Risultati della ricerca per “stati generali” – Psy*Co*Re https://www.psycore.it The Multidisciplinary Italian Network for PSYchedelic and COnsciousness REsearch Mon, 01 Apr 2024 14:52:30 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.3 https://i0.wp.com/www.psycore.it/wp-content/uploads/2020/04/cropped-Screen-Shot-2020-04-26-at-7.58.23-AM-1.png?fit=32%2C32&ssl=1 Risultati della ricerca per “stati generali” – Psy*Co*Re https://www.psycore.it 32 32 176450119 Per il possibile rilancio di PsyCore https://www.psycore.it/per-il-possibile-rilancio-di-psycore/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=per-il-possibile-rilancio-di-psycore Mon, 01 Apr 2024 14:48:55 +0000 https://www.psycore.it/?p=3580 Leggi tutto]]> Ecco quanto propone al riguardo Riccardo Zerbetto (anche via Facebook):

Cari tutti di PsyCore:

Nell’occasione della Pasqua e degli auguri che in genere si scambiano, riflettevamo con Alessandro Novazio che PsyCore è ancora in una fase di quiescenza simile al chicco di frumento nella umida terra e … al confine tra morte e possibile rinascita. PsyCore ha rappresentato una significativa espressione di quel fenomeno planetario che ci ha sorpresi tutti ed evocato generalmente come “Rinascimento Psichedelico” e che ha raccolto, ricercatori di diversa provenienza ma uniti dalle esperienze estatico-trasformati e offerte in condizioni favorevoli dalle ‘piante di potere’ nella prospettiva di trovare una sintesi ed una più matura riflessione tra gli illusori entusiasmi degli anni ’60 e l ‘indiscriminato proibizionismo imperante negli ultimi decenni. E’ forse mancata una fase finale di più concreta proposta operativa che consentisse di offrire la possibilità di riaprire occasioni di utilizzo, sia a livello terapeutico che di ricerca interiore, salvo ricorrere a esperienze straniere che, in ogni caso, le leggi italiane, attualmente più repressive di molti altri contesti, non legittimano.

Una fase di empasse che ci siamo tutti chiesti come poter superare con l’intento di favorire a persone sensibili e interessate questa formidabile occasione di crescita interiore ma nella salvaguardia di un contesto di sicurezza, legittimità e competenze che, mai come in questo ambito, richiedono la assunzione della dimensione ‘spirituale’ come parte integrante ed ineludibile associata a quella scientifica. La tradizionale distinzione tre “scienze della natura” e “scienze dello spirito”, proposta da Dilthey trova su questo tema una straordinaria opportunità di superamento del paradigma oppositivo anche se non è facile recuperare l’esperienza millenaria rappresentata dallo sciamano come colui che era riconosciuto come in grado di guidare esperienze di guarigione ma insieme ‘entogene’ nel rispondere appunto a questa duplice competenza. Una situazione difficilmente proponibile nella cultura scientistico-obiettivante dell’Occidente che, di fatto, è rimasta in gran parte debitrice di pratiche di assunzione ritualizzata proposta da ‘facilitatori’ di tradizioni sciamaniche ‘tradizionali’ e che lo stesso apparato legislativo ha autorizzato in alcuni paesi dove questa concomitanza viene in qualche modo garantita tramite appartenenza ad associazioni di statuto religioso-tradizionale.

Per superare questo empasse e nello spirito di un augurio di ‘Pasqua di resurrezione’ vi invitiamo quindi ad inviare le vostre proposte e a confrontarci sulle stesse in occasione di un incontro che vuole definirsi degli Stati Generali di PsyCore per i giorni 11 e 12 maggio presso una struttura di agriturismo in Toscana che verrà confermata a coloro che manderanno la manifestazione di interesse chiedendo di partecipare al gruppo FB https://www.facebook.com/groups/384160887774701/?ref=share. Nella stessa occasione decideremo se varcare il Rubicone nel passaggio da una fase ‘movimentista’ a quella associativa, come già è presente in alcuni paesi come Canada, Svizzera, Spagna, Cechia etc. dove esistono da anni associazioni mirate all’approfondimento scientifico, legislativo, socio-antropologico e filosofico-spirituale che da sempre a collegato l’evoluzione della coscienza alla sperimentazione delle sostanze ma con possibilità di esprimere un voto che possa essere conteggiato nel definire democraticamente le linee operative da perseguire.

Riccardo Zerbetto

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Breaking Convention 2023 https://www.psycore.it/breaking-convention-2023/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=breaking-convention-2023 Wed, 26 Apr 2023 00:28:24 +0000 https://www.psycore.it/?p=3485 Leggi tutto]]> Breaking Convention Si è svolta nello scorso weekend presso l’Università di Exeter (contea di Devon, sud-ovest dell’Inghilterra) la sesta edizione della Breaking Convention, evento bi-annuale dedicato ai molteplici aspetti dell’universo psichedelico e autodefinitasi “il più grande convegno europeo sulla consapevolezza psichedelica”. Con oltre 200 tra relatori e animatori,  davanti a un pubblico pagante di oltre un migliaio di persone, entrambi provenienti da ogni parte del mondo, l’evento ha presentato in primis le ultimissime sulla ricerca scientifica, oltre a una varietà di interventi e discussioni che abbracciavano sociologia, legge, politica, arte, storia e filosofia e altri campi. Né sono mancati workshop, filmati, installazioni, spazi artistici e quant’altro.

Oltre a quest’ottimo resoconto di Lucid News, le prime reazioni sui social media (YouTube e Facebook) confermano gli entusiami della vigilia – in attesa di poter seguire direttamente, per chi non c’era, le videoregistrazioni di interventi e situazioni dipanatasi nella tre giorni. E d’altronde basta dare un’occhiata al programma completo e all’elenco degli speaker (in senso lato) per confermare l’indiscussa importanza dell’evento.

Fra i tanti “nomi illustri”, da segnalare: l’apertura di Jonathan Ott, pionere dell’etnobotanica, ideatore del termine “enteogeno” nonché traduttore (in inglese) dello storico LSD: My Problem Child di Albert Hofmann (1980); un intervento sulla necessità della metafisica nella ricerca e nella terapia psichedelica curato dal “filosofo della mente” Peter Sjöstedt-Hughes (membro del comitato scientifico di Psy*Co*Re); un excursus su psichedelici e la ricerca della vita dopo la morte proposta da Graham Hancock, noto esperto britannico sulle civilizzazioni antiche e le terre perdute; una conversazione a tutto campo tra Amanda Feilding (fondatrice della Beckley Foundation, maggior sponsor dell’evento) e David Luke; vari protagonisti della scena USA quali  Paul Stamets (Fungi Perfecti) e Rick Doblin (Maps).

Da notare infine la presenza di vari relatori italiani – intervenuti anche nelle varie edizioni degli Stati Generali della Psichedelia in Italia – tra cui Tommaso Barba & Bruna Gibaldi (“A New Summer of Love: long-term effects of psychedelic drugs on sexual functioning and satisfaction in healthy and depressed subjects”), Marta Santuccio (“Perspectival Neutral Monism and Psychedelic Experience”), Giorgia Gaia (“Kaos, Kilowatt & Ketamine: Spiritualities and Psychedelics in the Free Tekno Movement”), Chiara Baldini (“Mysticism, escapism, or activism? Spirituality and politics in festivals today”).

 

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Fact-checking: Changa, l’invenzione di un occidentale??? https://www.psycore.it/changa-linvenzione-di-un-occidentale/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=changa-linvenzione-di-un-occidentale https://www.psycore.it/changa-linvenzione-di-un-occidentale/#comments Fri, 31 Mar 2023 08:56:42 +0000 https://www.psycore.it/?p=3433 Leggi tutto]]> Changa blendRiprendiamo l’attività dell’Osservatorio Media, ovvero il “fact-checking” della scena psichedelica, avviata tempo fa esaminando un articolo dedicato all’ayahuasca, occupandoci qui di DMT e changa – sostanze che al pari dell’ayahuasca nel tempo hanno dato vita a diverse “leggende urbane”. Stavolta anzi ad alimentarle non è solo la vulgata popolare bensì proprio quanti, sia in Italia che all’estero, vengono percepiti come dei veri “esperti”.

È il caso dell’australiano Julian Palmer, che sulla base delle sue conoscenze personali, della sua limitata esperienza personale e di materiale autoreferenziale da lui scritto si è autoproclamato “il padre della changa“. Dichiarando altresì di aver concettualizzato in chiave occidentale questo preparato che potremmo definire una “ayahuasca fumabile” come uno spinello, quindi con una “ritualità” conforme alla nostra matrice culturale.

A metterci in guardia però su questa affermazione fu già un intervento di Giorgia Gaia nel corso degli Stati Generali della Psichedelia in Italia del 2021, quando spiegò brevemente come su questo tema si fosse accesa una forte polemica sui forum specializzati e che in realtà Julian non ne era l’inventore ma sicuramente uno dei maggiori divulgatori. Partendo da qui abbiamo pensato di andare a fondo sulla questione cercando di fare ulteriore chiarezza.

La changa è la combinazione di DMT e betacarboline da fumare in una base vegetale secca, e per certi versi non è altro che una “enhanced leaf”, cioè del materiale vegetale infuso con principi attivi. Sarebbe come appropriarsi dell’invenzione del decotto o della tintura alcolica. In ogni caso, il concetto e la pratica di mischiare questi due ingredienti specifici e fumarli è antichissimo, sembra anzi risalire a prima dell’anno 2000 a.C.. Ad esempio, nei siti Inca di Cueva e Huachichocana in Argentina sono state ritrovate due pipe d’osso di puma e dei semi di Anadenanthera e Prosopis (un genere contente betacarboline). L’analisi del materiale ha individuato la presenza di DMT [AA, DISTEL. “Hallazgo de un sitio aceramico en la Quebrada de Inca Cueva.(Provincia de Jujuy) Découverte d’un site sans céramique du ravin de Inca Cueva (Province de Jujuy).” Relaciones 7 (1973): 197-235.].

A quanto pare esiste pure una polvere da fiuto tradizionale chiamata “changa” usata nelle tribù amazzoniche Quetchua e Shipibo, che consiste in foglie di Banisteriopsis caapi  (già presenti nel decotto dell’ayahuasca) polverizzate e mescolate con altre piante triptaminiche.

Spostandosi in occidente, non mancano i resoconti degli anni ’90 pubblicati sulla Entheogen Review che documentano il consumo di changa. Lo stesso Jonathan Ott, famoso etnobotanico, scrive di aver fumato il DMT infuso su foglia di caapi in quegli anni. Nella storica Psichedelics Encyclopedia di Peter Stafford, risalente al 1977 e ripubblicata nel 1993, vengono descritte diverse erbe infuse col DMT destinate ad essere assunte tramite combustione.

Nel suo libro Frammenti di un insegnamento psichedelico (Spazio Interiore, 2017) Palmer ribadisce di essere il creatore della changa. È assurdo pensare che sembri più plausibile che questa combinazione di due piante amazzoniche sia stata scoperta non dai nativi che le consumano da sempre, ma da un australiano nel 2000. Claim of fame del genere richiedono un’attenta verifica o si rischia proprio di riscrivere la storia in base a quanto dice tizio o caio.

A dire il vero anche altri editori nostrani hanno pubblicato con una certa disinvoltura testi che in realtà richiedevano revisioni importanti, vedasi Pharmako/Gnosis di Dale Pendell (Add, 2022), venduto come grimorio da non perdere ma che sottoposto a verifica ha generato più di 8 cartelle di errori e inesattezze, come abbiamo subito segnalato. Ovvio che il forte ritorno d’interesse verso i risvolti dell’universo “psichedelia” abbia generato simili rilanci anche nel Bel Paese, ma occorre stare attenti. E molto.

Oscar Wilde diceva: «Non c’è una seconda occasione per fare una buona prima impressione». È un peccato che anche certi ambienti della psichedelia globale perdano questa occasione del «far buona la prima». Un peccato ancor più grande se consideriamo la delicatezza dell’argomento. Segnalateci altri argomenti da sottoporre a verifica. Se vi sta a cuore l’argomento, non esitate a scriverci!

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Lettera-appello contro l’attuale demonizzazione e repressione delle pratiche legate all’ayahuasca https://www.psycore.it/lettera-appello-contro-lattuale-demonizzazione-e-repressione-delle-pratiche-legate-allayahuasca/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=lettera-appello-contro-lattuale-demonizzazione-e-repressione-delle-pratiche-legate-allayahuasca Wed, 18 Jan 2023 21:11:04 +0000 https://www.psycore.it/?p=3381 Leggi tutto]]> La primavera scorsa il governo italiano aveva inaspettatamente applicato una manovra repressiva sull’ayahuasca, “tabellizzando” le due piante da cui ne vengono estratti i principi attivi (armalina, armina e DMT), Banisteriopsis caapi e Psychotria viridis. Tra le immediate e prevedibili conseguenze nefaste, il Santo Daime Italia (ICEFLU, Chiesa Italiana del Culto Eclettico della Fluente Luce Universale)  si è visto costretto a sospendere le loro pratiche religiose, spiegando fra l’altro: “Quindi sono centinaia le persone che, abituate tutti i mesi e tutte le settimane a partecipare alle loro pratiche religiose, non possono più esercitare la loro libertà di culto. Questo, da un altro punto di vista, è sicuramente una cosa grave, che crea un danno che non ha prezzo, inestimabile.”

