Breaking Convention 2023

Breaking Convention Si è svolta nello scorso weekend presso l’Università di Exeter (contea di Devon, sud-ovest dell’Inghilterra) la sesta edizione della Breaking Convention, evento bi-annuale dedicato ai molteplici aspetti dell’universo psichedelico e autodefinitasi “il più grande convegno europeo sulla consapevolezza psichedelica”. Con oltre 200 tra relatori e animatori,  davanti a un pubblico pagante di oltre un migliaio di persone, entrambi provenienti da ogni parte del mondo, l’evento ha presentato in primis le ultimissime sulla ricerca scientifica, oltre a una varietà di interventi e discussioni che abbracciavano sociologia, legge, politica, arte, storia e filosofia e altri campi. Né sono mancati workshop, filmati, installazioni, spazi artistici e quant’altro.

Oltre a quest’ottimo resoconto di Lucid News, le prime reazioni sui social media (YouTube e Facebook) confermano gli entusiami della vigilia – in attesa di poter seguire direttamente, per chi non c’era, le videoregistrazioni di interventi e situazioni dipanatasi nella tre giorni. E d’altronde basta dare un’occhiata al programma completo e all’elenco degli speaker (in senso lato) per confermare l’indiscussa importanza dell’evento.

Fra i tanti “nomi illustri”, da segnalare: l’apertura di Jonathan Ott, pionere dell’etnobotanica, ideatore del termine “enteogeno” nonché traduttore (in inglese) dello storico LSD: My Problem Child di Albert Hofmann (1980); un intervento sulla necessità della metafisica nella ricerca e nella terapia psichedelica curato dal “filosofo della mente” Peter Sjöstedt-Hughes (membro del comitato scientifico di Psy*Co*Re); un excursus su psichedelici e la ricerca della vita dopo la morte proposta da Graham Hancock, noto esperto britannico sulle civilizzazioni antiche e le terre perdute; una conversazione a tutto campo tra Amanda Feilding (fondatrice della Beckley Foundation, maggior sponsor dell’evento) e David Luke; vari protagonisti della scena USA quali  Paul Stamets (Fungi Perfecti) e Rick Doblin (Maps).

Da notare infine la presenza di vari relatori italiani – intervenuti anche nelle varie edizioni degli Stati Generali della Psichedelia in Italia – tra cui Tommaso Barba & Bruna Gibaldi (“A New Summer of Love: long-term effects of psychedelic drugs on sexual functioning and satisfaction in healthy and depressed subjects”), Marta Santuccio (“Perspectival Neutral Monism and Psychedelic Experience”), Giorgia Gaia (“Kaos, Kilowatt & Ketamine: Spiritualities and Psychedelics in the Free Tekno Movement”), Chiara Baldini (“Mysticism, escapism, or activism? Spirituality and politics in festivals today”).

 

Bicycle Day 2023: l’LSD compie 80 anni

Bicycle Day 2023Eccoci all’ottantesimo anniversario del cosiddetto Bicycle Day, quando il chimico svizzero Albert Hofmann (1906-2008) decise di autosperimentare una sostanza sintetizzata 5 anni prima e lasciata nel cassetto, la dietilammide dell’acido lisergico (LSD). Il 16 aprile 1943, dopo averne notato una piccola quantità cadutagli sulla mano, provò sensazioni di irrequietezza e vertigine. Tre giorni dopo decise di assumerne deliberatamente 250 microgrammi, onde verificare le potenzialità terapeutiche e introspettive di quella nuova sostanza chimica – per poi tornarsene a casa in bicicletta, accompagnato dalla sua assistente, in preda ad effetti assai più intensi.

Ne emerse così un’esperienza inattesa e intrigante, che lo portò a dedicarsi completamente allo studio di questa e altre “medicine dell’anima“. Oltre a produrre centinaia di articoli scientifici e altri scritti in tema, Hofmann divenne direttore del dipartimento di prodotti naturali presso la Sandoz (oggi Novartis), dove riuscì a isolare i principali alcaloidi dei cosiddetti “funghi magici”, la psilocina e la psilocibina, oltre classificare la Salvia divinorum.

Per l’occasione, da segnalare l’uscita della traduzione italiana de Lo scienziato divino (PianoB), raccolta delle ultime riflessioni  di Hofmann (risalente al 2013), e un’utile ricapitolazione generale sull’ultimo Venerdì di Repubblica. Quest’anniversario è anzi diventato l’ennesima occasione non solo per festose celebrazioni collettive (a partire ovviamente da San Francisco fino a New YorkCopenhagen) ma anche e soprattutto per divulgare al meglio un passato importante (libri inclusi) e soprattutto per riflettere sui possibili futuri della psichedelia – meglio, del ruolo degli stati alterati di coscienza nel contesto dello sviluppo umano e planetario. Ciò alla luce sia del rilancio scientifico di queste sostanze e delle prime depenalizzazioni locali (in Usa) sia a fronte della corsa all’oro medico-psichedelico e di un eccessivo entusiamo generale. 

