper-plastico”:  una condizione fisica in cui i ricordi possono iscriversi profondamente nella memoria corporea e le intuizioni emergere grazie all’aumento dell’attività associativa.

Uno stato in cui può avvenire con maggior probabilità una trasformazione psicologica, un cambio di rotta esistenziale, una revisione della realtà anche denominata  quantum change. Ciò è anche legato all’effetto psichedelico di ridurre l’influenza che le nostre convinzioni pregresse hanno nel condizionare il modo in cui percepiamo, una teoria detta del “cervello anarchico” e sistematizzata nel modello REBUS (illustrato in questo articolo italiano di taglio divulgativo).

Tuttavia il quadro non è così semplice. Infatti la “positività” di un esperienza non sempre conduce a dei risultati positivi: si pensi agli stati maniacali, in cui il protagonista di un’esperienza connotata da uno stato mentale di transizione prova un’estatica stima di sé e connessione con l’universo, che però di fatto finisce per isolarlo dalle sue relazioni.

Oppure pensiamo al bypass spirituale, una difesa narcisistica impiegata per fuggire dalle proprie emozioni più profonde e soverchianti. O ancora all’inflazione dell’io: un’arrogante fiducia su di sè e sulle proprie concezioni – magari derivate da qualche rivelazione psichedelica – che porta di fatto ad un irrigidimento e ad una chiusura di fronte a visioni alternative, una difesa a cui si ricorre proprio a causa della paura sorta durante l’intensità di un’esperienza di trasformazione.

In ogni caso, ciò che accomuna esperienze spirituali e psicotiche, suggeriscono Carhart-Harris e Brouwer, è il sorgere di un’insoddisfazione per l’idea e la percezione di realtà che si aveva precedentemente. Un sentimento di riluttanza quindi (per citare lo psichiatra Piero Cipriano) che detiene il potenziale di cambiare non solo il mondo dell’individuo, ma anche la rete di relazioni in cui si trova inscritto.

Per questo è di fondamentale importanza che le intuizioni emerse dall’intensità di tali esperienze non sfocino in un’alienante fuga della realtà (come nel caso del bypass spirituale), ma che esprimano il loro potenziale rivoluzionario e creativo di ampliare la consapevolezza dell’individuo a quella dell’ecosistema che (di fatto) egli è.

Permettere questa espressione è poi uno degli scopi principali dell’integrazione psichedelica (utile al riguardo un recente podcast italiano della serie Illuminismo Psichedelico), una pratica che punta a riconoscere a queste esperienze trasformative un’importanza non soltanto individuale, bensì anche sociale e politica.

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Un’analisi teorica della visione cervello/mente https://www.psycore.it/unanalisi-teorica-della-visione-cervello-mente/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=unanalisi-teorica-della-visione-cervello-mente Thu, 11 Jun 2020 17:25:09 +0000 https://psycorenet.org/?p=916 Leggi tutto]]> visione cervello-menteE pur si muove!  Scomodare Galileo è forse eccessivo ma, come evidenziato nel corso degli Stati Generali della Psichedelia 2019, anche l’Italia fa la sua parte – nell’ambito della teoria scientifica, come in questo caso. Lo dimostra la ricerca di Tania Re (antropologa, Università di Genova) e Giuseppe Vitiello (matematico, Università di Salerno) che pubblichiamo su autorizzazione degli autori in anteprima assoluta. Si tratta di un’analisi sulle esperienze visive del cervello durante situazioni e momenti specifici che non sono collegate al vedere come nello stato di veglia.

L’articolo originale in inglese sta per essere pubblicato sulla rivista specializzata OBM Neurobiology (Open Access e peer-reviewed). Quella che segue ne è la sintesi italiana.

Colgo l’occasione per ricordare che questo sito (e come nello spirito del network-progetto Psy*Co*re) non vuole essere un blog passivo di semplice informazione ma una Zona Franca aperta al dibattito. Invito quindi i ricercatori e tutte le persone interessate al confronto, ad inserire commenti, link e altre segnalazioni in calce a ogni articolo.

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All’interno della cornice del modello quantistico dissipativo del cervello presentiamo un’analisi teorica della visione cervello/mente (allucinazioni) delle esperienze fatte durante il sogno, la meditazione, causate dall’ azione di sostanze psicoattive o in condizioni di privazione sensoriale del cervello rispetto al suo ambiente. Le esperienze visive del cervello a cui ci riferiamo non sono attività visive collegate al vedere come nello stato di veglia.

Le sequenze animate di immagini nelle esperienze visive cervello/mente hanno la loro origine nella criticità determinata dalla limitazione sensoriale che a sua volta influenza le dinamiche cerebrali. Queste sequenze sono descritte come traiettorie, e descrivono lo spazio di memoria costruito/percorso dal soggetto durante l’esperienza percettiva. La sensazione di verità e realismo percepiti nella visione dell’esperienza mente/cervello trovano una descrizione in termini di entanglement tra i doppi gradi di libertà del modello quantico dissipativo utilizzato.

Noi ipotizziamo che queste esperienze visive possano essere presente anche in soggetti in anestesia, in alcuni stati di coma e in generale in condizioni di ridotta apertura del cervello nel suo ambiente. Osservazioni di laboratorio della criticità dell’attività funzionale del cervello sono in accordo con il modello dissipativo proposto e vengono brevemente richiamati nel corso della presentazione. Tuttavia è ancora necessario molto lavoro teorico e livello sperimentale.

La nostra presentazione si sviluppa principalmente a livello descrittivo e qualitativo. Il formalismo matematico su cui si fonda questa ricerca è sintetizzato nell’Appendice per facilitare la lettura del testo principale.

[Qui il testo originale integrale su OBM Neurobiology (Open Access e peer-reviewed)].

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