Il Santo Daime Italia è attivo da oltre 30 anni, coinvolge centinaia di persone e nelle cerimonie non si sono mai verificati problemi di nessun tipo, né di salute né di ordine pubblico. E le chiese del Santo Daime nel mondo hanno delle deroghe alla legge sugli stupefacenti per uso rituale in un contesto controllato religioso in Paesi come Brasile, Perù, Stati Uniti e Canada.

Oggi nelle ceremonie del Santo Daime Italia si beve acqua anziché ayahuasca, affidandosi al Grande Spirito per il buon esito della vicenda, replicando così quanto avvenne negli Stati Uniti nel corso della battaglia legislativa intrapresa dalla União do Vegetal.

Nonostante gli appelli alle autorità e ai giudici nostrani, da  allora non si sono avuti aggiornamenti di alcun tipo. Nessun riscontro neppure alla nostra lettera aperta, indirizzata nel maggio scorso all’allora Ministro della Salute Roberto Speranza, in cui si diceva fra l’altro: «i numerosi professionisti, ricercatori ed esperti della materia coinvolti a vario titolo nella rete Psy*Co*Re si dichiarano interessati e disponibili a condividere – in qualità di consulenti interdisciplinari – il patrimonio di conoscenze raccolte in questi anni allo scopo di avviare un dialogo costruttivo e collaborativo sulla normativa in questione e, più in generale, sulle future politiche in tema di “droghe”».

Da notare che il giro di vite italiano ripropone analoghe restrizioni applicate da qualche anno in Francia, mentre recentemente anche in Spagna si sono verificate uscite sensazionalista e demonizzatrici dello stesso tenore. Sembra insomma che il quadro europeo si stia rapidamente muovendo verso la criminalizzazione dell’ayahuasca e di chi ne fa uso a vario titolo,  nonostante i molteplici e positivi sviluppi scientifici su questa e altre sostanze psichedeliche, oltre che in opposizione alla scena latino-americana dove questi rituali e pratiche restano al centro delle culture indigene (ma non solo).

In aggiunta all’ovvia libertà di religione, occorre ribadire che a livello globale l’odierno approccio culturale-scientifico è sempre più indirizzato ad armonizzare l’interdisciplinarietà, ben al di là del solo ambito psichedelico, nel nome di una rinnovata libertà cognitiva e dell’affermazione al diritto di frequentare ed esplorare liberamente i propri stati di coscienza, in rinnovata armonia con un sistema ecologico diversificato, ampio e fatto di nicchie ed ecosistemi in continua simbiosi e inter-relazione reciproca.

Non a caso il Chacruna Institute di San Francisco ha appena diffuso un’ampia lettera-appello che fa seguito ai problemi emersi in Spagna, per sensibilizzare l’opinione pubblica su queste dannose svolte repressive e disinformative, per affermare la solidarietà globale con gruppi e utenti spagnoli, e per sollecitare le autorità a rispettare la libertà di chi usa l’ayahuasca nei rituali religiosi. È anche possibile sottoscrivere direttamente la lettera-appello, di cui riportamo qui di seguito alcuni stralci tradotti (in cui si cita anche l’attuale situazione italiana).

«….Tra le ripercussioni negative c’è il caso di un utente di YouTube che si è infiltrato per nove mesi in un gruppo del Santo Daime in Spagna, utilizzando una telecamera nascosta per filmare cerimonie private senza autorizzazione. Costui ne ha poi pubblicato un video molto sensazionalista e autopromozionale, che ha raccolto quasi 600.000 visualizzazioni. Ha anche sporto denuncia per tentato rapimento dopo essere stato scoperto da uno dei membri del Santo Daime. Da allora, è stato invitato in diversi programmi televisivi, dove ha accusato il Santo Daime di essere una setta pericolosa che fa il lavaggio del cervello e fornisce sostanze illecite senza alcuna precauzione sanitaria o di altro tipo. Oltre alle ripercussioni del caso, la percezione pubblica dell’ayahuasca è progressivamente peggiorata, poiché poco dopo sono avvenuti raid e arresti di membri di due gruppi neosciamanici. (…)

L’emergere dell’ayahuasca come problema di salute e sicurezza pubblica, tuttavia, non si limita al caso della Spagna. Nel marzo 2022, il Ministero della Salute italiano ha emesso un decreto che vieta l’ayahuasca e le sue piante componenti, nonché i suoi costituenti attivi. La decisione del governo italiano ha colto di sorpresa i membri del Santo Daime nel paese, costringendoli a tenere le loro cerimonie bevendo acqua invece che ayahuasca come forma di protesta, come ha fatto l’União do Vegetal negli Stati Uniti durante il loro caso giudiziario. (…)

L’Italia ha seguito un approccio simile alla Francia. Nel 2005, appena tre mesi dopo l’assoluzione di un gruppo del Santo Daime a Parigi, accusato di consumo e traffico di sostanze illecite, il governo francese, attraverso il Ministero della Salute, ha vietato l’ayahuasca e le piante utilizzate per la sua produzione. Nel 2019 il leader dello stesso gruppo del Santo Daime assolto nel 2005 è stato nuovamente arrestato, e poi rilasciato su cauzione dopo essere stato detenuto per quattro giorni. Attualmente è in attesa del processo e potrebbe essere condannato a diversi anni di carcere. (…)

Stante questo scenario di arresti, procedimenti giudiziari, denunce sensazionalistiche e diffusione di paure, diffidenze e disinformazione, è necessario affrontare l’argomento in modo attento, lasciando da parte pregiudizi e preconcetti. È fondamentale in un momento come questo analizzare le conoscenze accumulate sul tema dell’uso religioso dell’ayahuasca, nonché comprendere i contesti in cui la regolamentazione della bevanda è avvenuta con successo, creando modelli di politica pubblica che possono essere studiati e adottati in altri contesti socioculturali. (…)

Il pregiudizio proibizionista legato allo stigma nei confronti di gruppi che usano l’ayahuasca, dipinti come “sette pericolose” dai mass-media anche dalle autorità pubbliche, serve solo a oscurare ed criminalizzare le minoranze religiose e le popolazioni tradizionali. (…) La regolamentazione dell’ayahuasca, e il riconoscimento dei gruppi che ne fanno uso, è un risultato non solo desiderabile ma necessario».

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Etnobotanica 14: Mandragora, magia e farmacologia https://www.psycore.it/etnobotanica-14-mandragora-magia-e-farmacologia/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=etnobotanica-14-mandragora-magia-e-farmacologia Tue, 10 Jan 2023 22:07:43 +0000 https://www.psycore.it/?p=3368 Leggi tutto]]> MandragoraMITO E STORIA

Il nome Mandragora deriva dal greco antico μανδραγόρας forse derivato dal persiano merdum gija, “pianta umana”, in riferimento alla forma antropomorfa. È una della più antiche e famose “piante magiche” del mondo, e nei miti delle varie culture svolge un ruolo ambivalente tra il benefico e il malefico.

Le illustrazioni dei fiori di loto (Nymphea sp.) ritrovate negli affreschi e nei papiri delle tombe in Egitto spesso comprendono anche immagini di mandragola, per esempio la tomba di Tutankhamon era raffigurato un faraone con due mandragore e una Nymphea in mano [1].
Il botanico e biologo americano William Emboden ha ipotizzato che che fossero utilizzati per indurre una trance sciamanica e nei rituali di cura [2].

Nel Medioevo si pensava che la morte stessa piantasse questa pianta e che prosperasse vicino alle forche dei supplizi dove si nutriva di sangue e dolore. Documenti dell’epoca riportano che nascesse dall’urina di un uomo ingiustamente impiccato per furto. Si credeva che portasse fortuna e prosperità ma potesse anche indurre alla follia se maneggiata in maniera impropria: veniva venduta come un amuleto molto prezioso ma era anche associata alla stregoneria e alle disgrazie [3].

Presso gli Anglosassoni aveva poteri magici contro le presenze demoniache e il suo odore le ripugnava, anche Apuleio nel suo Herbarium parla della possibilità di usarla negli esorcismi.

Il primo a menzionare una cerimonia d’estrazione specifica per questa pianta fu Teofrasto nella sua Historia plantarum: bisognava fare tre cerchi con una spada intorno alla mandragola, quindi si doveva scavare rivolti verso l’Ovest. Un altra persona nel frattempo doveva danzare in circolo e pronunciare delle formule afrodisiache.

Plinio raccomanda invece di evitare il vento in faccia durante l’operazione. Nel manoscritto di Anicia Iuliana c’è una miniatura di Heuresis, la personificazione della scoperta, che offre a Dioscoride una Mandragora tenendo un cane al guinzaglio. Quest’elemento animale proviene dai miti su altre piante magiche come il baaras di Flavius Josephus o l’aglaophotis di Claudius Aelianus e si è evoluto nella complessa procedura d’estrazione medievale.

In base a quest’ultima, i raccoglitori dovevano agire il giorno di Venere prima dell’alba dopo essersi tappati le orecchie con cotone e cera ponendosi controvento. Iniziavano facendo 3 cerchi con un tripode intorno alla pianta e marchiandola con una croce, poi la scavavano fino a lasciare soltanto una piccola appendice ad ancorarla al terreno. Infine legavano la radice ad un cane che la liberava sacrificandosi all’urlo letale della mandragola [4].

Le streghe preparavano il famoso “fliying ointment”, un unguento magico fatto con il grasso di un bambino (chiaramente questo dettaglio viene dall’immaginario della stregoneria, usavano molto probabilmente strutto o qualche altro grasso animale comune all’epoca), oppio, cannabis, aconito, cicuta, varie Solanaceae tra cui la mandragola ed altri ingredienti meno farmacologicamente importanti come ossa, serpenti e rettili velenosi, etc. Lo applicavano internamente nelle mucose (anale e vaginale) mediante una bacchetta, da qui è nato il mito delle streghe a cavallo di scope volanti [5].

Oltre alle proprietà chimiche anche la forma stessa della pianta ha contribuito a plasmarne il mito. Nel Medioevo si distinguevano due varietà: la maschio, Mandragora officinarum, e la femmina, Mandragora autumnalis, e si credeva che le radici avessero caratteristiche sessuali umane. Venivano disegnate come figure maschili barbute o come fanciulle con un cespuglio al posto dei capelli.

Trova posto anche tra gli ingredienti alchemici. John Parkinson, farmacista del re inglese Giovanni I, affermò che la radice della pianta fatta bollire per sei ore rendesse l’avorio malleabile come plastilina.

È stata usata da Annibale per avvelenare i nemici nella battaglia di Cartagine del 200 a.C., da Hua Tuo, il leggendario medico cinese che visse durante la fine della dinastia Han, per estrarre una frecca dal generale Guan Yu. dalla chiesa nell’inquisizione di Giovanna D’Arco nel 1431 d.C.
La radice viene impiegata da Circe per ammaliare i compagni di Ulisse nell’Odissea di Omero, nella famosa tragedia storica di di William Shakespeare Cleopatra chiede della mandragola così da non sentire la mancanza di Antonio mentre è via. Viene menzionata anche in Romeo e Giulietta, il XIV libro della Genesi, la Mandragora di Machiavelli, Aspettando Godot di Beckett e recentemente nella Camera dei Segreti di Harry Potter.

Fino al al tardo XVI secolo veniva venduta nei bazaar in Europa ed Asia come una droga molto preziosa. Ancora oggi nel Vicino Oriente viene impiegata per trovare tesori nascosti sottoterra e curare le malattie assorbendole dall’infermo [6].

Mandragora MEDICINA TRADIZIONALE

Le proprietà della Mandragora erano note già ai medici Assiri dell’antica Mesopotamia che la impiegavano per trattare ferite ai piedi, mal di denti, emorroidi, contratture muscolari, facilitare il parto, stimolare il vomito, allontanare i serpenti [7].

Si credeva che la misteriosa sostanza medicinale e magica che viene menzionata come didi negli antichi testi Egiziani tra cui il famoso papiro di Ebers fosse la mandragola, ma le ipotesi più recenti puntano ad un qualche tipo di minerale [8]. Le pianta veniva comunque utilizzata dagli Egiziani a scopo medicinale e rituale: le foglie venivano applicate esternamente sui tumori della pelle, l’aroma dei frutti aveva proprietà narcotiche ed afrodisiache.

Il papiro magico demotico di Londra e Leid risaltente al III secolo a.C. riporta un preparato a base di liquirizia, edera, giusquiamo e mandragola in grado di narcotizzare un soggetto fino a 2 giorni. Un altra formula comprende semi di mela, mandragola ed edera [9].

Gli antichi Greci e i Romani la consideravano un potente anesteico e narcotico: il succo della corteccia di radice fresca veniva estratto e condensato al sole per essere conservato in appositi recipienti di creta. Bollivano le radici nel vino fino ad 1/3 del liquido di partenza facendolo addensare oppure maceravano la corteccia essiccata per 3 mesi.

Ippocrate la raccomandava come sedativo e anticonvulsivane, applicata ai tendini come poltiglia calda allevia le contratture muscolari. La radice fresca veniva tagliata e bollita nel vino diluito, quindi applicata nel retto come antinfiammatorio. Affermava inoltre che fosse efficace contro la febbre quartana [10].