Come sottolineava lo stesso Hofmann, l’esperienza-esplorazione psichedelica rimane un percorso articolato e poco lineare, oltre che foriero di un approccio multidisciplinare e di un impegno personale e collaborativo, con ampie conseguenze socio-culturali a livello globale. E arricchito da ampie dosi di prudenza, informazione corretta e punti di vista diversificati, insieme all’impegno  a conoscere pregi, difetti e limiti di sostanze, operatori, aziende e quanti altri attivi oggi sul campo. Evitando magari di concentrarsi solo sulla sfera più trainante del “viaggio”, quella emotiva o estetica, per dare invece più attenzione alla preparazione e all’integrazione. Proseguendo cioè lungo un percorso teso verso una maturità psichedelica di ampio respiro.

Respinto il ricorso sulla “tabellizzazione” dell’ayahuasca

Rispetto all’inclusione da parte del governo italiano tra le sostanze proibite delle due piante da cui vengono estratti i principi attivi (armalina, armina e DMT) dell’ayahuasca, arriva ora la (prevista) notizia che il TAR del Lazio ha respinto il ricorso della ICEFLU — come riporta FuoriLuogo:

Con la sentenza 06031/2023 pubblicata oggi il TAR del Lazio ha respinto il ricorso contro l’inserimento da parte del Ministero della Salute dell’Ayahuasca nella tabella I delle sostanze illegali regolate dal Testo Unico sulle droghe. Ne ha dato notizia in una nota la Chiesa Italiana del Culto Eclettico della Fluente Luce Universale (ICEFLU) che valuterà quali iniziative intraprendere a seguito di questa decisione.

I giudici amministrativi pur rilevando come “l’ayahuasca e le piante in essa contenute non sono internazionalmente proibite dalla convenzione sulle sostanze psicotrope del 1971” hanno valutato che ai sensi del DPR 309/90 lo Stato possa inserire fra le sostanze illegali anche quelle non inserite nelle tabelle internazionali ma ritenute potenzialmente a rischio per la salute a seguito di “nuove acquisizioni scientifiche.” (art. 14, DPR 309/90). Non hanno convinto i magistrati nemmeno le contestazioni rispetto all’istruttoria, che per i ricorrenti non avrebbe tenuto conto degli studi sulla sostanza. Per il TAR del Lazio il parere di Istituto Superiore della Sanità e Consiglio superiore di sanità (quest’ultimo di nomina governativa) sono di per sè sufficienti a integrare l’iter preparatorio, insieme alle (due) segnalazioni del Sistema di allerta rapida e di ulteriori due segnalazioni di intossicazioni da parte del Centro Anti Veleni di Pavia in oltre 10 anni.

Per i giudici i ricorrenti non sono riusciti a dimostrare che “nel caso dell’ayahuasca e dell’armina e armalina si tratti di un mero effetto onirico visionario, quale stato modificato della coscienza, e non invece di un effetto allucinogeno” che è uno dei motivi per l’inclusione delle sostanze in tabella I della Jervolino-Vassalli come sostenuto dal Ministero. E’ stata respinta anche la richiesta di deroga per l’uso sacramentale dell’ayahuasca, sottoposta dall’ICEFLU che non essendo prevista per legge per il Tribunale Amministrativo Regionale “costituirebbe un precedente astrattamente riferibile a un numero indefinito di situazioni e di sostanze, con ogni conseguenziale rischio per la salute pubblica, unica finalità perseguita dall’amministrazione con l’inserimento delle sostanze nelle tabelle di cui al d.P.R. n. 309/1990“.

Infine anche la questione di legittimità costituzionale per violazione degli artt. 3 e 19 della Costituzione per i Giudici laziali “appare del tutto destituita di fondamento”. Oltre a non ritenere che il provvedimento violi il diritto religioso così come garantito dalla carta costituzionale il TAR richiama la sentenza 28167/2007 della Corte europea dei diritti dell’uomo che si era occupata di un caso analogo in cui una seguace del culto olandese che contestava il divieto di uso dell’ayahuasca durante le cerimonie. La Corte EDU nel caso specifico aveva stabilito “che il divieto di uso e consumo era da ritenersi legittimo in quanto non violativo dell’art. 9 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (nei medesimi termini, l’art. 10 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea tutela altresì la libertà di pensiero, di coscienza e di religione) in considerazione della circostanza che il divieto di uso della bevanda è stato motivato dalla necessità della tutela della salute pubblica (e dell’ordine pubblico).”

