stati di coscienza – Psy*Co*Re https://www.psycore.it The Multidisciplinary Italian Network for PSYchedelic and COnsciousness REsearch Thu, 24 Feb 2022 17:11:22 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.2 https://i0.wp.com/www.psycore.it/wp-content/uploads/2020/04/cropped-Screen-Shot-2020-04-26-at-7.58.23-AM-1.png?fit=32%2C32&ssl=1 stati di coscienza – Psy*Co*Re https://www.psycore.it 32 32 176450119 The Mushroom Speaks: reti miceliali per salvare l’anima del mondo https://www.psycore.it/the-mushroom-speaks/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=the-mushroom-speaks Fri, 04 Feb 2022 07:57:04 +0000 https://www.psycorenet.org/?p=2869 Leggi tutto]]> Nel nuovo ventennio, il fungo è tornato a parlare? O forse non ha mai smesso di farlo, pur se a modo suo? Un dilemma-esperienza che trova un brillante rilancio in un nuovo documentario svizzero, centrato sul rapporto fra il genere umano e quelli che potrebbero essere, secondo Terence McKenna, i nostri principali alleati per sfuggire all’autodistruzione. È così che vengono presentati i funghi in questa interessante opera, che coniuga ricerca scientifica ed artistica, insieme a molto altro. The Mushroom Speaks si colloca sul filone inaugurato dal documentario Fantastic Fungi (2019) ed è ispirato al libro L’ordine Nascosto (2020) di Merlin Sheldrake, riagganciandosi anche sul grande schermo all’odierno revival psichedelico.

 

Non a caso la stessa autrice, Marion Neumann, mi racconta, all’esterno della sala cinematografica occupata di Parigi “La Clé”, che l’ispirazione del film è stata squisitamente psichedelica. Senza però limitarsi ai soli funghi del genere Psilocybe, il documentario espone svariate ricerche sul campo, fornendo una visione quanto più trasversale possibile della (meritata e necessaria) rivalutazione oggi in corso anche per il mondo fungino. Basti citare, per esempio, lo stimolante saggio The Mushroom at the End of the World (2021) dove l’antropologa Anna Tsing spiega fra l’altro come certi funghi possono aiutarci a sopravvivere all’antropocene, per esempio ripulendo i territori contaminati da radiazioni nocive e altro.

Utilizzare i poteri fungini per aiutare l’umanità è un’idea sposata e applicata con solerzia dagli adepti alla “micologia radicale”: ricercatori, il più delle volte indipendenti, che sulla scia di Merlin Sheldrake e Paul Stamets conducono indagini sperimentali approfondite per applicare i saperi della micologia all’ecologia, all’agricoltura sostenibile, alla medicina e persino all’edilizia. Anche Peter Mcoy, considerato uno dei maggiori esponenti della micologia radicale, è tra i protagonisti del film, esprimendo chiaramente i suoi ideali post-umanisti:  parla per conto dei funghi e  promuove un’idea di uomo-ecosistema (colonie di funghi proliferano anche all’interno e all’esterno del nostro stesso corpo) che si affaccia su un misterioso abisso.

Nel film si incontrano anche monaci zen, psichiatri, micologhe e moderne streghe o erbarie, profonde conoscitrici del mondo vegetale. Ma soprattutto si incontra il popolo-funghi, che dal micelio al frutto la fanno da protagonista assoluti. Si apprendono così gli affascinanti misteri del sottosuolo, composto da segrete alleanze fra minerali, micelio e vegetali; l’evidenza per cui sono i funghi a permettere alle piante di prolificare, dando inizio a un nuovo ecosistema e scambiandosi informazioni; e come grazie ai funghi la materia viene decomposta per tornare potenza attiva, a conferma del fatto che proprio un fungo è l’essere vivente più grande e antico sulla terra. Nè manca lo spazio per sottolineare il potenziale di certi funghi “magici” di alterare la coscienza, tanto da essere considerato un valido alleato anche per il direttore di un monastero zen.

Il documentario punta decisamente a “far parlare” i funghi, da cui la scelta di non accompagnare i protagonisti umani con le didascalie proprie di un documentario divulgativo. Una scelta stilistica dalle tinte psichedeliche e post-umane, che intende quindi decostruire ogni forma di arrogante antropocentrismo. È grazie a questo spirito ecologico che Marion Neumann, insieme ad una rete multidisciplinare di psicologi, cineasti, artisti e psiconauti, intende fondare un centro di riferimento per l’arte psichedelica contemporanea.