Plinio scrive nella sua Historia Naturalis che la Mandragora venisse data contro i morsi di serpente e prima della chirurgia per ridurre il dolore, per alcuni soggetti basterebbe già l’aroma per perdere i sensi. La radice pestata con l’olio di rose e il vino guariva dissenterie ed algie oculari, le foglie mescolate con la farina d’orzo ripulivano completamente il corpo dalle sporco e da segni estranei. Riporta anche che gli orsi leccassero le formiche dopo aver ingerito il frutto della Solanacea [11].

Teofrasto nella sua Historia plantarum scrive che dalle foglie di mandragora mischiate con l’orzo si ottiene una poltiglia che facilita la guarigione delle ferite. La radice macerata nell’aceto viene indicata contro l’erisipela (un’infezione acuta della pelle causata da batteri piogeni), la gotta l’infonnia e le pene d’amore [12].

Nella Materia Medica di Dioscoride vengono riportate per la prima volta anche informazioni sui frutti, il cui aroma era considerato soporifero. Le foglie vengono raccomandate contro ascessi, foruncoli, gonfiori, ulcere, duroni, tumori, dolori articolari, infezioni ed infiammazioni della pelle. Le radici venivano bollite nel vino fino ad 1/3 del liquido di partenza facendolo addensare oppure macerate per 3 mesi, il succo della corteccia di radice fresca veniva estratto e condensato al sole per essere conservato in appositi recipienti di creta.

Oralmente la prescriveva come anestetico, sonnifero, afrodisiaco, emetico. Veniva anche impiegata come clistere per provocare l’aborto ed indurre le mestruazioni. I semi vengono utilizzati per ripulire l’utero e per fermare emoraggie vaginali [13].

Una preparazione molto comune nella Roma antica era la spongia somnifera, ovvero una spugna marina intrisa con l’estratto fresco di diverse piante psicotrope raccolte durante la stagione estiva come Solanum nigrum, Hyoscyamus niger, Cicuta minor, Datura stramonium, Lactuca virosa, Atropa belladonna, Hedera helix, Lolium temulentum, Mandragora e qualche goccia d’oppio. Veniva quindi fatta asciugare al sole e il procedimento ripetuto fino a 3 volte per incrementarne la potenza [14].

Nella medicina tradizionale Persiana la radice è nota come “Yaberoh al-Sanam”, l’unione simmetrica di un uomo e una donna, ed impiegata come tonico e narcotico. Il decotto agisce come sostituto dell’oppio trattando insonnia e disturbi del sonno, una sospensione acquosa viene indicata per epilessia e psicosi. Il succo della radice fresca viene bevuto come ipnotico ed intossicante, l’odore induce letargia ed incoscienza.

Localmente si applica contro mal di denti, emorragie, gotta e dolori articolari. Con paste ed estratti trattano dolori articolari e vene varicose. Una poltiglia a base di foglie fresche viene usata contro oftalmia ed irritazioni agli occhi, il lattice in caso di dolore. Una mistura a base di aceto, zucchero e succo di radice viene considerata utile contro l’asfissia. Viene combinata con la resina di Commiphora per le emorroidi, con la cicoria per la disuria, con miele ed olio d’oliva per i morsi di serpente. Viene data da mangiare con il pane o la zuppa ai pazienti prima della chirurgia locale.

L’avvelenamento causato dalla mandragola viene curato con olio e miele. Anche il frutto, loffāh, viene consumato da più di 3000 anni come anestetico [6].

Avicenna, il famoso medico Persiano, scriveva che la radice in polvere mischiata all’aceto curasse i disturbi febbrili acuti caratterizzati da pustole alla mucose e sulla pelle. La poltiglia ottenuta mischiandola con farina di grano o d’orzo era efficace nel trattamento di artriti ed elefantiasi Le foglie fresche le indicava invece per rimuovere lentiggini e macchie della pelle [15].

Nella Vecchio Testamento la mandragola è simbolo di fecondità ed è in grado di rimuovere la sterilità, viene chiamata dūdāʾīm,  letteralmente “che produce amore”. I frutti venivano consumati già in tempi biblici come afrodisiaci e promotori della fertilità [16].

Lo studioso del XIII secolo Bartolomeo Anglico ne lodò le proprietà anestetiche e sedative.
Teodorico de’ Borgognoni, famoso vescovo e medico della scuola Salernitana, riprese il concetto della spugna e aggiunse succo di edera rampicante, coconidio (il frutto di Daphne laureola), lapazio, more silvestri ed acerbe. Inoltre istruì i pazienti affinche aspirassero gli affluvi e non si limitassero a suzionarla.

In Europa è stata prescritta fino al XIX secolo per il trattamento di follia, nervosismo, insonnia, isteria, ninfomania, psicosi, melancolia, depressione, ansia, perdita della libido, disturbi mentali, dolore cronico, disturbi neurodegenerativi, tremori, disturbi gastrici, spasmi muscolari, convulsioni, paralisi e linfomi. Tagliata a pezzi veniva messa a macerare nel brandy per preparare un rimedio antireumatico, le foglie venivano bolliti nel latte per preparare degli unguenti lenitivi. E’ stata impiegata come anestetico fino all’avvento di etere e cloroformio nel 1846, da allora è stata aggiunta in preanestesia come profilattico per prevenire l’arresto cardiaco e l’ipersalivazione mediata dalla stimolazione vagale dei nuovi farmaci [6].

Ancora oggi la radice viene considerata un efficace afrodisiaco in Turchia, Armenia, Iraq, Libano, Marocco e Spagna. Fino al XIX secolo era popolare anche in Inghilterra. In Turchia e Nord Africa viene ancora impiegata internamente per trattare inappetenza, emorroidi, disturbi ginecologici ed esternamente come antinfiammatorio ed antispasmodico. In Giordania le foglie vengono usate per curare i disturbi respiratori come tosse, asma e bronchite, in Marocco contro i reumastismi e come anestetico.

A Cipro il decotto di radice viene usato per trattare disturbi respiratori e della pelle, le radici fresche vengono date al bestiame per renderlo più prolifero. I locali consumano una bevanda calda a base di fogliame come sedativo per la tosse.

L’impiego del fogliame di Mandragora autumnalis sotto forma di cataplasma per trattare brufoli, verruche e ferite è stato riportato nella zona dei Monti Sicani in Sicilia fino al 2014 [17].

MandragoraFITOCOMPLESSO

Alcaloidi: atropina (D-iosciamina +L-iosciamina), scopolamina, anisodamina, noriosciamina, scopina, cuscoigrina, apoatropina, tigloidina, belladonnine, calistegine, esteri idrossitropanici;

flavonoidi: campferolo, luteolina, miricetina, tassifolina;

cumarine: scopoletina, scopolina, erniarina, umbelliferone, angelicina, acido clorogenico;

acidi organici: acido tropico, acetico, cinnamico;

steroli: sitosterolo;

composti volatili: eugenolo, isoeugenolo, pentadecano, esadecano, eicosano, docosano, esacosano, ottacosano, esatriancontano, squalene, neofitadiene e derivati;

acidi grassi: acido oleico, α-linoleico, linoleico, palmitico, mirisico, laurico, cinnamico.

Diversamente dalla Mandragora officinarum e turcomanica, il gene MaH6H della M. autumnalis codifica l’enzima iosciamina 6-β-idrossilasi (H6H) che converte la iosciamina in anisodamina e scopolamina. Per questo motivo questa specie ha un contenuto di iosciamina circa 10 volte inferiore alle altre che però mancano dei due alcaloidi derivati [18]. Le concentrazioni di alcaloidi più alte si ritrovano nella radice durante il periodo di fioritura ed aumentano con la maturità della pianta.

 

Mandragora FARMACOLOGIA

Anticolinergico, delirogeno
Nel 1988 il medico Britannico Sir Benjamin Ward Richardson iniziò una serie di esperimenti sulla mandragola usando dapprima cavie animali e poi testandola sotto forma di infuso anche su se stesso. Riportò che ai bassi dosaggi induceva intorpidimento della lingua, bocca secca, visione offuscata, irrequietezza ed ipersensibilità ai suoni [19].

Atropina (ovvero la mistura racemica di L-iosciamina and D-iosciamina), scopolamina e derivati presenti in tutte le parti dello mandragola e soprattutto nella radice (ma non nella polpa dei semi) inibiscono competitivamente il legame dell’acetilcolina con i recettori muscarinici nella giunzione neuroeffettrice postganglionica con conseguenti effetti su sistema nervoso centrale e periferico.
L’onset dei sintomi dell’intossicazione, nota come sindrome anticolinergica, è molto variabile in caso di assunzione orale e dipende molto dalla biodisponibilità del preparato specifico e dalla fisiologia dell’assuntore.

In base ad un antica dicitura il paziente viene descritto “rosso come una rapa, secco come un osso, cieco come un pipistrello, pazzo come un cappellaio, caldo come una lepre e pieno come un fiasco” riferendosi rispettivamente ad arrossamento, anidrosi, secchezza alla mucose, midriasi, stato mentale alterato, febbre e ritenzione urinaria. Il delirio è caratterizzato in primo luogo dall’incapacità di concentrarsi, elaborare informazioni e ricordare eventi anche appena trascorsi. Sono comuni cambiamenti repentini nella personalità e nell’umore del soggetto, delusione ed atteggiamenti paranoici, nei casi severi può anche dimenticarsi chi è o dove si trova.

La confusione che deriva da questo stato può provocare rabbia ed aggressività e/o paradossalmente sonnolenza ed introversione. Col progredire dell’intossicazione i pazienti possono diventare progressivamente sempre più sedati fino a raggiungere lo stupor, uno stato in cui la mancanza della funzione cognitiva critica si aggiunge ad un livello di coscienza isufficiente per rispondere agli stimoli basilari. Nei casi molto gravi possono anche sopraggiungere convulsioni, depressione cardio-respiratoria, coma e morte, ma la maggior parte delle fatalità sono dovute ai danni secondari comuni durante l’esperienza delirogena.

Le allucinazioni sono molto diverse dalle visioni e le alterazioni visive indotte dagli psichedelici, hanno un carattere solitamente terrifico e l’intossicato non riesce a distinguerle dalla realtà. E’ comune vedere persone ed oggetti che non esistono e quindi scompaiono dopo una breve interazione (eg. le famose sigarette invisibili nei fumatori o i discorsi con vecchi amici e parenti anche morti). Il soggetto ha difficoltà ad esprimersi e solitamente sproloquia da solo o contro figure immaginarie con voce rauca per la secchezza estrema alla bocca, suoni e luci intense risultano molto fastidiosi.

A livello centrale l’atropina ha solo 1/7 della potenza della scopolamina e 1/2 di quella della L-iosciamina. Ciò è dovuto alla maggiore liposolubilità della scopolamina,  alla diversa distribuzione nel microambiente cerebrale, al coinvolgimento della pompa di efflusso della glicoproteina-P [20], oltre che all’affinità specifica per i recettori muscarinici. L’atropina mostra valori simili per tutti i recettori muscarinici (M1, M2, M3, M4, M5) mentre la scopolamina ha un’affinità per M2 più bassa rispetto agli altri. Questo recettore è localizzato nel cuore e spiega perchè l’atropina ha effetti cardiovascolari più marcati. E’ invece particolarmente attiva sull’M1 che media i sintomi neurologici dell’intossicazione tra cui disturbi cognitivi, stordimento, sedazione e delirio. Entrambi gli alcaloidi sono circa 10 volte più affini ai siti di legame postsinaptici rispetto ai presinaptici [21].

A bassi dosaggi l’atropina non ha effetti centrali apprezzabili come la scopolamina, ma può stimolare i centri superiori e la medulla influenzando i parametri cardiorespiratori  ed in misura minore il tono vagale.  A dosi psicoattive (non più utilizzati in medicina), ha un effetto depressivo sul CNS che però può essere interroto da sintomi paradossali di stimolazione. Da esperimenti sui volontari sani emerge che sia psicoattiva alla dose di 2mg (per un soggetto di circa 70kg) per via intramuscolare: gli effetti riportati sono stati più che altro sedativi, in alcuni individui anche una certa euforia ma comunque di grado inferiore rispetto alle comuni sostanze d’abuso [22].

La curva dei dosaggi è la seguente anche se bisogna tenere in conto che la sensibilità varia molto da soggetto a soggetto: 0.5 mg –  secchezza alle mucose, leggera bradicardia; 1mg – secchezza intensa, sete, transizione da bradicardia a tachicardia, leggera midriasi; 2mg – secchezza estrema, tachicardia, palpitazioni, midriasi, ipersensibilità alla luce, vista leggermente offuscata; 5mg –  sintomi generali più severi, disturbi del linguaggio, mal di testa, ipertermia, irrequietezza, perdita del tono e della coordinazione muscolare, debolezza, depressione cardio-respiratoria, difficoltà nela deglutizione e nella minzione; 10mg – aritmia cardiaca, apnea respiratoria, allucinazioni, delirio, convulsioni, coma [23].