Fact-checking: Changa, l’invenzione di un occidentale???

Changa blendRiprendiamo l’attività dell’Osservatorio Media, ovvero il “fact-checking” della scena psichedelica, avviata tempo fa esaminando un articolo dedicato all’ayahuasca, occupandoci qui di DMT e changa – sostanze che al pari dell’ayahuasca nel tempo hanno dato vita a diverse “leggende urbane”. Stavolta anzi ad alimentarle non è solo la vulgata popolare bensì proprio quanti, sia in Italia che all’estero, vengono percepiti come dei veri “esperti”.

È il caso dell’australiano Julian Palmer, che sulla base delle sue conoscenze personali, della sua limitata esperienza personale e di materiale autoreferenziale da lui scritto si è autoproclamato “il padre della changa“. Dichiarando altresì di aver concettualizzato in chiave occidentale questo preparato che potremmo definire una “ayahuasca fumabile” come uno spinello, quindi con una “ritualità” conforme alla nostra matrice culturale.

A metterci in guardia però su questa affermazione fu già un intervento di Giorgia Gaia nel corso degli Stati Generali della Psichedelia in Italia del 2021, quando spiegò brevemente come su questo tema si fosse accesa una forte polemica sui forum specializzati e che in realtà Julian non ne era l’inventore ma sicuramente uno dei maggiori divulgatori. Partendo da qui abbiamo pensato di andare a fondo sulla questione cercando di fare ulteriore chiarezza.

La changa è la combinazione di DMT e betacarboline da fumare in una base vegetale secca, e per certi versi non è altro che una “enhanced leaf”, cioè del materiale vegetale infuso con principi attivi. Sarebbe come appropriarsi dell’invenzione del decotto o della tintura alcolica. In ogni caso, il concetto e la pratica di mischiare questi due ingredienti specifici e fumarli è antichissimo, sembra anzi risalire a prima dell’anno 2000 a.C.. Ad esempio, nei siti Inca di Cueva e Huachichocana in Argentina sono state ritrovate due pipe d’osso di puma e dei semi di Anadenanthera e Prosopis (un genere contente betacarboline). L’analisi del materiale ha individuato la presenza di DMT [AA, DISTEL. “Hallazgo de un sitio aceramico en la Quebrada de Inca Cueva.(Provincia de Jujuy) Découverte d’un site sans céramique du ravin de Inca Cueva (Province de Jujuy).” Relaciones 7 (1973): 197-235.].

A quanto pare esiste pure una polvere da fiuto tradizionale chiamata “changa” usata nelle tribù amazzoniche Quetchua e Shipibo, che consiste in foglie di Banisteriopsis caapi  (già presenti nel decotto dell’ayahuasca) polverizzate e mescolate con altre piante triptaminiche.

Spostandosi in occidente, non mancano i resoconti degli anni ’90 pubblicati sulla Entheogen Review che documentano il consumo di changa. Lo stesso Jonathan Ott, famoso etnobotanico, scrive di aver fumato il DMT infuso su foglia di caapi in quegli anni. Nella storica Psichedelics Encyclopedia di Peter Stafford, risalente al 1977 e ripubblicata nel 1993, vengono descritte diverse erbe infuse col DMT destinate ad essere assunte tramite combustione.

Nel suo libro Frammenti di un insegnamento psichedelico (Spazio Interiore, 2017) Palmer ribadisce di essere il creatore della changa. È assurdo pensare che sembri più plausibile che questa combinazione di due piante amazzoniche sia stata scoperta non dai nativi che le consumano da sempre, ma da un australiano nel 2000. Claim of fame del genere richiedono un’attenta verifica o si rischia proprio di riscrivere la storia in base a quanto dice tizio o caio.

A dire il vero anche altri editori nostrani hanno pubblicato con una certa disinvoltura testi che in realtà richiedevano revisioni importanti, vedasi Pharmako/Gnosis di Dale Pendell (Add, 2022), venduto come grimorio da non perdere ma che sottoposto a verifica ha generato più di 8 cartelle di errori e inesattezze, come abbiamo subito segnalato. Ovvio che il forte ritorno d’interesse verso i risvolti dell’universo “psichedelia” abbia generato simili rilanci anche nel Bel Paese, ma occorre stare attenti. E molto.

