Amanita muscaria: il fungo che cura

Amanita muscaria, il fungo che curaIn uscita l’ultimo saggio di Gianluca Toro, chimico in campo ambientale, per i tipi di Yume: uno studio approfondito sull’utilizzo medico dell’Amanita muscaria nel settecento basato su due testi dell’epoca.

L’Amanita muscaria è nota principalmente come specie psicoattiva con uso tradizionale e moderno sia passato che attuale, i cui effetti sono da attribuirsi sostanzialmente all’acido ibotenico e muscimolo.  Nella cultura popolare, il fungo è stato usato e si usa tuttora come insetticida, alimento e medicina. Tra gli altri composti individuati, che potrebbero trovare applicazioni micoterapiche, citiamo polisaccaridi, steroli, sfingolipidi, le vitamine C, E e D2, l’ercinina, fenoli, pigmenti, il R(–)-4-Idrossi-2-pirrolidone e composti del vanadio, con attività analgesica, antibatterica, antifungina, antivirale, antinfiammatoria, antiossidante, antinociceptiva, antitumorale e normoglicemica.

In questo contesto, sono presentati due testi tratti dalla letteratura medica del ’700, autori il chimico, chirurgo e barbiere J.C. Bernhardt (1710-1758) e il medico, farmacista e agrario C.G. Whistling (1748-1807). I due autori propongono una particolare forma di impiego dell’Amanita muscaria, ovvero come polvere ottenuta dal bulbo o comunque dalla parte inferiore del gambo. Nei loro scritti il fungo trova applicazione per il trattamento di diarrea, gonfiori, formazioni nodose, ferite, ulcere, scrofola, fistole, carie ossea, forme tumorali ed epilessia.

Alla luce dei dati presentati, si può ipotizzare un ruolo significativo dell’amavadina. Nel fungo questo composto del vanadio sarebbe coinvolto nell’autorigenerazione di tessuti danneggiati e in un’ulteriore protezione da attacchi microbici, il che potrebbe applicarsi anche nel caso dei tessuti umani, considerando inoltre che la concentrazione di vanadio e amavadina è massima proprio nel bulbo. Piú in generale, la struttura molecolare di determinati composti individuati nell’Amanita muscaria potrebbe costituire un modello per la sintesi di composti simili più efficaci dal punto di vista farmacologico.