La scopolamina induce effetti sedativi già ai bassi dosaggi, con quelli molto alti sono comuni reazioni paradossali come irrequietezza e nervosismo. I dosaggi della scopolamina sono meno noti, 50 mg possono essere fatali ma c’è anche chi è sopravvissuto a 100 mg per via orale. I primi effetti psicotropi si avvertono sopra i 0.45mg, mentre dai 2 ai 4mg sono comuni allucinazioni,confusione ed irrequietezza [24]. Diversamente dall’atropina, induce un aumento dose dipendente nelle potenza delle onde lente teta ed una diminuzione delle onde veloci beta che determinano i suoi specifici effetti amnesici e sulle capacità cognitive [20].

Per molto tempo si è creduto erroneamente che parte della tossicità venisse perduta con la somministrazione esterna mediante unguenti data la maggiore liposolubilità della scopolamina, tuttavia anche questa ROA è molto pericolosa per l’imprevedibilità degli effetti e la difficoltà nel calcolo della dose.

Fumare la Mandragora essiccata o una qualunque Solanacea tropanica non è affatto efficiente e difficilmente induce effetti centrali evidenti (men che meno delirogeni), ma il potenziale allucinogeno di farmaci e composti puri è stata confermato in diverse occasioni [25].
I casi di overdose con l’assunzione orale sono molti per via dell’alta varianza che intercorre fra i profili degli alcaloidi specifici di ciascuna pianta, oltre che per la tolleranza personale e il rischio di tossicità cumulativa con l’uso cronico.

Serotoninergico
Scopolamina ed atropina, oltre all’azione muscarinica, agiscono come antagonisti competitivi e reversibili del recettore 5-HT3 della serotonina [26].
In una ricerca del 2022 la soministrazione a lungo termine di scopolamina ha ridotto i livelli di serotonina dei ratti [27].

Stimolante, sedativo
Si dice superficialmente che l’atropina è stimolante e la scopolamina sedante, ma sono stati compresenti nella sindrome anticolinergica in generale. Ciò è dovuto alla specifica funzione inibitoria o stimolatoria dei diversi recettori muscarinici coinvolti in tutto il corpo.

L’atropina potenzia i sedativi con le basse dosi, con quelle alte i convulsivanti [28]. L’iniezione intraventricolare di 1mg ha spinto i cani ad abbaiare continuamente i primi 5 min, quindi sono diventati depressi ed insensibili al rumore per circa 1 ora. Infine sono ritornati ad abbaiare e correre come se volessero scappare da qualcosa (si ipotizza dalle allucinazioni) per ritornare baseline in 4 ore [29].

La scopolamina causa prevalentemente sedazione ma nel caso di intossicazione grave entrambi gli alcaloidi possono indurre stimolazione del CNS alternata ai classici effetti depressivi [30]. Ciò può succedere anche quando viene assunta cronicamente: in una ricerca del 2022 la soministrazione a lungo termine ha incrementato notevolmente l’attività locomotoria dei ratti [31].

Sonnifero, oneirogeno
Tra il 1963 e il 1964 sono stati condotti una serie di esperimenti dal Dr. J.R. Raeside del Royal London Hospital sui suoi studenti utilizzando un decotto al 10% di Mandragora autumnalis raccolta in Sicilia (erroneamente identificata come M. officinarum nella pubblicazione), i partecipanti riportarono che il riposo notturno era disturbato da incubi e sogni vividi che ne pregiudicavano la qualità [32].

Il sistema muscarinico controlla il timing ma non la durata del sonno REM [33].
L’atropina ad alte dosi evoca il pattern elettrofisiologico del primo stadio del sonno facilitando l’addormentamento. Durante il riposo riduce la l’eccitabilità del sistema reticolare attivatore ascendente [34]. In un esperimento su modelli animali ha ridotto il sonno REM contrastando l’attivazione dei neuroni colinergici indotta dallo stress [35].
La scopolamina ha inibito il sonno REM e prolungatone la latenza in pazienti depressi e controlli sani, tuttavia è risultato comune il fenomeno di rebound una volta terminata l’assunzione [36].

In una ricerca sulla depressione adolescenziale invece ha incrementato i parametri di riferimento del sonno REM fasico riducendo il sonno ad onde lente [37]. Gli effetti paradossali dipendono dal momento dell’assunzione, in caso di somministrazione notturna prolunga la latenza del sonno REM, nel caso di quella diurna la riduce interferendo negativamente con la qualità complessiva del sonno [36]. Con l’uso continuato può indurre supersensibilità muscarinica una condizione che ricalca i disturbi del sonno della depressione primaria [39].

Antidepressivo, ansiolitico
In uno studio a doppio cieco placebo-controllato condotto su pazienti affetti da depressione maggiore e disturbo bipolare l’infusione intravenosa di scopolamina (4 μg/kg) ha evocato un rapido effetto antidepressivo acuto [40], particolarmente efficace sulle donne [41]. Ulteriori evidenze promettenti sono state ottenute su soggetti anziani ed altre popolazioni, si prevede che l’85% dei pazienti risponda bene al trattamento in soli tre giorni dalla prima assunzione [42].

Un farmaco orale a base di atenolo e scopolamina ha ridotto l’ansia di otto pazienti psichiatrici già a 15-60m dalla somministrazione mantenendo l’efficacia fino ad 8 ore. Sono stati registrati soltanto effetti collaterali minori come sonnolenza e bocca secca [43]. Nei modelli animali ha mostrato un effetto ansiolitico dose dipendente e bifasico [44].
Antagonizza gli interneuroni inibitori nella corteccia prefrontale provocando la disinibizione dei neuroni piramidali e l’incremento del glutammato extracellulare in maniera simile alla ketamina sebbene agiscano su diversi recettori [45].

L’azione prevede il rilascio di fattore neurotrofico cerebrale (BDNF), oltre a necessitare dall’attivazione di recettore per l’acido α-ammino-3-idrossi-5-metil-4-isossazol-propionico (AMPA), complesso mTORC1 e canali del calcio voltaggio dipendenti [46].

La ioscina ha potenziato le proprietà sedative ed ansiolitiche del pretrattamento con lorazepam in un campione da 150 pazienti che si dovevano sottoporre ad anestesia [47].

Antiadditivo
Nella medicina Persiana il frutto e la radice di Mandragora veniva prescritto per sostituire gradualmente l’oppio in caso di dipendenza [48].
L’atropina è stata testata nel controllo della compulsione da oppiacei: alti dosaggi (150-260 mg) per via intramuscolare facevano perdere coscienza al paziente, che veniva poi risvegliato con la fisiostigmina e rimesso in coma fino a 8 volte. Gli stessi pazienti poi chiedevano un richiamo ogni mese lodando l’efficacia del trattamento [49]. In altri casi ha trattato efficacemente insonnia e disturbi gastrointestinali dovuti alle remissione dal trattamento antidepressivo [50].

La combinazione di scopolamina e clorpromazina ha soppresso i sintomi d’astinenza da eroina in maniera simile al metadone. La percentuale di pazienti che ha riportato craving, ansia e depressione come causa di recidiva nel gruppo della scopolamina è risultata significativamente infiore rispetto al convenzionale [51]. Tuttavia la stessa scopolamina può indurre dipedenza e nei casi gravi richiede anche l’ospedalizzazione [52].

Analgesico
Continuando la tradizione di combinare oppio e Madragora risalente al III secolo a.C, nel 1900 la scopolamina veniva abbinata alla morfina per indurre il dämmerschlaf (“sonno del crepuscolo”), uno stato semi-narcotico usato per alleviare il dolore del parto e cancellarne il ricordo. Una pratica poi abbandonata per i danni psicologici sulla partoriente e la depressione del sistema nervoso del neonato. Sebbene atropina e scopolamina vengano utilizzate ancora oggi in preanestesia come farmaci di supporto, non possono essere considerati delle droghe anestetiche efficaci da sole.

Nei modelli animali la scopolamina ha potenziato gli effetti antinocicettivi di D-ala-D-leu-encefalina e morfina senza influenzare quella da beta-endorfina. Ciò suggerisce che l’analgesia da oppioidi venga modulata dai cambiamenti nell’affinità e nel numero dei recettori oppioidi nel cervello indotti dalla trasmissione colinergica [53].

In base ad esperimenti su ratti e topi si è visto che basse dosi di atropina (1-100 µg/kg) inducono effetti antalgici, quelle alte (5mg/kg) iperalgesizzanti. A concentrazioni molto leggere infatti ha un’azione colinomimetica indiretta per via dell’antagonismo sugli autorecettori muscarinici presinaptici, con quelle più elevate provoca il blocco dei recettori muscarinici postsinaptici che previene gli effetti antinocicettivi dell’acetilcolina [54].

La combinazione di ketamina ed atropina è risultata efficace nel ridurre il dolore durante l’intubazione tracheale dei neonati [55].

Antinfiammatorio
Il trattamento con atropina ha migliorato la sopravvivenza dei ratti allo shock endotossico riducendo i livelli di TNF-α [56]. In un altra ricerca ha ridotto l’infiltrazione cellulare dell’edema polmonare provocato dal veleno dello scorpione Androctonus australis [57].

Neuroprotettivo
Nei topi con status epilepticus (SE) severo da soman la combinazione di atropina solfato e ketamina ha dimostrato importanti effetti neuroprotettivi sopprimendo completamente l’infiltrazione dei granulociti neutrofili e parzialmente l’attivazione gliale. Inoltre ha ridotto l’aumento dei livelli di mRNA e le relative proteine proinfiammatorie indotto dall’avvelenamento [58].

Anticonvulsivante, miorilassante
Entrambi i composti agiscono come anticonvulsivanti a basso dosaggio, ma la scopolamina è più efficace [20]. Possono rilassare la muscolatura liscia del tratto gastrointestinale, biliare ed urinario, alla alte dosi può anche bloccare gangli e giunzione neuromuscolare [59].

Nel 1927 quest’alcaloide veniva impiegato nel trattamento degli spasmi dei muscoli facciale ed altri disturbi ipertensivi, tuttavia la sostanza poneva il paziente in uno stato letargico continuo.

Antiasmatico
L’atropina e la scopolamina di cui è ricca la pianta bloccano i recettori muscarinici, in particolar modo gli M2, nelle cellule dei muscoli lisci respiratori e delle ghiandole sottomucose causando la dilatazione delle vie aeree e contrastando gli attacchi dell’asma.

Uno studio del ’59 condotto su 23 pazienti asmatici supporta l’efficacia dell’atropina (1.45 mg) per via inalatoria fumata sotto forma di sigaretta nell’incrementare la capacità vitale e facilitare la respirazione. Non sono stati notati effetti collaterali se escludiamo un soggetto che riportò un po’ di secchezza, gli effetti con questa R.O.A. sono soltanto periferici [60]. In un altra pubblicazione ha influenzato lo scambio termico respiratorio e la profondità dell’inspirazione incondizionata [61].

In una ricerca più recente 7 pazienti affetti da disturbi polmonari hanno tratto giovamento dalla scopolamina per via locale utilizzandola una volta ogni tre giorni senza incorrere in nessun collaterale [62].

Antitumorale
Estratti a base di fogliame di Mandragora autumnalis hanno mostrato effetti antitumorali sulle cellule del cancro al seno MCF e bassa tossicità per quelle sane VERO negli esperimenti in vitro e in vivo. L’azione sembra mediata dalle sottoregolazione dell’espressione del fattore di crescita dell’endotelio vascolare (VEGF) [63].

I recettori muscarinici sono espressi su diversi tipi di tumori tra cui polmoni e colon, gli antagonisti come atropina e scopolamina ne inibiscono la proliferazione evidenziando il ruolo dell’acetilcolina come fattore di crescita [64].

Da alcune simulazioni in silicio del 2022 sembrerebbe che l’atropina riduca efficacemente il processo di transizione epiteliale-mesenchimale e la formazione delle colonie nelle cellule del cancro al seno [65].

Antidiabetico
Estatti acetonici a base di bacche di Mandragora autumnalis sono potenti inibitori dell’α-glucosidasi, un enzima deputato all’indrolisi del maltosio che è un importante target per la riduzione deli livelli di glucosio nel sangue. Quelli di foglie invece sono attivi sull’α-amilasi, un altro enzima coinvolto nel controllo della glicemia postprandiale [66].

In un altra ricerca hanno incrementato notevolmente la traslocazione del trasportatore GLUT4 nella membrana plasmatica delle cellule del muscolo scheletrico facilitando l’eliminazione del glucosio indotta da una dieta ad alto contenuto di grassi [67].

Ipolipidico
Un estratto a base di bacche mature di Mandragora autumnalis ha inibito marcatamente la lipasi pancreatica dei suoni dimostrando un certo potenziale nel trattamento dell’obesità [66].

Antiossidante, depigmentante
Estratti a base di foglia, radice e frutto di Mandragora autumnalis hanno mostrato significative proprietà antiossidanti nel test del perossido d’idrogeno che si ipotizza siano dovute al contenuto di composti fenolici e flavonoidi [68].

In base a un recente studio comparativo, sono gli estratti metanolici di fiori i più potenti a questo riguardo ed hanno un alto contento di acido α-linolenico. Gli estratti acetonici di foglie e frutti di hanno inibito anche la tirosinasi, l’enzima chiave della biosintesi della melanina [66].