Oscar Wilde diceva: «Non c’è una seconda occasione per fare una buona prima impressione». È un peccato che anche certi ambienti della psichedelia globale perdano questa occasione del «far buona la prima». Un peccato ancor più grande se consideriamo la delicatezza dell’argomento. Segnalateci altri argomenti da sottoporre a verifica. Se vi sta a cuore l’argomento, non esitate a scriverci!

L’era delle esperienze tecnodeliche (senza psichedelici)

Esperienze tecnodelicheSecondo un rapporto di KPMG, rete globale di esperti interdisciplinari, entro il 2030 la realtà virtuale (VR nell’acronimo inglese) sarà utilizzata almeno quanto i telefoni cellulari, e spenderemo all’interno di essa la maggior parte del nostro tempo da svegli. Molte delle nostre attività quotidiane, lavorative e ricreative, si trasferiranno nel mondo virtuale. Non è dunque assurdo domandarsi come la realtà virtuale cambierà il nostro approccio alla psichedelia. In verità, sono tutt’ora disponibili alcune esperienze cosiddette tecnodeliche: esperienze simil-psichedeliche ottenute soltanto mediante l’uso della tecnologia, in particolare ricorrendo alla realtà virtuale.

Vale la pena di sottolineare che tali esperienze non prevedono l’assunzione di sostanze illegali, e dunque consentono di aggirare le innumerevoli problematiche le quali pregiudicano non solo l’utilizzo ma anche la sperimentazione con le sostanze psichedeliche. Utile al riguardo dare un’occhiata al Technodelic Manifesto (2020).

Attraverso queste esperienze potrebbe essere possibile ottenere gli stessi benefici terapeutici delle sostanze psicotrope ma senza alcun rischio per la salute: se si esclude il malessere che la VR può causare in alcuni soggetti predisposti (comunque per nulla dissimile dal mal d’auto), le esperienze tecnodeliche non dovrebbero provocare alcun effetto collaterale rilevante. Inoltre, le sedute con sostanze psichedeliche a scopo terapeutico richiedono generalmente dalle 4 alle 8 sessioni di preparazione all’esperienza, e la seduta dura dalle 6 alle 12 ore; nel caso delle esperienze tecnodeliche, invece, la preparazione necessaria dura solo pochi minuti, e l’esperienza stessa può avere una durata di un’ora, o anche meno.

Tuttavia, progettare esperienze di questo tipo non è affatto banale. Infatti, ad esempio, non è sufficiente riprodurre attraverso la VR quelle alterazioni della percezione che vengono normalmente esperite sotto l’effetto degli psichedelici, come ad esempio le allucinazioni: queste ultime sono solo un effetto dello stato alterato di coscienza, e ricrearle non equivale a produrre lo stato alterato di coscienza che le causa.

Una soluzione utilizzata da alcuni sviluppatori di esperienze tecnodeliche prevede stimolazioni sonore ed auditive con la stessa frequenza delle onde teta (caratteristiche degli stati alterati di coscienza) che siano in grado sincronizzare l’attività cerebrale a quella stessa frequenza. Nulla di troppo diverso dalla trance sciamanica indotta dalle incessanti percussioni.

Un’altra possibilità è stata invece esplorata da David Glowacki e colleghi presso l’Università di Bristol. I ricercatori inglesi hanno provato a riprodurre l’esperienza di dissoluzione dell’io tramite la realtà virtuale e, ispirandosi all’identità tra materia energia nella fisica quantistica, hanno fatto incarnare i partecipanti in corpi luminosi ed evanescenti. Inoltre, trattandosi di un’esperienza di gruppo, i partecipanti potevano osservare i loro corpi confluire l’uno nell’altro, e mescolarsi come se i propri confini fisici fossero diventati estremamente labili. I ricercatori hanno battezzato quest’esperienza “Is-ness,” termine coniato da Aldous Huxley nel suo saggio Le porte della percezione (1954)  per descrivere la qualità degli oggetti di “essere e basta,” da lui esperita sotto l’effetto della mescalina.

Glowacki ed i suoi collaboratori avevano già testato una versione dello “Is-ness” che richiedeva la presenza fisica dei partecipanti nel loro laboratorio. Invece, questa nuova versione ha consentito di superare le limitazioni imposte dalla pandemia facendo vivere un’esperienza collettiva a partecipanti i cui corpi fisici erano localizzati in parti diverse del globo.

I ricercatori hanno quindi comparato i dati raccolti sull’esperienza con quelli relativi ad esperienze psichedeliche classiche. In particolare, i partecipanti hanno compilato dei questionari il cui scopo era quantificare il grado di dissoluzione dell’io ed il senso di comunione tra loro, oltre all’intensità dell’esperienza psichedelica in generale. Quest’ultimo test era stato somministrato anche durante lo studio precedente, quando i partecipanti erano stati fisicamente presenti in laboratorio durante l’esperienza: i risultati ottenuti erano comparabili a quelli di un classico trip.