Nel suo complesso il documentario abbraccia e rilancia l’espressione coerente della scena psichedelica attuale, dove la corrispondenza fra etica ed estetica ha un ruolo centrale. Lo condivide con Descending The Mountain, altra fresca opera cinematografica svizzera, con prossima distribuzione online, di cui si può intanto gustare la deliziosa colonna sonora. Delicata esplorazione al bivio tra gli effetti dei funghi psilocibinici e la natura della coscienza in senso lato, questo film propone una sintesi del tutto originale, integrando le esperienze del ricercatore Franz Vollenweider e del maestro Zen Vanja Palmers. I quali compaiono anche in questo  The Mushroom Speaks, riuscendo a trasmettere il senso dell’esperienza mistico-psilocibinica espandendosi oltre i frattali e le fantasie kashmir per arrivare al cuore della mente scientifica e dell’occhio contemplatore (conquistandosi ampie lodi dalla comunità buddhista).

Che parlino o meno, l’universo fungino sembra dunque ispirare innovativi percorsi che integrano arte, letteratura, ricerca scientifica e spirituale. Un caleidoscopio che trova spazio anche in Italia, come rivela fra l’altro il primo numero della giovane rivista Axolotl (“Micelio”) o nel magazine indipendente siamomine, in cui viene presentata l’analogia fra la rete micorrizia ed il web. E, quel che più conta, quest’articolata rete di produzioni cultural-artistiche ci aiuta a riconoscere e stimolare nuove comprensioni dell’universo vivente, grazie anche alle rivelazioni di questi validi alleati.

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Comprendere l’esperienza psichedelica: esperienze trasformative e stati mentali “cruciali” https://www.psycore.it/comprendere-lesperienza-psichedelica-esperienze-trasformative-e-stati-mentali-cruciali/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=comprendere-lesperienza-psichedelica-esperienze-trasformative-e-stati-mentali-cruciali Tue, 16 Nov 2021 06:04:32 +0000 https://www.psycorenet.org/?p=2622 Leggi tutto]]> Descrivere un’esperienza psichedelica terapeutica come un’esperienza che catalizza una trasformazione psicologica  positiva è forse il modo più sintetico per comprendere come avviene un processo di guarigione coadiuvato da questo tipo di sostanze. Ciò che rivoluziona il modo di relazionarsi alla realtà può tuttavia dare risultati anche opposti fra loro: dalla crescita personale a (nei casi peggiori) una ricaduta psicotica.

Approfondendo il significato di queste esperienze Robert Carhart-Harris (ex direttore del Centre for Psychedelic Research presso l’Imperial College di Londra, dall’estate passato a dirigere Neuroscape, centro di ricerca multidisciplinare dell’Università della California, a San Francisco), insieme al collega Ari Brouwer, ne ha recentemente proposto un’interpretazione. Secondo loro tali esperienze possono provocare pivotal mental states”: stati mentali “cruciali”, di transizione e cambiamento,  che possono indurre esperienze catartiche, e quindi liberare da una precedente situazione di stress cronico o angoscia, oppure traumatiche. Il differente esito di questi stati mentali dipenderà principalmente dal contesto in cui vengono scaturiti e dalle caratteristiche interne del soggetto che li sperimenta.

La metafora della biforcazione (Carhart-Harris and Brouwer, 2021): l’evento intenso che scatena uno stato mentale trasformativo (indicato nell’immagine come “Pivotal Experience”) attiva il recettore 5HT2A, un recettore attivato anche dalle sostanze psichedeliche. Questa attivazione destabilizza l’equilibro dell’organismo e può sfociare in un’esperienza di crescita o in un trauma. L’esito dipende dal contesto e dalla caratteristiche di chi vive l’esperienza.

Il “contesto” descritto dagli autori integra i concetti di set e setting includendo come variabili il patrimonio genetico, le esperienze infantili, e la trama di relazioni che costituiscono la vita del soggetto e che influiscono il decorso dell’esperienza potenzialmente trasformativa.

I due ricercatori hanno individuato una serie di caratteristiche simili negli stati mentali di transizione (non solo psicologiche, ma anche bio-chimiche e neurali) indotti da situazioni anche molto diverse fra loro. Questi elementi potrebbe essere condivisi anche da tutti quegli esercizi che inducono stress in modo volontario: digiuni, isolamenti e deprivazioni sensoriali (spesso presenti nei riti d’iniziazione), ma anche pratiche come la respirazione connessa od Olotropica.