Antivirale
Aggiunta 8 min post-infezione l’atropina ha inibito la crescita del virus di influenza, Herpes simplex e polio [69]. In uno studio randomizzato a doppio cieco la somministrazione per via intranasale ha ridotto la produzione di muco dovuta all’infezione da Rhinovirus [70].

Il pre-trattamento con scopolamina ha soppresso la carica virale dell’encefalite virale inducendo la sovraregolazione di diversi recettori di classe Toll (TLR3, TLR7, TLR8), interleuchine (IL-4 e IL-10), inteferoni e relativi fattori di regolazione [71].

Antibatterico
Estratti a base di foglie di Mandragora autumnalis sono risultati attivi su Escherichia coli e Staphylococcus aureus [72]. Quelli etanolici preparati col frutto hanno inibito anche la crescita di Pseudomonas aeruginosa [73]Propionibacterium acnes, Proteus vulgaris e Klebsiella pneumoniae [74]. In altri lavori la radice ha contrastato gli stessi ceppi batterici [68].

Antimicotico
Un estratto a base di bacche mature di Mandragora autumnalis ha inibito la crescita di Candida albicans ed Epidermophyton floccosum con valori MIC rispettivamente di 6.25 ± 0.48 e 12.5 ± 0.88 µg/mL [66].

Mandragora

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43)Benjamin, Ashley B., and Thomas P. Dooley. “Anxiolytic benefits of compounded atenolol–scopolamine in eight patients in psychiatry.” Personalized Medicine in Psychiatry 19 (2020).

44)Hamilton, Trevor J., et al. “Establishing zebrafish as a model to study the anxiolytic effects of scopolamine.” Scientific reports 7.1 (2017).

45)S Wohleb, Eric, et al. “Molecular and cellular mechanisms of rapid-acting antidepressants ketamine and scopolamine.” Current neuropharmacology 15.1 (2017).

46)Ghosal, Sriparna, et al. “Activity-dependent brain-derived neurotrophic factor release is required for the rapid antidepressant actions of scopolamine.” Biological psychiatry 83.1 (2018).

47)Pagano, R. R., et al. “Lorazepam, hyoscine and atropine as iv surgical premedicants.” British Journal of Anaesthesia 50.5 (1978).

48)Kamali, Mohadese, et al. “Treatment of opium addiction in persian medicine: A review study.” Journal of Education and Health Promotion 10 (2021).

49)Wandzel, L., and Z. Falicki. “Heroin addiction treated by atropine coma.” The American Journal of Psychiatry 144.9 (1987).

50)Dilsaver, Steven C., Michael Feinberg, and John F. Greden. “Antidepressant withdrawal symptoms treated with anticholinergic agents.” The American Journal of Psychiatry (1983).

51)Liu, Sheng, et al. “Scopolamine detoxification technique for heroin dependence: a randomized trial.” Cns Drugs 27.12 (2013).

52)Luetje, Charles M., and James Wooten. “Clinical manifestations of transdermal scopolamine addiction.” Ear, nose & throat journal 75.4 (1996).

53)Sperber, Ellen S., Maria-Teresa Romero, and Richard J. Bodnar. “Selective potentiations in opioid analgesia following scopolamine pretreatment.” Psychopharmacology 89.2 (1986).

54)Ghelardini, C., et al. “Investigation into atropine-induced antinociception.” British journal of pharmacology 101.1 (1990).

55)Barois, J., and P. Tourneux. “Ketamine and atropine decrease pain for preterm newborn tracheal intubation in the delivery room: an observational pilot study.” Acta Paediatrica 102.12 (2013)..

56)Fuentes, J. M., et al. “Atropine treatment modifies LPS-induced inflammatory response and increases survival.” Inflammation Research 57.3 (2008).

57)Saidi, Hadjer, et al. “Effects of atropine and propranolol on lung inflammation in experimental envenomation: comparison of two buthidae venoms.” Journal of venomous animals and toxins including tropical diseases 19 (2013).

58)Dhote, Franck, et al. “Combinations of ketamine and atropine are neuroprotective and reduce neuroinflammation after a toxic status epilepticus in mice.” Toxicology and applied pharmacology 259.2 (2012).

59)Du, Guan-Hua. Natural small molecule drugs from plants. Springer, 2018.

60)Herxheimer, H. “Atropine cigarettes in asthma and emphysema.” British Medical Journal 2.5145 (1959).

61)Breslin, F. J., et al. “Effects of atropine on respiratory heat loss in asthma.” Journal of Applied Physiology 48.4 (1980).

62)Demeter, Stephen L., and Edward M. Cordasco. “Transdermal scopolamine in the treatment of asthma: a preliminary report.” Journal of Asthma 23.4 (1986).

63)Mahmod, Asma Ismail, and Wamidh H. Talib. “Anticancer activity of Mandragora autumnalis: an in vitro and in vivo study.” Pharmacia 4 (2021).

64)Shah, Nirish, et al. “Muscarinic receptors and ligands in cancer.” American Journal of Physiology-Cell Physiology 296.2 (2009).

65)Ahmed, Emad A., Mayyadah A. Alkuwayti, and Hairul-Islam M. Ibrahim. “Atropine Is a Suppressor of Epithelial–Mesenchymal Transition (EMT) That Reduces Stemness in Drug-Resistant Breast Cancer Cells.” International Journal of Molecular Sciences 23.17 (2022).

66)Uysal, Sengul, Gokhan Zengin, and Abdurrahman Aktümsek. “Antioxidant properties and enzyme inhibitory effects of extracts from Mandragora autumnalis and its fatty acid composition.” Marmara Pharmaceutical Journal 20.2 (2016).

67)Al-Maharik, Nawaf, et al. “Isolation, Identification and Pharmacological Effects of Mandragora autumnalis Fruit Flavonoids Fraction.” Molecules 27.3 (2022).

68)Jodallah, Noor Bashar Ehsan. Antioxidant and antimicrobial activity of Mandragora autumnalis Bertol extracts. Diss. 2013.

69)Yamazaki, Z., and I. Tagaya. “Antiviral effects of atropine and caffeine.” Journal of General Virology 50.2 (1980).

70)Gaffey, Michael J., et al. “Intranasally administered atropine methonitrate treatment of experimental rhinovirus colds.” American Review of Respiratory Disease 135.1 (1987).

71)Bhattacharjee, Arghyadeep, et al. “Pre-treatment with Scopolamine Naturally Suppresses Japanese Encephalitis Viral Load in Embryonated Chick Through Regulation of Multiple Signaling Pathways.” Applied Biochemistry and Biotechnology 193.6 (2021).

72)Al-Salt, Jordan. “Antimicrobial activity of crude extracts of some plant leaves.” Res J Microbiol 7 (2012).

73)Maher, Obeidat. “Antimicrobial activity of some medicinal plants against multidrug resistant skin pathogens.” Journal of Medicinal Plants Research 5.16 (2011).

74)Mohammed, S. Ali-Shtayeh, Ahmad Al-Assali Anhar, and Majed Jamous Rana. “Antimicrobial activity of Palestinian medicinal plants against acne-inducing bacteria.” African Journal of Microbiology Research 7.21 (2013).

N.B.: LA MANDRAGORA E’ UNA PIANTA TOSSICA! QUESTE INFORMAZIONI VENGONO FORNITE UNICAMENTE A SCOPO EDUCATIVO E NON VOGLIONO INCORAGGIARE IL  SUO CONSUMO NE’ ALTRI COMPORTAMENTI PERICOLOSI.

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Video-registrazioni di SGPI22 https://www.psycore.it/videoregistrazionisgpi22/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=videoregistrazionisgpi22 Sat, 17 Dec 2022 19:26:03 +0000 https://www.psycore.it/?p=3357 Leggi tutto]]> La quarta edizione degli Stati Generali della Psichedelia in Italia (SGPI2022) si è conclusa. Per seguire le videoregistrazioni integrali delle due giornate, occore compilare questo modulo online e sarà comunque gradito un contributo libero, etico e consapevole.

Con un contributo minimo di 30€ si riceverà gratuitamente anche una copia dell’antologia “Verso la maturità psichedelica”, raccolta di interventi dalle edizioni 2019 e 2020 degli SGPI.

In tal modo si avrà accesso al relativo gruppo privato su Facebook contenente i video, dove si potrà anche partecipare alle successive conversazioni con i relatori e gli ospiti dell’evento. E grazie mille!

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Programma degli Stati Generali della Psichedelia in Italia 2022 (SGPI22) https://www.psycore.it/bozza-del-programma-degli-stati-generali-della-psichedelia-in-italia-2022-sgpi22/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=bozza-del-programma-degli-stati-generali-della-psichedelia-in-italia-2022-sgpi22 https://www.psycore.it/bozza-del-programma-degli-stati-generali-della-psichedelia-in-italia-2022-sgpi22/#comments Fri, 09 Dec 2022 05:55:03 +0000 https://www.psycore.it/?p=3308 Leggi tutto]]> SGPI22 Come già annunciato, la quarta edizione degli Stati Generali della Psichedelia in Italia 2022 (SGPI22), si svolgerà il 16 e 17 dicembre p.v. in livestreaming online (le video-registrazionei saranno disponibili tramite questo gruppo privato su Facebook, previo accredito come specificato sotto).

Gli SGPI22 sono indetti dal CCCTo (Centro Cultura Contemporanea Torino) e prevedono diversi interventi e iniziative esterne organizzate autonomamente da alcuni partner del network ma anche da gruppi indipendenti. Qui di seguito il programma complessivo: La prima parte riguarda soprattutto strutture e attività del network mentre la seconda parte propone contributi dei poli del network e dei gruppi indipendenti.

L’accesso alle sessioni è libero previo accredito (occorre compilare questo modulo online) e sarà comunque gradito un contributo libero, etico e consapevole. Con un contributo minimo di 30€ si riceverà gratuitamente anche una copia dell’antologia “Verso la maturità psichedelica”, raccolta di interventi dalle edizioni 2019 e 2020 degli SGPI.

Il target dell’evento riguarda prevalentemente per gli addetti ai lavori — psichiatri, psicologi, psicoterapeuti, medici, farmacologi , farmacisti, anestesisti, counselor, editori, scrittori, etnobotanici, consulenti aziendali, artisti, filosofi, antropologi, ecc., uditori qualificati variamente interessati ed eventualmente studenti delle varie discipline — ma resta aperto anche a chiunque sia interessato all’argomento — prevedendo anche interventi accessibili a un pubblico più generalista. (Qui maggiori dettagli).

Questo di seguito è il programma definitivo, mentre qui c’è una versione più estesa con altre informazioni sui temi, relatori ed eventuali aggiornamenti in tempo reale.

VENERDI’ 16 DICEMBRE 2022

ore 14-14.45: Apertura lavori e commento situazione generale del network.
Alessandro Novazio (ideatore e co-fondatore rete Psy*Co*Re, direttore CCCTo, co-fondatore MeshRooms (PCT consulting) e Agostino Formichella, editore di Eco dai Palazzi, co-fondatore MeshRooms (PCT consulting) [PCT=Psychedelic Consciousness Technology]

14.45 – 15.30: Maturità psichedelica, gettare ponti, libertà cognitiva (Alessandro Novazio)

15.30 – 16.00: Relazione annuale sullo stato della filiera PCT (Agostino Formichella)

16.00 – 16.30: Break

Focus EDT (editoria)

16.30 – 17.00 Panoramica italiana del settore editoriale/informativo

17 – 17.45: MindBooks: L’editoria della mente – Novità editoriali e bibliografia ragionata minima suggerita dai relatori intervenuti agli SGPI22

Focus IO –  Osservatorio Internazionale

17.45 – 18.15: Aggiornamento sullo scenario internazionale (Bernardo Parrella)

18.15 – 18:30 Break

Focus gruppo  FPT  (Frontiere PsicoTerapeutiche)

18.30 – 19.30 Psichedelici in psichiatria?  Pierluigi Lattuada, Leonardo Montecchi e Riccardo Zerbetto – modera Carolina Camurati

19.30 Chiusura lavori

– Serale dopo cena:

Collegamento esterno di 30 minuti con intervento via canale e-TV  “Facciamo finta che” , a cura del gruppo indipendente blogger Lamberti

SABATO 17 DICEMBRE 2022 (Contributi dei partner e dei gruppi indipendenti)

10.30: Inizio lavori

– Facciamo il punto su:

10.35 -10.45: Bocciatura referendum cannabis/ lettera aperta all’ex ministro Speranza  (Alessandro Novazio)

10.45 -11.15: Normativa “anti rave” (Roberto Landolfi)

11.15 – 11.45: Tabellazione ayahuasca (Katya Saro)

11.45 – 12.15: IT/ PCR  La ricerca  in Italia (Serrao) [PCR=Psychedelic Consciousness Research]

12.15 – 12.30 – 15 minuti – AMR, Amanita Muscaria Research (Gianluca Toro e Alessandro Novazio)

12.30-13.00:  Contributo gruppo indipendente Ophidian Pharmakon: Sperimentazioni sui possibili effetti medicinali dell’Amanita Muscaria

13.00-14.30:  Pausa pranzo

14.30: Apertura lavori pomeridiani

14.35 -15.00: Contributo polo partner Istituto di Biosonologia (Domenico Sciajno)