I dati dell’ultimo studio confermano come l’esperienza dello “Is-ness” sia qualitativamente affine alle esperienze con sostanze psicotrope. In particolare, al questionario relativo alle caratteristiche psichedeliche dell’esperienza, Isness  sembra provocare gli stessi effetti dell’assunzione di 20 mg di psilocibina e 200 μg di LSD. Inoltre, i punteggi ottenuti al questionario sulla dissoluzione dell’io sono molto simili a quelli conseguenti all’assunzione di 18 mg psilocibina, di 75–100 μg di LSD, e di 125 mg di MDMA. Per quanto riguarda il senso di comunione fra i partecipanti, i risultati sono statisticamente indistinguibili da quelli ottenuti durante sessioni di gruppo con sostanze psichedeliche.

Per ulteriori dettagli sulla trascendenza via VR e sul progetto “Isness-D” portato avanti dal team di David Glowacki si veda un ampio articolo apparso su Technology Review nell’agosto scorso, e ora tradotto in italiano sul blog di Cultive Cannabis.

Nonostante questi risultati promettenti, ancora resta da chiarire se le esperienze tecnodeliche siano effettivamente in grado di apportare quegli stessi benefici che vengono attribuiti agli psichedelici, dando così nuovo impulso alla ricerca in questo campo. Ad esempio, andrebbe verificato se le esperienze tecnodeliche possano essere utilizzate a scopo terapeutico, cioè per trattare la depressione, il disturbo da stress post-traumatico (PTSD) ed altre patologie psichiatriche – come è stato già comprovato, in aggiunta alla comune psicoterapia, per l’MDMA e altre sostanze psicotrope.

Nel caso di queste ultime, la dissoluzione dell’io si correla con il disgregamento di uno specifica area cerebrale, il default mode network (DMN) e tale disgregamento sembra essere responsabile, ad esempio, degli effetti che riducono o azzerano la depressione. Nel caso delle esperienze tecnodeliche, per quando l’analoga dissoluzione dell’io lasci ipotizzare un analogo effetto sul DMN, non sono ancora disponibili dati di neuroimaging conclusivi. Se venisse riscontrato un tale effetto, ciò lascerebbe sperare che un giorno la realtà virtuale possa diventare non solo un’alternativa a varie sostanze (tuttora) illecite, bensì addirittura una terapia psichiatrica pressochè priva di effetti collaterali.

Zone temporaneamente psicoattive? L’uso di droghe nei “free party”

È questo il titolo di un webinar previsto per Giovedì 9 marzo 2023 (h 17-18:30) promosso dallo European Masters in Drug and Alcohol Studies (EMDAS) dell’Università degli Studi di Torino. I seminari sono aperti a studenti, docenti, ricercatori, operatori sociosanitari — con accesso gratuito e pre-iscrizione qui: https://tinyurl.com/TpsyZ

Partecipano: Franca Beccaria, EMDAS
Tobia D’Onofrio, giornalista musicale (LA NORMATIVA ITALIANA SU RAVE E CONSUMO DI DROGHE)
Nicolò Bussolati, avvocato (LA RIDUZIONE DEL DANNO AI RAVE)
Stefano Bertoletti, psicologo
Enrico Petrilli, sociologo

Australia: approvato l’uso psico-terapeutico di MDMA e psilocibina

Dal prossimo primo luglio, l’Australia sarà il primo paese al mondo dove gli psichiatri potranno legalmente prescrivere Mdma (per la cura del disturbo post-traumatico da stress) e psilocibina (per il trattamento della depressione resistente ad altre terapie). Pur trattandosi di una “detabellizzazione” ristretta a questi protocolli terapeutici, si tratta di un importante riconoscimento anche a livello legislativo delle necessità di rivedere l’approccio generale alle sostanze psichedeliche.

Non a caso, fra le varie reazioni in loco, il dottor David Caldicott, docente di medicina d’urgenza presso l’Australian National University, ha spiegato che una fornitura controllata di Mdma o psilocibina “può avere effetti notevolissimi su condizioni spesso considerate refrattarie al trattamento…oltre alla possibilità di recuperare decenni di opportunità perdute di approfondimento del funzionamento interno della mente umana”, percorso abbandonato “per così tanto tempo nel quadro di una ‘guerra alla droga’ ideologica e mal concepita”.

