Post Terapia: Psichedelia 2.0

Proponiamo di seguito alcuni stralci dell’articolo di Raffaele Cascone – psicoterapeuta sistemico-processuale, psicologo, presso il dipartimento Neuroscienze della Salute e Medicina Sperimentale, Università di Palermo – pubblicato sul numero di dicembre 2021 della rivista di musica MuMag:

Carlos Castaneda: Don JuanQuando alla fine degli anni ’60 del secolo scorso al culmine dell’era del rock e della psichedelia, uscì The teachings of Don Juan (in italiano A scuola dallo stregone), primo libro della saga dell’oriundo cileno-nord americano, scrittore e antropologo Carlos Castaneda, sembrò che non si trattasse di altro che di una narrazione astuta, che ri-introduceva nel mercato occidentale culture e pratiche, fino ad allora ai margini della cultura dominante, focalizzate sulla modulazione degli stati di coscienza, intesi come una pluralità di stati, in uno spettro che si estende dagli stati più riduttivi della convenzionalità fino agli stati alterati, alla perdita della coscienza e alle visioni mistiche.

Che la faccenda fosse più complessa ce ne accorgemmo fin dagli inizi: l’autenticità etnologica del materiale era dubbia, mentre circolavano anche voci di un segreto coinvolgimento nella scrittura da parte dell’intero dipartimento di antropologia dell’UCLA (University of California Los Angeles) e da parte dell’intero dipartimento di Etnometodologia di Harold Garfinkel con cui Carlos stava laureandosi.

Ciò avveniva in contemporanea con tre punti di virata: innanzitutto il dilagare attraverso i media elettronici del mercato degli stati d’animo, su cui da sempre si fonda la narrazione dell’universo Media, quella società dello spettacolo che ci arriva oggi, in forma transfigurata, come “spettacolo della società del virus”; poi il culmine dell’era rock con i due grandi festival-lager dell’isola di Wight e di Woodstock; infine il culmine dell’era psichedelica. Il declino di queste vicende fu brusco e inaspettato quanto tipico a causa della cessazione delle loro variegate condizioni di esistenza.

Altrettanto inaspettato è il fatto che oggi a sessant’anni di distanza queste condizioni si siano ricreate: a fine 2021, è in corso una massiccia entrata nei mercati e in borsa di investimenti nell’industria delle terapie psichedeliche, mentre Stati Uniti e Regno Unito approvano l’uso clinico terapeutico in psichiatria e in psicoterapia della Ketamina, in dosi sub-anestetiche, rivelatosi straordinariamente risolutivo in numerose sindromi resistenti alle cure. E’ l’inizio dell’era psichedelica 2.0, che noi preferiamo caratterizzare come nuova era “psicolitica”.

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Nella terza pubblicazione della saga, “Journey to Ixtlan”, (Viaggio a Ixtlan), Castaneda, trickster o autentico antropologo, manipolatore mediatico o pontefice che sia, ricorda come, allorchè i conquistadores europei distrussero la civilta antica nativa sud-americana, precedendo il prossimo venturo terrificante imperialismo nord-americano in sud-america, la spiritualità e gli esseri spirituali del territorio ne beneficiarono in modo clamoroso. Parafrasando Castaneda: Quando il Tonal, le creazioni materiali di una civiltà vengono distrutte, il Nagual, vale a dire la spiritualità pura in quanto fonte inesauribile di tutte le potenzialità cresce in modo esponenziale e irresistibile.

Per quanto spesso respinta o addirittura squalificata dalle popolazioni native sud americane, nord americane, la narrazione di Castaneda, ha ancora oggi vari meriti e varie implicazioni operazionali tra cui quello di proporre una serie di sconfinamenti in chiave post-etnologica, post-psicologica e addirittura post-psichedelica alle credenze relative alla percezione di sé stessi e dell’esistenza e alle limitatezze della propria ontologia.

Negli ultimi 40 anni il numero dei suicidi aumenta e i progressi terapeutici sono pochi e irrilevanti, malgrado gli avanzamenti nelle conoscenze di quella sindrome da PTSD, disordine da stress post-traumatico, che era proliferata propria a causa delle numerose guerre combattute.

E’ conseguente che in risposta allo stallo professionale emerga una tendenza verso la de-professionalizzazione delle cure almeno di quelle “psichiche”. Proprio in questo periodo di tentativi massicci multinazionali di medicalizzazione dell’esistenza , appare una “resistenza” imprevista nei meandri della Rete, in direzione di una ricostruzione già in atto dei “Commons”, dello spirito e della solidareità comunitaria e indipendente.

Questa proposizione si posiziona rispetto agli interrogativi di Bruno Latour con i suoi “Chi sono, oggi?” e “Dove atterrare?” a cui risponde con una versione aggiornata e operazionale del Nagual, inteso come fonte inesauribile di tutte le potenzialità. I suoi elementi costitutivi sono: la Rete come medium-media in versione psichico-somatico-spirituale; la connettività in quanto “Neo-commons”, territorio comune in cui condividere le risorse e implementare il dispositivo “cento e più anni di vita creativa attraverso la condivisione anche di una sola ora tra 10.000 persone”; infine la riconquista di quel pezzo di terra sottratta, su cui ri-atterrare per dare sempre e di nuovo corpo alla musica vivente degli esseri e delle cose, soprattutto per condividerla anche attraverso la parola, le arti, gli artefatti, e le tecnologie correnti.