Spazio Ospiti

15.00 – 15.45: Verso un’architettura psichedelica (Claudio Catalano)

15.45-16.30: Essere “padroni” di sé stessi: Dialogo sul concetto di Libertà Cognitiva (Marco Mazzocca)

16.30-16.45: Break

16.45-17.30: Due nonni psichedelici: Ernst Jünger e Albert Hofmann (“DIO” alias Alessandro Paolucci)

17.30-18.30: Tavola rotonda: Situazione dell’informazione e della comunicazione su temi “psichedelici” in Italia (G. Cazzetta, E. Bosio, A. Novazio, modera A. Formichella)

18.30-19.00: Contributo Gruppo Ricerca  SNOC (Leonardo Montecchi / Annalisa Valeri)

19.00 Sintesi e chiusura dei lavori

– Altri eventi programmati nei giorni 16 e 17 dicembre senza livestreaming online:

Contributo gruppo indipendente  Transpersonal-training, Respirazione Olotropica Italia, Francia, Svizzera. Formazione.  Mario Lorenzetti

Contributo gruppo indipendente la Grotta del “Non so”

Meditazione di gruppo – Ci troviamo nel presente dando priorità al NON SÒ. Diamo spazio al percepire l’ignoto – Psichedelia e meditazione

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https://www.psycore.it/bozza-del-programma-degli-stati-generali-della-psichedelia-in-italia-2022-sgpi22/feed/ 1 3308
SGPI22: Conference on Italy’s psychedelics-related scene https://www.psycore.it/sgpi22-conference-on-italys-psychedelics-related-scene/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=sgpi22-conference-on-italys-psychedelics-related-scene Tue, 25 Oct 2022 19:23:04 +0000 https://www.psycore.it/?page_id=3275 Leggi tutto]]> Stati Generali della Psichedelia in Italia (SGPI22) is a multidisciplinary event promoted by Psy*Co*Re (Multidisciplinary Italian Network for PSYchedelic and COnsciousness REsearch), in partnership with CCCT (Contemporary Culture Center of Turin) and IPS (Italian Psychedelic Society). It will be held in Turin, on Friday and Saturday 16 & 17 December 2022 (with some livestreaming at psycore.it) and will address research, studies and other issues related to psychedelics and altered states of consciousness in Italy.

Now in its fourth edition, SGPI22 main goal is to further deepen these topics, particularly in light of the renovated interest of the scientific community and its focus on therapeutic applications of psychedelics. Along with speakers and presentations from and about the National scene, aimed both at experts and at the general public, we plan to strengthen a loose network including various individuals and entities pursuing different approaches to psychedelic substance, their socio-cultural effects and, more in general, to the “science of consciousness”. This multi-faceted scenario is in tune with the current international debate and will be further addressed by some foreign guests.

The main topic of SGPI22 will be to CREATE BRIDGES in order to expand and reinforce a global PSYCHEDELIC MATURITY (last year’s main topic) which requires all of us to fully re-examine our eco-social system in terms of COGNITIVE FREEDOM and of a renewed awareness and a greater sensitivity.

The “open call” for proposals and participation to SGPI22 is currently underway at this webpage. For further information please check our website (our send us an email).

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Psy*Co* Re was founded in May 2019 to bring together those individual, groups and entities variously involved with psychedelics and “altered states of consciousness” in Italy, regardless of their approach or viewpoints. Our main goal is to develop and share an open, inclusive, and comprehensive perspective on these topics, while pay attention to people wellbeing and ethical behavior, and to create working projects and exchanges with the international scene. For more information, please check our Founding Manifesto.

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Rete Psy*CoRe*
info@psycore.it
https://www.psycore.it/ 

[versione italiana]

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3275
Stati Generali della Psichedelia in Italia 2022 (SGPI22) https://www.psycore.it/stati-generali-della-psichedelia-in-italia-2022-sgpi22/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=stati-generali-della-psichedelia-in-italia-2022-sgpi22 Mon, 24 Oct 2022 18:19:57 +0000 https://www.psycore.it/?p=3271 Leggi tutto]]> SGPI22Stati Generali della Psichedelia in Italia 2022 (SGPI22), Torino, 16/17 dicembre 2022

[versione inglese]

Evento multidisciplinare promosso da CCCT (Centro di Cultura Contemporanea di Torino) e SPI (Società Psichedelica Italiana), in collaborazione con la rete Psy*Co*Re (Multidisciplinary Italian Network for PSYchedelic and COnsciousness REsearch).

Fondato nel maggio 2019, Psy*Co*Re riunisce tutte quelle realtà che si occupano – a vario titolo e con diversi approcci – di “stati altri di coscienza” dell’essere umano, e che si riconoscono in una visione aperta e inclusiva, sussidiaria e votata alla parresìa, con un’attenzione particolare alle finalità di promozione della salute e degli aspetti etici che ne conseguono.

L’obiettivo di fondo è quello di ampliare e approfondire ulteriormente il tema “psichedelia”, a partire dal suo etimo, nelle sue varie sfaccettature e dimensioni, a fronte della continua crescita d’interesse per la ricerca scientifica, le applicazioni terapeutiche e auspicabile nuovo paradigma culturale. Un quadro ben distante da un certo stigma controculturale del passato e dall’anacronistico proibizionismo che pur tuttavia colpisce ancora gli enteogeni.

Il filo conduttore di SGPI22 sarà quello di CREARE PONTI, connesso a quello della MATURITA’ PSICHEDELICA avviato nella scorsa edizione. Senza trascurare le urgenze globali interconnesse che ci mettono di fronte alla necessità di ripensare il sistema ecosociale aprendo al concetto di LIBERTA’ COGNITIVA tramite una rinnovata consapevolezza e una più diffusa sensibilità.

In questa quarta edizione gli SGPI tornano in presenza, pur sempre in aggiunta alla modalità online, per favorire la partecipazione del maggior numero di soggetti e realtà possibili onde promuovere e far emergere la rete nazionale e internazionale che ruota intorno alla psichedelia e agli stati di coscienza ALTRI in ogni loro forma, modalità ed espressione. Oltre a dare spazio alla scena italiana, non mancheranno i rilanci sul quadro internazionale nell’ambito del nuovo formato adottato quest’anno, basato una formula più fluida e meno centralizzata.

Un particolare focus sarà dedicato ad attività e produzioni rivolta al pubblico italiano più ampio e non più solo limitato agli addetti ai lavori come nelle scorse edizioni, oltre a delineare le iniziative sviluppate in collaborazione con soggetti e realtà internazionali. Si cercherà dunque di far emergere la rete diffusa delle realtà culturali che promuovono con vigore i diversi linguaggi della psichedelia italiana e della “scienza della coscienza” presente sul territorio nazionale e internazionale.

La partecipazione avviene su invito e tramite “open call” (vedi link in fondo), rivolgendosi a enti di ricerca, università, istituzioni pubbliche e private, associazioni di categoria, associazioni riconosciute o di fatto, gruppi spontanei aggregati per l’occasione, aziende, soggetti e realtà indipendenti.

Gli SGPI22 sono indetti dal CCCT. I poli del network saranno liberi di organizzarsi in proprio, a livello territoriale e tematico con organizzazione, piattaforma logistica propria, una propria lista di invitati e partecipanti (con l’unica limitazione della scelta delle date del 16 e del 17 dicembre 2022). Come in passato, si potranno proporre anche eventi “off” al di fuori delle date di dicembre indicate. I relatori indipendenti interessati a partecipare potranno scegliere liberamente il polo del network a cui aggregarsi o il gruppo esterno a proprio piacimento. Appena possibile verrà pubblicata la lista dei poli attivi e dei gruppi esterni. Si potrà inoltre presentare la candidatura per la creazione di nuovi poli.

Ovviamente i poli devono riconoscersi nelle linee-guida del manifesto di Psy*Co*Re che vi invitiamo nuovamente a consultare (https://www.psycore.it/manifesto-psycore/). Per confermare e ribadire l’apertura che caratterizza il network e dare la possibilità a tutti di poter esprimersi liberamente sull’argomento, nella sezione “Open” potranno partecipare anche gruppi che non fanno propriamente parte del network.

IN PRATICA OGNI POLO O GRUPPO ADERENTE SI ORGANIZZERA’ IN PROPRIO E IL NETWORK PSYCORE FUNGERA’ DA OMBRELLO, STRUMENTO DI COORDINAMENTO E PROMOZIONE DELLE DIVERSE INIZIATIVE.

NON SONO AMMESSI CONTRIBUTI DI SINGOLI RELATORI COME NELLE PASSATE EDIZIONI.

 

SGPI22
 

PER PROPOSTE O PER COMUNICARE L’ADESIONE, VA COMPILATO IL MODULO A QUESTO LINK: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSfRm9X9iSJNvy07SxF9jtqSBZAcPot_3OiQd7u3okBB-p43yw/viewform?vc=0&c=0&w=1&flr=0&pli=1

PER ULTERIORI DOMANDE O INFORMAZIONI, INVIARE ESCLUSIVAMENTE UN MESSAGGIO WhatsApp AL NUMERO 338-9077600

 

Rete Psy*Co*Re*

info@psycore.it

https://www.psycore.it/

 

[versione inglese]

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Etnobotanica 13: Ayahuasca e DMT https://www.psycore.it/etnobotanica-13-ayahuasca-e-dmt/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=etnobotanica-13-ayahuasca-e-dmt Sun, 11 Sep 2022 06:00:04 +0000 https://www.psycorenet.org/?p=3223 Leggi tutto]]> Identificare la ricetta tradizionale originale dell’ayahuasca nella combinazione dei decotti di Banisteriopsis caapi e Psychotria viridis è un errore. Alcune tribù utilizzano infatti piante diverse: i Matsigenka evitano la viridis considerandola “cattiva” ed usano un altra specie di Psychotria ancora non identificata [1], i Waorani dell’Ecuador si servivano della sola Banisteriopsis muricata (che dovrebbe contenere MAO-I nella liana e triptamine nelle foglie) senza admixture fino al contatto recente con i coloni Quechua [2], sono anche stati trovati decotti contenenti soltanto betacarboline [3].

In base ad una ricerca recente le ricetta odierna si è evoluta nel corso di innumerevoli esperimenti che miravano alla ricerca di una sinergia tra le diverse componenti farmacologiche in particolar modo betacarboline e triptamine. Gli ingredienti di queste combinazioni variavano in base alla disponibilità locale delle piante, i metodi di somministrazione in base alla preferenza culturale specifica: sono stati registrate circa un centinaio di specie appartanenti a 4 famiglie botaniche diverse.

Diversi preparati come il vinho de jurema, yaraque, vino de cebil e le varie chicha allucinogene contano su dati etnografici antecedenti all’ayahuasca che viene menzionata soltanto in documenti relativamente recenti posteriori alla conquista Spagnola [4].

LA PURGA
ayahuascaLe betacarboline di cui sono particolarmente ricchi i decotti di ayahuasca tradizionali hanno proprietà antiparassitarie oltre che emetiche e sono particolarmente utili in Amazzonia dove i parassiti intestinali sono piuttosto comuni.

Durante l’esperienza è molto comune il vomito, spesso accompagnato da diarrea a cui vengono generalmente attribuite funzionalità importanti per la “purificazione” del paziente, i soggetti riportano che dopo questi momenti di nausea e disagio fisico seguano le visioni più potenti e significative.

Un intervento apparso su Social Science & Medicine raccoglie la testimonianza di 227 tra terapeuti e partecipanti alla cerimonie con ayahuasca, quasi tutti lodano le proprietà del vomito definendolo fondamentale per la cura del paziente. Gli autori, un antropologo ed un sociologo, speculano che il vomito indotto dall’ayahuasca possa alterare il microbioma intestinale o modulare in qualche modo le strutture che lo collegano al cervello in modo da avere un outcome positivo sulla salute mentale del paziente [5].

A proposito del microbioma non c’è nulla di positivo sul vomito, piuttosto, com’è ben noto, è l’assunzione e la digestione dei cibi ad influenzarne profondamente il profilo. A tal riguardo è in corso una ricerca volta ad investigare gli effetti del consumo di ayahuasca (sicuramente in un modello cronico anche se non esplicitamente dichiarato) sul microbioma intestinale dei veterani affetti da disturbo da stress post-traumatico [6].

Un altro meccanismo che viene tirato in ballo è la stimolazione vagale che viene effettivamente indotta dall’ayahuasca (in particolar modo dai MAO-I che provocano l’aumento centrale dei livelli di serotonina) e gode di buone evidenze positive anche in campo psichiatrico. Ma non è il vomito a provocare quest’attivazione, è soltanto un riflesso collaterale che segue e non ha nulla a che vedere con i potenziali benefici [7].

C’è da considerare a mio avviso che la nausea agisce su tutti come un elemento di disturbo e anche di malessere; eliminandola, il vomito dà sollievo all’utente che riesce finalmente a vivere l’esperienza senza distrazioni negative. È normale collegare questo sollievo fisico ad una sensazione di purificazione anche mentale, a maggior ragione sotto l’effetto di un catalizzatore potente come l’ayahuasca. Qualsiasi elemento negativo influenza profondamente l’esperienza (si veda l’importanza di set e setting): la nausea può essere considerata una sorta di set ma anche setting per alcuni aspetti.