Il governo federale ha deciso, dopo estese consultazioni pubbliche e il parere positivo degli esperti medici nonché dell’Advisory Committee on Medicines Scheduling, di spostare le due sostanze nella tabella 8 (sostanze controllate) dalla precedente 9 (sostanze proibite) per queste specifiche applicazioni. Per ogni altro caso ovviamente MDMA e psilocibina restano del tutto illecite.

Tra le prime linee-guida per l’applicazione di fatto, gli psichiatri dovranno richiedere l’approvazione ad un’apposito commissione etica e seguire altre procedure definite dalla Therapeutic Goods Administration (Tga) di Canberra soprattutto rispetto alla propria conoscenza e formazione nel campo specifico.

Altro punto da risolvere riguarda l’approviggionamento, non essendo previste per ora produzioni legali di tali sostanze. Invece gia’ presenti alcune norme a salvaguardia dei pazienti, onde prevenire abusi di vario tipo mentre si trovano “in condizioni particolari” sotto l’effetto delle sostanze. In definitiva, “ciò consentirà a tutti i soggetti coinvolti di testare l’intero processo”, ha spiegato Vinay Lakra, presidente della Royal Australian and New Zealand College of Psychiatrists.

La decisione del governo australiano potrebbe aprire la strada per dare una scossone alle norme internazionali tuttora di taglio proibizionista e indicare una via praticabile, qui e ora, per una necessaria ed oculata “de-tabellizzazione” di sostanze ancora illecite ma alquanto utili e diffuse.

Nel complesso, un ulteriore segnale di apertura e cambiamento che va ad aggiungersi al percorso, in atto da tempo negli Stati Uniti, per la depenalizzazione personale di alcuni psichedelici in ambito locale (l’ultima città a deciderlo è stata San Francisco lo scorso autunno. Ricordando che MAPS (Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies) è agli ultimi passi dei test clinici per ottenere l’approvazione dell’MDMA per il trattamento del disturbo post traumatico da stress (PTSD) e Compass Pathways sta seguendo un analogo percorso con la psilocibina per la depressione.

Lettera-appello contro l’attuale demonizzazione e repressione delle pratiche legate all’ayahuasca

La primavera scorsa il governo italiano aveva inaspettatamente applicato una manovra repressiva sull’ayahuasca, “tabellizzando” le due piante da cui ne vengono estratti i principi attivi (armalina, armina e DMT), Banisteriopsis caapi e Psychotria viridis. Tra le immediate e prevedibili conseguenze nefaste, il Santo Daime Italia (ICEFLU, Chiesa Italiana del Culto Eclettico della Fluente Luce Universale)  si è visto costretto a sospendere le loro pratiche religiose, spiegando fra l’altro: “Quindi sono centinaia le persone che, abituate tutti i mesi e tutte le settimane a partecipare alle loro pratiche religiose, non possono più esercitare la loro libertà di culto. Questo, da un altro punto di vista, è sicuramente una cosa grave, che crea un danno che non ha prezzo, inestimabile.”

Il Santo Daime Italia è attivo da oltre 30 anni, coinvolge centinaia di persone e nelle cerimonie non si sono mai verificati problemi di nessun tipo, né di salute né di ordine pubblico. E le chiese del Santo Daime nel mondo hanno delle deroghe alla legge sugli stupefacenti per uso rituale in un contesto controllato religioso in Paesi come Brasile, Perù, Stati Uniti e Canada.

Oggi nelle ceremonie del Santo Daime Italia si beve acqua anziché ayahuasca, affidandosi al Grande Spirito per il buon esito della vicenda, replicando così quanto avvenne negli Stati Uniti nel corso della battaglia legislativa intrapresa dalla União do Vegetal.

Nonostante gli appelli alle autorità e ai giudici nostrani, da  allora non si sono avuti aggiornamenti di alcun tipo. Nessun riscontro neppure alla nostra lettera aperta, indirizzata nel maggio scorso all’allora Ministro della Salute Roberto Speranza, in cui si diceva fra l’altro: «i numerosi professionisti, ricercatori ed esperti della materia coinvolti a vario titolo nella rete Psy*Co*Re si dichiarano interessati e disponibili a condividere – in qualità di consulenti interdisciplinari – il patrimonio di conoscenze raccolte in questi anni allo scopo di avviare un dialogo costruttivo e collaborativo sulla normativa in questione e, più in generale, sulle future politiche in tema di “droghe”».