Ciò che accomuna queste esperienze capaci di dare adito ad uno stato mentale di transizione è l’intensità, nello specifico la presenza di uno stress acuto. Infatti pare che la reazione chimica allo stress (sociale, psicologico o fisiologico) implichi il coinvolgimento del recettore 5-HT2A: un “portale chimico” nel nostro cervello a cui si legano, attivandolo, specifici composti come il neurotrasmettitore serotonina, e che media l’azione principale degli psichedelici.

Questo elemento in comune fra esperienze che inducono stress in modo volontario, esperienze traumatiche, mistiche e psichedeliche potrebbe indicare la sottile vicinanza fra l’estatico ed il terribile: due caratteristiche che caratterizzano il sacro ed il sublime, come suggerirono i filosofi Edmund Burke e Rudolf Otto (per un approfondimento sul legame fra l’esperienza psichedelica ed il sublime, si veda questo articolo in inglese dal blog di Sam Woolfe). In questo modo si svela la paradossale vicinanza fra esperienze mistiche e spirituali vettori di un cambiamento positivo, con quelle esperienze sempre identificabili come spirituali ma che invece conducono verso la psicosi o il trauma.

La rovente intensità emotiva delle esperienze di stress acuto, auto-indotte o accadute per volere del fato, unita all’ aumentata plasticità neuronale associata all’attivazione del recettore 5HT2A, attivano nel nostro organismo uno stato definito dagli autori “iper-plastico”:  una condizione fisica in cui i ricordi possono iscriversi profondamente nella memoria corporea e le intuizioni emergere grazie all’aumento dell’attività associativa.

Uno stato in cui può avvenire con maggior probabilità una trasformazione psicologica, un cambio di rotta esistenziale, una revisione della realtà anche denominata  quantum change. Ciò è anche legato all’effetto psichedelico di ridurre l’influenza che le nostre convinzioni pregresse hanno nel condizionare il modo in cui percepiamo, una teoria detta del “cervello anarchico” e sistematizzata nel modello REBUS (illustrato in questo articolo italiano di taglio divulgativo).

Tuttavia il quadro non è così semplice. Infatti la “positività” di un esperienza non sempre conduce a dei risultati positivi: si pensi agli stati maniacali, in cui il protagonista di un’esperienza connotata da uno stato mentale di transizione prova un’estatica stima di sé e connessione con l’universo, che però di fatto finisce per isolarlo dalle sue relazioni.

Oppure pensiamo al bypass spirituale, una difesa narcisistica impiegata per fuggire dalle proprie emozioni più profonde e soverchianti. O ancora all’inflazione dell’io: un’arrogante fiducia su di sè e sulle proprie concezioni – magari derivate da qualche rivelazione psichedelica – che porta di fatto ad un irrigidimento e ad una chiusura di fronte a visioni alternative, una difesa a cui si ricorre proprio a causa della paura sorta durante l’intensità di un’esperienza di trasformazione.

In ogni caso, ciò che accomuna esperienze spirituali e psicotiche, suggeriscono Carhart-Harris e Brouwer, è il sorgere di un’insoddisfazione per l’idea e la percezione di realtà che si aveva precedentemente. Un sentimento di riluttanza quindi (per citare lo psichiatra Piero Cipriano) che detiene il potenziale di cambiare non solo il mondo dell’individuo, ma anche la rete di relazioni in cui si trova inscritto.

Per questo è di fondamentale importanza che le intuizioni emerse dall’intensità di tali esperienze non sfocino in un’alienante fuga della realtà (come nel caso del bypass spirituale), ma che esprimano il loro potenziale rivoluzionario e creativo di ampliare la consapevolezza dell’individuo a quella dell’ecosistema che (di fatto) egli è.

Permettere questa espressione è poi uno degli scopi principali dell’integrazione psichedelica (utile al riguardo un recente podcast italiano della serie Illuminismo Psichedelico), una pratica che punta a riconoscere a queste esperienze trasformative un’importanza non soltanto individuale, bensì anche sociale e politica.

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Biosonologia: suono e coscienza https://www.psycore.it/biosonologia-suono-e-coscienza/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=biosonologia-suono-e-coscienza Fri, 15 May 2020 08:30:47 +0000 https://psycorenet.org/?p=358 Leggi tutto]]> Bio (vita), sono (suono), logia (dialogo): il neologismo coniato da Domenico Sciajno per rappresentare il metodo di sua invenzione, un sistema dinamico e integrato che può favorire uno stato di benessere psico-fisico e può permettere di raggiungere importanti benefici e stimoli per lo sviluppo individuale, sia in ambito interpersonale sia in quello mentale e creativo. Da questi presupposti nel 2005 è nato l’Istituto di Biosonologia.