Bisogna poi distinguere l’emesi serotoninergica da quella indotta dalla mole indigesta di tannini ed altri composti inerti presenti nel decotto che tradizionalmente viene cotto a lungo a fuoco vivo e filtrato grossolanamente. In questo caso a scatenare la nausea è l’irritazione diretta della mucusa gastrica che ne provoca lo svuotamento per difesa.

Ho notato che la gravità della nausea e la presenza o l’intensità del vomito dipendono molto dall’alimentazione consolidata del soggetto (non dalla sua psiche), anche se prima della sessione è stato attento al cibo o ha digiunato, e soprattutto dalla purezza e dalla qualità chimica del decotto.

Una ricerca del 2022 ha analizzato diversi campioni di ayahuasca rilevando che il principale componente fosse il fruttosio. La cosa torna considerando quanto queste piante e soprattutto il Banisteriopsis siano ricche di zuccheri. Un campione aveva una concentrazione di fruttosio di 33g/50ml che spiegherebbe benissimo la nausea risultante dal consumo, oltre a costituire un potenziale rischio per un diabetico [8]. Triptamine ed armala saranno anche emetiche ma è il resto che spinge al vomito nella stragrande maggioranza dei casi.

RESTRIZIONI DIETETICHE E DIGIUNO
Le complesse restrizioni dietetiche sciamaniche dei popoli nativi sono integrate intimamente nelle realtà quotidiane cosmologiche e politiche delle loro relazioni con l’ambiente circostante. Le diete sono molto varie anche in seno ad una stessa tribù: hanno scopi terapeutici per alcune malattie, fungono da allenamento per la disciplina dei giovani adepti e favoriscono uno stato di debolezza che amplifica l’effetto delle sostanze psicoattive.

La reinterpretazione fatta dagli occidentali in ambiente neosciamanico è invece un chiaro esempio di riduzionismo culturale: si tende a proibire carne rossa, zuccheri, cibi piccanti, caffè, alcol, droghe illegali (tra cui anche cannabis) e attività sessuali.

Alcuni centri di somministrazione hanno un lista di oltre 100 alimenti e sostanze vietate, si tende a mortificare il corpo ed evitare qualsivoglia attività edonistica seguendo il modello della “purezza” tipico della religione cristiana. L’effrazione di queste regole viene associata ad un pericoloso danno “emozionale ed energetico” [9], affermazioni terroristiche che non hanno alcun fondamento concreto e sono propedeutiche insieme al cambio di abitudini forzato (ed immotivato) ad una brutta esperienza.

Anche il digiuno estremo che sono soliti praticare alcuni influenza negativamente la risposta gastrica al decotto, specie se molto acido e concentrato. È infatti noto che dopo lunghi periodi di inattività lo stomaco diventa più sensibile anche se l’assorbimento dei principi attivi viene effettivamente velocizzato.

L’unico aspetto concreto della proibizione di alcuni cibi in realtà potrebbe essere legato al rischio di buildup della tiramina dovuto ai MAO-inibitori.

Chaliponga
Chaliponga (Dyplopterys cabrerana), pianta viva

Tuttavia le betacarboline dell’ayhuasca, armina ed armalina, sono inibitori reversibili (RIMA) e vengono rimossi dal MAO-A nel fegato in presenza della tiramina piuttosto che inibirne la degradazione, in più il MAO-B rimane libero di agire nello stomaco. I cibi molto ricchi possono comunque indurre qualche collaterale fastidioso negli individui più sensibili.

AFFINITÀ RECETTORIALI DEL DMT
È un errore tipico del riduzionismo farmacologico limitare gli effetti psichedelici del DMT all’agonismo sul recettore 5HT2A della serotonina perchè, diversamente da altri, non si desensibilizza all’azione farmacologica della molecola combaciando con la mancanza dello sviluppo di una tolleranza [10].
Per esempio l’affinità del DMT per il 5HT1A, che filtra fino all’80% della serotonina cerebrale per regolare il fenomeno percettivo, è anche più altra di quella per l’altro recettore e ne influenza l’azione drasticamente. Anche il legame con i recettori TAAR o D2 della dopamina è comune a tutte le sostanze psichedeliche e sembra avere un ruolo di primaria importanza [11]. D’altronde esistono agonisti del 5-HT2A privi di pontenziale psichedelico.

-Recettori serotoninergici (5ht7, 5ht1d, 5ht2b, 5ht2c, 5ht1e, 5ht6, 5ht5a, 5ht2a, 5ht1a, 5ht1b)
E’ più selettivo verso i 5ht1 e 5ht2 che non per gli altri.
Attiva l’idrolisi dei fosfoinositidi causando un aumento concentrazione-dipendente nella produzione di inositol fosfati in maniera simile alla stessa setonina (hanno simile struttura chimica) [12].

-Recettori dopaminergici (D1,D4, D5, D2, D3)
L’azione sul recettore D2 della dopamina è implicata negli effetti centrali del DMT [13].
Alla dose di 20 mg/ml (IV) ha stimolato la sintesi della dopamina nel corpo striato dei ratti senza incrementarne i livelli per via del parallelo aumento del turnover centrale extraneuronale di questo neurotrasmettitore [14].

In un’altra ricerca lo stesso dosaggio indotto una diminuzione della concentrazione di dopamina nel presencefalo del 42% che indicherebbe un aumento nel rilascio di questo neurostrasmettitore [15].
Questo fenomeno potrebbe essere dovuto all’azione del DMT sul MAO-A, dove si comporta come un potente inibitore a breve durata, associata alla liberazione delle riserve di dopamina dai depositi presinaptici.
L’incremento nell’attività dopaminergica potrebbe anche spiegare gli effetti avversi della sostanza sui casi di psicosi e schizofrenia.

-TAAR-1
Agisce come agonista ad alta affinità per questo recettore causando l’attivazione dell’adenil ciclasie e il conseguente accumulo di cAMP nelle cellule HEK293 [16].
Non si sa come questo fenomeno influenzi gli effetti allucinogeni del DMT, ma alcuni autori ipotizzano che possa potenziare effetti visivi della sostanza rispetto ad altri agonisti serotoninergici come il 5-MeO-DMT che hanno maggiore affinità per il 5-HT2a ma scarsa per il TAAR-1.

-Recettori adrenergici (Alpha2B, Alpha2C, Alpha1B, Alpha2A, Alpha1A, Beta1, Beta2)
Si lega a questi recettori con conseguente modulazione simpaticoadrenergica caratterizzata da midriasi, ipertermia, lieve tachicardia ed ipertensione [11].

-Recettore I1 dell’imidazolina
È responsabile della depressione del CNS che si manifesta con effetti opposti a quelli indotti dalla stimolazione adrenergica (ipotermia, bradicardia, ipotensione): meccanismo che potrebbe spiegare gli sbalzi termici e cardiovascolari indotti dalla sostanza [11].

-Trasportatori monoaminici (SERT, VMAT2)
Agisce come un substrato per SERT e VMAT2 inibendone l’attività [17].

-Recettori Sigma (-1, -2)
E’ un antagonista di questi recettori su cui agisce anche come modulatore endogeno.
Dati sperimentali dimostrano che il legame causa l’inibizione dei canali del sodio voltaggio dipendenti nelle cellule dei miociti inducendo ipermobilità nelle cavie [18].

-Recettori dei cannabinoidi (CB1, CB2)
Il DMT attiva questi recettori anche se è molto meno selettivo di THC e cannabinoidi, non si sa molto della sua azione specifica [11].
L’attività MAO-inibitoria del THC potrebbe contribuire a spiegare il classico flashback che induce la cannabis anche a giorni di distanza dall’esperienza allucinogena vera e propria.
Dai report aneddotici si evince che il consumo di cannabis pre-DMT attutisca l’esperienza riducendone l’intensità, mentre il consumo post-peak la incrementi.

-Recettori oppiodi (KOR, DOR MOR)
Non è ben chiaro il suo ruolo su questi recettori, ma da dati sperimentali si evince che dosi leggere di oppiodi agiscano come antagonisti selettivi del DMT riducendone gli effetti generali [19].
Negli umani la triptamina ha indotto un aumento dose dipendente nei livelli di β-endorfina e corticotropina, importanti neurotrasmettitori oppioidi endogeni [20].

-Recettori muscarinici dell’acetilcolina (M1, M2, M3, M4, M5)
Ha una bassa affinità per questi recettori: non altera i livelli di acetilcolina nella corteccia ma riduce significativamente la concentrazione di questo neurotrasmettitore nel corpo striato. Ciò suggerisce che gli interneuroni colinergici di quest’area dispongano di recettori per le triptamine allucinogene sotto controllo del sistema serotoninergico eccitatorio [15].

-Recettori dell’istamina (H2, H1)
Ha un affinità molto bassa per questi recettori, agisce come antagonista contribuendo a modulare lo stato di eccitabilità neuronale [11].

Jurema e Acacia
Corteccia di radice essiccata di Jurema (Mimosa tenuiflora/hostilis) e Acacia di Taiwan (Acacia confusa)

TOSSICITA’ E FARMACOCINETICA
Il DMT  vaporizzato ha un onset rapido sui 2-5m e dura meno di 30m in assenza di un MAO-inibitore.  E’ attivo anche per via intranasale, intramuscolare, intravenosa ed anale.
L’ayahuasca per via orale ha un onset sui 30m e il picco a 90m, l’effetto può durare anche 10 ore [21].

La somministrazione giornaliera di ayahuasca liofilizzata a freddo tramite sonda gastrica a dosaggi fino al doppio di quello rituale tradizionale per 28 giorni non ha mostrato nessun effetto ematologico, clinico o macroscopico evidente nei ratti [22].

Il consumo tradizionale tra le comunità amazzoniche non è stato associato a nessuna problematica psichiatrica, anzi sembra favorire una buona salute. Da osservazione fatte per un anno su 127 consumatori cronici non è emerso niente che possa suggerire che l’ayahuasca provochi deterioramento cognitivo, psicologico o mentale [23].
Tuttavia in seno alle varie associazioni internazionali sono stati segnalati diversi casi di collaterali psichiatrici, per esempio tra 1994 e il 2007 29 membri dell’União do Vegetal avevano manifestato sintomi psicotici associati al consumo di ayahuasca [24].

In uno studio recente 24 soggetti sani privi di esperienze con gli psichedelici hanno ricevuto delle dosi crescenti di DMT fumarato dimostrando un alta sicurezza e tolleranza lungo tutto l’esperimento. Non è stata notata nessuna correlazione tra la concentrazione del picco plasmatico della triptamina e il BMI, il peso o l’età dei partecipanti. La clearance viene influenzata da MAO-A, CYP2D6 e CYP2C19 [25].

In realtà c’è anche qualche evidenza sulla sua potenziale tossicità, ma si parla di dosi e condizioni sperimentali molto superiori a quelle della comune assunzione. Quantità eccessive assunte giornalmente potrebbero essere pericolose [26] [27] [28], il consumo durante la gravidanza potrebbe danneggiare lo sviluppo del feto [29] [30]. Altri rischi sono posti dalla composizione variabile, spesso comprendente piante aggiuntive anche velenose come Nicotiana o Brugmansia.

In alcuni decotti sono stati rilevati livelli di fruttosio di 33g/50ml potenzialmente rischiosi per un diabetico [31], in più la conservazione, ed alle volte anche l’export, che si fa con l’estratto acquoso privo di conservante pone il rischio di contaminazioni batteriche.

Inoltre sono stati rilevati alti livelli di manganese (6 volte la dose giornaliera raccomandata) che può essere tossico in eccesso. Alcuni campioni avevano anche metalli pesanti al loro interno [32].
L’aumento transitorio nella pressione e nella frequenza cardiaca è trascurabile per i più, può essere pericoloso nei casi gravi (tanto quanto fare sesso o esercizio a bassa intensità). Il vomito, sebbene visto come una cosa positiva, può essere un problema nel caso di incoscienza per il rischio di aspirazione dei contenuti gastrici.
La combinazione con antidepressivi, stimolanti, decongestionanti, antistaminici, dissociativi e qualsiasi sostanza che influenzi i livelli di serotonina può essere anche letale per il rischio di crisi serotoninergica ed ipertensione.

Dei campioni recenti di ayahuasca provenienti da contesti terapeutici, religiosi e neosciamanici hanno mostrato un contenuto pari a 0.532–1.86 mg/g di DMT; 1.34–5.61 di armina; 1.03–2.33 THH; armalina0.118–0.452; armolo 0.044–0.290 [8]. La dose media sia aggira sui 166 ml e contiene 17-280 mg di armina, 0-96 mg di THH, 0-26 mg di armalina, 25-36 di DMT [33].

Le betacarboline non sono soltanto attivitori ma agiscono in maniera sinergica col DMT, usare Banisteriopsis caapi o Peganum harmala, ad esempio, cambia drasticamente l’effetto complessivo della bevanda.

Chaliponga
Chaliponga (Dyplopterys cabrerana), fogliame essiccato

FARMACOLOGIA DEL DMT

Allucinogeno
Il DMT altera le percezioni in maniera simile ma non identica ai classici allucinogeni serotoninergici come DOM o LSD [34], da esperimenti elettrofisiologici si è visto che attiva la regione corticale producendo delle onde simili a quelle evocate dalla stimolazione visiva, le visioni che induce sono particolarmente complesse [35].