Da notare che il giro di vite italiano ripropone analoghe restrizioni applicate da qualche anno in Francia, mentre recentemente anche in Spagna si sono verificate uscite sensazionalista e demonizzatrici dello stesso tenore. Sembra insomma che il quadro europeo si stia rapidamente muovendo verso la criminalizzazione dell’ayahuasca e di chi ne fa uso a vario titolo,  nonostante i molteplici e positivi sviluppi scientifici su questa e altre sostanze psichedeliche, oltre che in opposizione alla scena latino-americana dove questi rituali e pratiche restano al centro delle culture indigene (ma non solo).

In aggiunta all’ovvia libertà di religione, occorre ribadire che a livello globale l’odierno approccio culturale-scientifico è sempre più indirizzato ad armonizzare l’interdisciplinarietà, ben al di là del solo ambito psichedelico, nel nome di una rinnovata libertà cognitiva e dell’affermazione al diritto di frequentare ed esplorare liberamente i propri stati di coscienza, in rinnovata armonia con un sistema ecologico diversificato, ampio e fatto di nicchie ed ecosistemi in continua simbiosi e inter-relazione reciproca.

Non a caso il Chacruna Institute di San Francisco ha appena diffuso un’ampia lettera-appello che fa seguito ai problemi emersi in Spagna, per sensibilizzare l’opinione pubblica su queste dannose svolte repressive e disinformative, per affermare la solidarietà globale con gruppi e utenti spagnoli, e per sollecitare le autorità a rispettare la libertà di chi usa l’ayahuasca nei rituali religiosi. È anche possibile sottoscrivere direttamente la lettera-appello, di cui riportamo qui di seguito alcuni stralci tradotti (in cui si cita anche l’attuale situazione italiana).

«….Tra le ripercussioni negative c’è il caso di un utente di YouTube che si è infiltrato per nove mesi in un gruppo del Santo Daime in Spagna, utilizzando una telecamera nascosta per filmare cerimonie private senza autorizzazione. Costui ne ha poi pubblicato un video molto sensazionalista e autopromozionale, che ha raccolto quasi 600.000 visualizzazioni. Ha anche sporto denuncia per tentato rapimento dopo essere stato scoperto da uno dei membri del Santo Daime. Da allora, è stato invitato in diversi programmi televisivi, dove ha accusato il Santo Daime di essere una setta pericolosa che fa il lavaggio del cervello e fornisce sostanze illecite senza alcuna precauzione sanitaria o di altro tipo. Oltre alle ripercussioni del caso, la percezione pubblica dell’ayahuasca è progressivamente peggiorata, poiché poco dopo sono avvenuti raid e arresti di membri di due gruppi neosciamanici. (…)

L’emergere dell’ayahuasca come problema di salute e sicurezza pubblica, tuttavia, non si limita al caso della Spagna. Nel marzo 2022, il Ministero della Salute italiano ha emesso un decreto che vieta l’ayahuasca e le sue piante componenti, nonché i suoi costituenti attivi. La decisione del governo italiano ha colto di sorpresa i membri del Santo Daime nel paese, costringendoli a tenere le loro cerimonie bevendo acqua invece che ayahuasca come forma di protesta, come ha fatto l’União do Vegetal negli Stati Uniti durante il loro caso giudiziario. (…)

L’Italia ha seguito un approccio simile alla Francia. Nel 2005, appena tre mesi dopo l’assoluzione di un gruppo del Santo Daime a Parigi, accusato di consumo e traffico di sostanze illecite, il governo francese, attraverso il Ministero della Salute, ha vietato l’ayahuasca e le piante utilizzate per la sua produzione. Nel 2019 il leader dello stesso gruppo del Santo Daime assolto nel 2005 è stato nuovamente arrestato, e poi rilasciato su cauzione dopo essere stato detenuto per quattro giorni. Attualmente è in attesa del processo e potrebbe essere condannato a diversi anni di carcere. (…)

Stante questo scenario di arresti, procedimenti giudiziari, denunce sensazionalistiche e diffusione di paure, diffidenze e disinformazione, è necessario affrontare l’argomento in modo attento, lasciando da parte pregiudizi e preconcetti. È fondamentale in un momento come questo analizzare le conoscenze accumulate sul tema dell’uso religioso dell’ayahuasca, nonché comprendere i contesti in cui la regolamentazione della bevanda è avvenuta con successo, creando modelli di politica pubblica che possono essere studiati e adottati in altri contesti socioculturali. (…)

Il pregiudizio proibizionista legato allo stigma nei confronti di gruppi che usano l’ayahuasca, dipinti come “sette pericolose” dai mass-media anche dalle autorità pubbliche, serve solo a oscurare ed criminalizzare le minoranze religiose e le popolazioni tradizionali. (…) La regolamentazione dell’ayahuasca, e il riconoscimento dei gruppi che ne fanno uso, è un risultato non solo desiderabile ma necessario».