BiosonologiaLa natura vibratoria del suono rappresenta un potente strumento in grado di attivare una risposta a livello organico e permettendo di accedere alle proprie risorse più profonde attraverso l’accesso a stati non ordinari di coscienza.

La Biosonologia utilizza dunque la vibrazione sonora come strumento di crescita, evoluzione, armonizzazione e ampliamento della coscienza. Privati da pensieri e percezioni esterne la stimolazione vibrazionale biosonologica agirà come un vero e proprio massaggio sonoro capace di raggiungere in profondità cellule e tessuti. Il corpo potrà così tradurre gli stimoli esterni delle vibrazioni sonore in risonanza interiore accedendo ad una esperienza di ascolto profondo per riorganizzare la sua naturale risposta abbandonando schemi precostituiti e condizionamenti.

La stimolazione sonora biosonologica attraverso il principio di Risonanza agisce in modo sistemico ottimizzando le interconnessioni tra organismo e psiche: la mente espande il proprio stato di coscienza favorendo l’emergere intuizioni e nuove soluzioni creative, agevolando il dissolversi di blocchi energetici, contrastando lo stress e mantenendo in equilibrio il sistema nervoso, quello ormonale e quello immunitario. Si agevola così l’organismo nel mantenere o ripristinare la naturale frequenza degli organi interni attivando processi di auto-guarigione e dinamizzando i centri energetici collegati ad essi.

In questo video di 10 minuti sono condensati i principi e le fondamenta del metodo.

Il sito biosonologia.it contiene ulteriori informazioni, mentre la sezione Riferimenti Scientifici approfondisce i meccanismi che agevolano i benefici elencati sia sul piano mentale sia su quello fisico. Nello stesso sito è possibile ordinare il saggio sulla Biosonologia che espone in dettaglio le origini e la metodologia.

A chi si rivolge la Biosonologia

Sebbene le sessioni di Biosonologia siano efficaci per la salute in generale, non è necessario trovarsi in condizioni di disequilibrio psicofisico: l’interazione sonoro-vibrazionale controllata, agendo sulla introspezione e sulla consapevolezza, può anche essere trasformativa e di grande valore nel migliorare ciò che già funziona nella vita degli individui e per supportare la crescita e lo sviluppo personale.

Ideatore del metodo e conduttore delle sessioni

Domenico Sciajno è musicista, compositore e docente di Musica elettronica e di Informatica musicale presso il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino. Unisce la sua trentennale esperienza in ambito musicale e creativo ad una appassionata ricerca che negli ultimi 15 anni lo ha portato ad esplorare l’ambito sonoterapeutico, quello delle medicine tradizionali e degli stati non ordinari di coscienza.

Seminari, laboratori e sessioni di Biosonologia

Queste attività possono essere svolte collettivamente o individualmente.
Elemento comune a tutte è l’ascolto del tracciato frequenziale  per agevolare l’accesso a specifici stati di coscienza in un percorso di riequilibrio e di sviluppo personale. Nelle sessioni individuali è possibile fare un percorso dedicato e specifico per le esigenze e la frequenza di base di un individuo.
Le sessioni collettive di solo ascolto sono particolarmente efficaci per sperimentare in prima persona il potere induttivo del suono. Per un percorso collettivo e continuativo è stato messo a punto il metodo dinamico nel quale il ruolo centrale dell’ascolto modula e integra altre modalità.

Di seguito le diverse tipologie di attività:

Quì è possibile consultare gli eventi programmati.

Per chi è interessato a intraprendere un percorso individuale o semplicemente avere ulteriori informazioni inviare una mail: info@biosonologia.it.

Allo stesso indirizzo email è possibile chiede informazioni relative alla formazione in Biosonologia, all’avvio di gruppi divulgativi e/o esperienziali presso città, istituzioni e associazioni dove si manifesta un interesse in tal senso.

Attività estemporanee e divulgative

Periodicamente vengono proposte iniziative finalizzate alla divulgazione del metodo biosonologico attraverso attività laboratoriali o in fome di conferenza oppure attraverso eventi online quali webinar e sessioni in diretta streaming. Le attività sono diffuse anche sulla pagina Facebook.

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