In alcuni test ha soppresso l’attività dei neuroni retinali bloccando la segnalazione esogena, i caratteristici pattern geometrici riportati dagli utenti sembrano infatti riflettere la struttura anatomica stessa della corteccia visiva [36].

Sebbene l’attivazione del recettore 5-HT2A della serotonina sia necessaria per l’evocazione della compenente psichedelica come per la maggior parte degli agonisti serotoninergici, la molecola mostra un affinità superiore per il 5HT1A (Ki = 0.1 µM contro 0.4 µM) [37]. L’inibizione di questo recettore potenzia drasticamente gli effetti della molecola, l’interazione tra 5-HT1A e 5-HT2A media l’equilibrio tra informazione endogena ed esogena nella costruzione dell’esperienza cosciente e potrebbe avere un importante ruolo nel caso di quella psichedelica.

Anche TAAR, recettore D2 della dopamina e sigma-1 sembrano modulare in qualche modo l’esperienza allucinogena [38]. A conferma di ciò la somministrazione a soggetti altamente resistenti agli effetti dell’LSD, ha mostrato solo un lieve grado di tolleranza incrociata a carico della risposta mentale suggerendo che il sito o il meccanismo alterato dal sintetico non sia il bersaglio primario del DMT [39].

Immunomodulante, antinfiammatorio, antiapoptotico, nootropico
Uno studio in-vitro sembra suggerire che il DMT abbia un importante funzione immunitaria espletata attraverso il recettore sigma-1: ha inibito potentemente l’espressione di citochine e chemochine proinfiammatorie (IL-1β, TNFα, IL-6, IL8) stimolando invece quella dell’IL-10 antinfiammatoria nelle cellule umane dendritiche primarie derivate dai moniciti (moDCs). Inoltre ha interferito con l’attivazione e la polarizzazione dei linfociti T helper verso le cellule effettrici Th1 e Th17 dovuta all’infezione con Escherichia coli e Influenzavirus.
Sembra agire come un regolatore dell’infiammazione e dell’omeostasi immunitaria, c’è da dire però che i dosaggi impiegati sono di gran lunga superiori a quelli comunemente assunti dagli umani [40].
In una ricerca molto recente ha ridotto il volume ischemico dei ratti abbassando l’espressione di fattore 1 che attiva l’apoptosi (Apaf-1), TNF-α, IL1-β, IL-6 ed incrementando i livelli di fattore neurotrofico cerebrale (BNDF). Alla base sembra sempre esserci l’attivazione del recettore sigma-1 [41].

Il DMT è uno psicoplastogeno ed induce effetti positivi su neuritogenesi, spinogenesi e sinaptogenesi: incrementa la secrezione del glutammato tramite l’attivazione del recettore TrkB e 5-HT2A stimolando la protein-chinasi mTOR che è uno degli elementi chiave per i processi di crescita cellulare, autofagia e produzione delle proteine necessarie per la formazione sinaptica [42].

Esperimenti in vivo hanno dimostrato che la triptamina possa promuovere la ramificazione dendritica e/o il numero delle sinapsi dei neuroni corticali, oltre ad incrementare la frequenza delle correnti postsinaptiche eccitatorie spontanee a lungo termine dopo essere stata metabolizzata ed esplulsa. Questo meccanismo potrebbe spiegare il suo potenziale nel produrre cambiamenti a lungo termine su personalità, umore, ansia e tossicodipendenze [43].

Antidepressivo, ansiolitico
Come già detto, il DMT è uno psicoplastogeno e può provocare un rapido riarrangiamento strutturale e funzionale dei circuiti neurali agendo direttamente sui meccanismo implicati nello sviluppo della depressione [44].
Ha promosso l’apprendimento dell’estinzione della paura e i tempi di immobilità nel nuoto forzato dei roditori, una singola dose alta sembra avere effetti duraturi nel tempo [45].
Si è visto inoltre che le scimmie isolate in ambienti poveri di stimoli si autosomministrassero la triptamina regolarmente forse per il suo potenziale effetto antidepressivo [46].
L’iniezione di DMT ha alleviato i sintomi dei pazienti affetti da disturbo depressivo maggiore resistente ai normali trattamenti [47].

Una ricerca recente sembra suggerire che le microdosi possano produrre effetti positivi sui sintomi d’ansia e depressione, manifestando un potenziale simile a quello degli alti dosaggi senza collaterali ansiogenici.
Eppure come si legge nella pubblicazione non sono state notate differenze significative nei test sul climbing behavior o nel test di immobilità delle cavie maschio. Nelle femmine si è vista una riduzione delle densità della spine dendritiche opposta all’incremento osservato negli studi con i dosaggi allucinogeni. Non sono stati rilevati aumenti nell’espressione genica nella corteccia prefrontrale o del fattore neurotrofico cerebrale (BDNF). Infine non sono stati notati benefici a carico di socialità e funzione cognitiva diversamente da quanto pubblicizzato dagli appassionati di microdosi [48].

Anoressizante, anabolico
La somministrazione ripetuta di basse dosi di DMT ha ridotto il consumo di cibo dei ratti incrementando paradossalmente il peso corporeo [48].

Antivirale
In un esperimento in-vitro il DMT ha inito l’infezione da virus Zika allo stadio intracellulare del ciclo virale [49].

FARMACOLOGIA COMBINAZIONE AYAHUASCA
Ayahuasca-rossaSedativo, allucinogeno
L’assunzione orale di un decotto di ayahuasca ha ridotto l’attività motoria dei ratti, a dosaggi 15-30 volte superiori a quelli tradizionalmente impiegati ha potenziato la trasmissione serotoninergica [50].
Modula l’attività oscillatoria corticale riducendo le bande α, ϑ e δ, l’intensità delle allucinazioni visive è inversamente correlata alla densità delle oscillazioni α nella corteccia occipitale e parietale [51].

Dimagrante, anoressizante, anabolico
Dosaggi di ayahuasca pari a 4 volte la quantità tradizionalmente impiegata a scopo rituale assunti per 70 giorni col metodo della sonda gastrica hanno ridotto il consumo di cibo ed il peso dei ratti incrementando contemporaneamente i livelli sierici di testosterone [52].

Antiadditivo
L’Istituto di Etnopsicologia amazzonica applicata in Brasile ha combinato antropologia medica, scienze cognitive della religione, psiconeuroimmunologia, sociologia qualitativa e psicologia culturale nel trattamento delle tossicodipendenze con l’ayahuasca. Il consumo rituale viene considerato un modo di produrre nuove esperienze la cui memoria possa generare nuove narrative biografiche, queste possono essere integrate e seguite da cambiamenti importanti a livello psicologico, sociale e culturale.
Sono stati pubblicati 4 casi di remissione, nel caso di una donna affetta da HIV è stato registrato anche un effetto positivo sul carico virale [53].

Secondo un’ulteriore indagine, un campione di 41 adolescenti appartenenti ai culti religiosi brasiliani è stato confrontato con 43 soggetti che non aveva mai provato l’esperienza osservando un consumo ridotto di alcolici che però potrebbe essere dovuto anche agli altri elementi religiosi [54], anche nei topi ha inibito alcuni comportamenti associati allo sviluppo della dipendenza da alcolici [55].

Uno studio canadese sui tossicodipendenti delle comunità indigene ha indicato un significativo miglioramento nei punteggi psicologici associati all’abuso di sostanze. I soggetti hanno riportato di aver ridotto il consumo di alcol, tabacco e coca ma nessun cambiamento per quanto riguarda cannabis ed oppiacei [56].
In una ricerca condotta con analisi follow-up di un anno i consumatori cronici di ayahuasca delle chiese Brasiliane hanno mostrato miglioramenti nei test ASI Alcohol Use e Psychiatric Status, l’abuso di sostanze illegali era complessivamente inferiore se non si tiene conto della cannabis [57].

Nel centro Takiwasi in Perù la tradizione indigena curandera ed il consumo di ayahuasca ritualizzato sono stati integrati con la psicoterapia. I pazienti vengono sottoposti ad un trattamento che dura in media circa 9 mesi usando degli approcci psicoterapeutici fondati sul modello Jungiano transpersonale che punta a rivelare e superare le cause della dipendenza, oltre che a creare una connessione con qualcosa di superiore dando uno scopo all’esistenza. Le cerimonie di ayahuasca vengono tenute nella moloca, una grande casa comune, che per l’occasione viene “purificata energeticamente” con le erbe locali. I guaritori intonano i canti tradizionali e si fa abbondante uso di mapacho. Qualche evidenza sembra supportare l’efficacia del trattamento Takiwasi ma mancano esami di follow-up e un confronto con un gruppo controllo, limitandone così le possibili conclusioni oggettive [58].

Sono stati proposti diversi meccanismi con cui l’ayahuasca potrebbe esprimere i suoi effetti antiadditivi: in primis pare ridurre i livelli di dopamina e la trasmissione mesolimbica, di conseguenza anche il senso di ricopensa associato ad un comportamento additivo. La riduzione dopaminica nel sistema della ricompensa potrebbe interferire con la plasticità sinaptica coinvolta nello sviluppo e nel mantenimento della tossicodipendenza [15].
Anche gli effetti introspettivi e curativi sui traumi del passato possono indirettamente guidare verso l’astinenza, le esperienze transcendenti sono state collegate alla remissione come il famoso caso di Bill Wilson, fondatore dell’associazione Alcolisti Anonimi (AA).

Ansiolitico, antidepressivo, antipsicotico, antinfiammatorio
L’analisi dei tratti di personalità, dei sintomi psichiatrici e della qualità di 23 soggetti che hanno provato per la prima volta l’ayahuasca in contesto religioso sembra suggerire l’alleviamento dei sintomi psichiatrici e una spinta verso la confidenza personale e l’ottimismo nel gruppo del Santo Daime, la riduzione del dolore fisico e del senso di dipendenza nell’União do Vegetal. Tuttavia lo studio presenta parecchie limitazioni partendo dal campione estremamente esiguo, non viene considerato neanche l’effettivo dosaggio assunto dai partecipanti [59]

Un trial clinico ha mostrato un rapido effetto antidepressivo ed ansiolitico a dosaggi psicoattivi ma suballucinogenici nei casi di depressione resistente [60], simili risultati sono stati ottenuti in un esperimento più recente [61].

Da questionari compilati dai membri del Santo Daime ad 1 ora dall’assunzione dell’ayahuasca emerge un ridotto punteggio relativo agli stati di panico e disperazione, gli stessi autori però mettono in guardia da un interpretazione acritica sottolineando il ruolo potenziale della fede che gli adepti del culto hanno verso questi rituali [62].

La somministrazione negli individui affetti da disturbo d’ansia sociale ha incrementato l’autopercezione della performance linguistica [63].

Il DMT contenuto nell’ayahuasca agisce in maniera simile alla serotonina alleviando i sintomi di panico e depressione attraverso l’attivazione dei recettori 5-HT2 [64] e 5HT1A [65], un altro meccanismo antidepressivo potrebbe essere l’inibizione del recettore NMDA attraverso l’attivazione del recettore sigma-1 [66] o la modulazione dell’infiammazione sistemica [67].
Inoltre è stato ipotizzato che l’interazione con il recettore TAAR a basse dosi evochi un effetto ansiolitico, mentre alle alte avrebbe un effetto deleterio sui sintomi psicotici [68].
Anche la componente MAO-inibitoria è dotata di note proprietà calmanti ed antidepressive, soprattutto il THH che inibisce la ricaptazione della serotonina.

L’armina può incrementare il fattore neurotrofico cerebrale promuovendo la neurogenesi [69], attenuare lo stress ossidativo nell’ippocampo [70], ridurre il glutammato sinaptico incrementando l’espressione di GLT-1/EAAT2 e di conseguenza il trasporto dello stesso [71]. Inoltre ha un alta affinità per per il sito di legame 2 dei recettori dell’imidazolina (I2) [72], la cui sottoregolazione è stata osservata nella corteccia corticale e nell’ippocampo dei pazienti depressi.

Cannabinoide
E’ stata notato notato un aumento significativo nei livelli di anandamide, un cannabinoide endogeno, a 2 ore dall’assunzione dell’ayahuasca nei pazienti affetti da disturbo d’ansia sociale [73].

Analgesico
Un dottore affetto da dolore cronico da 10 anni a cui erano state diagnosticate fatica cronica e fibromialgia ha riportato un notevole effetto analgesico della durata di 15 giorni dopo aver fumato della changa, una combinazione a base di DMT e MAO-inibitori. In più dopo la seconda sessione ha eliminato i collaterali indotti dal precedente trattamento con la fluoxetina, ovvero ideazione autolitica e pensieri ossessivi [74].
Alte dosi intraperitoneali di estratto liofilizzato di ayahuasca (120mg/kg, circa 10 volte il normale dosaggio assunto dall’uomo) hanno mostrato un effetto analgesico nel modello animale da acido acetico e formalina. Inoltre ha incrementato l’effetto del propofol sulla coordinazione motoria delle cavie e l’analgesia da morfina nel test della piastra calda. A dosaggi più bassi (120mg/kg) ha ridotto la durata del sonno indotto dal propofol [75].

 

FONTI

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