Etnobotanica 14: Mandragora, magia e farmacologia

MandragoraMITO E STORIA

Il nome Mandragora deriva dal greco antico μανδραγόρας forse derivato dal persiano merdum gija, “pianta umana”, in riferimento alla forma antropomorfa. È una della più antiche e famose “piante magiche” del mondo, e nei miti delle varie culture svolge un ruolo ambivalente tra il benefico e il malefico.

Le illustrazioni dei fiori di loto (Nymphea sp.) ritrovate negli affreschi e nei papiri delle tombe in Egitto spesso comprendono anche immagini di mandragola, per esempio la tomba di Tutankhamon era raffigurato un faraone con due mandragore e una Nymphea in mano [1].
Il botanico e biologo americano William Emboden ha ipotizzato che che fossero utilizzati per indurre una trance sciamanica e nei rituali di cura [2].

Nel Medioevo si pensava che la morte stessa piantasse questa pianta e che prosperasse vicino alle forche dei supplizi dove si nutriva di sangue e dolore. Documenti dell’epoca riportano che nascesse dall’urina di un uomo ingiustamente impiccato per furto. Si credeva che portasse fortuna e prosperità ma potesse anche indurre alla follia se maneggiata in maniera impropria: veniva venduta come un amuleto molto prezioso ma era anche associata alla stregoneria e alle disgrazie [3].

Presso gli Anglosassoni aveva poteri magici contro le presenze demoniache e il suo odore le ripugnava, anche Apuleio nel suo Herbarium parla della possibilità di usarla negli esorcismi.

Il primo a menzionare una cerimonia d’estrazione specifica per questa pianta fu Teofrasto nella sua Historia plantarum: bisognava fare tre cerchi con una spada intorno alla mandragola, quindi si doveva scavare rivolti verso l’Ovest. Un altra persona nel frattempo doveva danzare in circolo e pronunciare delle formule afrodisiache.

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SGPI22: Sezione MindBooks, i libri della mente

Per ulteriori approfondimenti, ecco un elenco di libri o pubblicazioni curati da alcuni relatori, seguiti dai rispettivi consigli di letture selezionate (con alcuni commenti).

– Alessandro Novazio

* Maturità psichedelica, Antologia interventi SGPI 19/20. Anima Mundi 2021 (co-curatore)

Libri consigliati:

* Norman Zinberg, Droga,set e setting – Le basi del consumo controllato di sostanze psicoattive. Edizioni gruppo Abele (2020)

Un pilastro della letteratura scientifica sull’uso controllato delle droghe, divenuto testo di studio per tutti i professionisti del settore. Il volume italiano è accompagnato dall’introduzione di Grazia Zuffa e dalla postfazione di Stefano Vecchio e Susanna Ronconi.

* Leonardo Montecchi, Officine della dissociazione, Pitagora 2000

* Sergio Ricossa, La fine dell’economia. Saggio sulla perfezione, Sugarco Edizioni 1986, ristampato da Rubbettino editore 2006

Un irriverente quanto divertente ritratto dell’economia vista come scienza dell’imperfezione. Un libro per tutti: sia per chi di economia capisce poco e vorrebbe capirne un po’ di più, senza per questo però doversi sorbire noiosi trattati, sia per coloro i quali hanno fatto dell’economia un’infrangibile fede.

* Fulvio Gosso, Per una scienza degli stati di coscienza, Altravista 2013

Il tema della coscienza analizzato e sviscerato nelle sue variazioni, nelle sue concezioni storiche e nelle sue definizioni prende spunto dalla consapevole necessità di costituire una nuova disciplina scientifica dedita allo studio degli stati di coscienza. Dalle definizioni empiriche e strutturali alle questioni epistemologiche, dall’analisi bibliografica dei principali autori contemporanei e della letteratura di genere alla definizione psicologica, culturale e sociale del concetto di coscienza, l’autore ci offre un saggio coinvolgente ed affascinante che trascina il lettore grazie al tono incalzante della sua indagine.

* Michael Pollan, Come cambiare la tua mente, Adephi 2019

– Carolina Camurati

Libri consigliati:

* Huxley, Aldous. Moksha. Scritti sulla psichedelia e sull’esperienza della visione. Mondadori, 2018

* Coppo Piero, Girelli Stefania. Schiudere soglie. Vie per la salute e la conoscenza. Colibrì edizioni, 2017

* Leonzio Ugo. Il volo magico. Storia generale delle droghe. 1969

* Leary Timothy. Il grande sacerdote. La bibbia della rivoluzione psichedelica. 1968

* McKenna Terence. Vere allucinazioni. Shake edizioni, 1989

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