In ricordo di Luigi Chiriatti

È scomparso recentemente lo studioso e musicista salentino Gigi Chiriatti, massimo esperto della”taranta” nonché interessato allo sciamanesimo e agli stati di coscienza di taglio nostrano. Questi alcuni stralci di un ricordo pubblicato sul sito della SISSC (Società Italiana per lo Studio degli Stati di Coscienza) a firma Maurizio Nocera.

Avevo conosciuto Luigi alla fine degli anni ’70, ma fu solo nel 1981 che andai da lui, a Calimera, per fargli un’intervista per una rivistina di provincia («Caffè Greco»), diretta dal poeta Antonio L. Verri. La intitolammo Intervista a Luigi Stifani, ed era una prima riflessione sul fenomeno della sofferenza e sullo pseudo sciamano di Nardò, conosciuto come il medico delle tarantate, che io e Luigi conoscevamo molto bene.

Da quel momento in poi non ci siamo divisi più. Ovviamente Luigi aveva messo le mani in molte cose. La sua Bibliografia 1977-2012 (Kurumuny, 2013), a cura di Sergio Torsello, altro protagonista fondatore della “Notte della taranta”, scomparso qualche anno fa, ne è una chiara testimonianza.

Nel 1978, Luigi si era laureato con una tesi su Il tarantismo vent’anni dopo Ernesto de Martino. Io avevo e ancora ho quella sua tesi di laurea e fu la base dalla quale si partì per quella sua prima esperienza intitolata Morso d’amoreViaggio attraverso il tarantismo pugliese, con le registe Annabella Miscuglio, R. Daopoulos, G. Lombardi (RVM, 60’, Prima rete indipendente Rizzoli), che divenne poi lo splendido libro editato più volte dallo stesso Capone editore (Cavallino, 1995) introdotto da George Lapassade. Ci volle un bel po’ per convincerlo a pubblicare quella tesi, ma alla fine ce la facemmo.

Inizialmente era restio, perché diceva di non sentirsi pronto. Da quel momento in poi, sia le inchieste sul campo sia le pubblicazioni cominciarono ad avere un ritmo continuo. Mi piacerebbe citarle, ma qui non è possibile. Ci saranno altri momenti per questo. Dico solo che io e Verri (produttori di riviste e giornali salentini) mai dimenticammo il buon Chiriatti, la cui firma appare sempre affiancate alle nostre.

Un evento però mi piace citare. Quello del volume di Luigi Stifani, Io al santo ci credo. Diario di un musico delle tarantate (libro più CD, Edizioni Aramirè-Istituto Ernesto de Martino, Lecce 2000) [con Maurizio Nocera, Roberto Raheli, Sergio Torsello]. Altro libro in comune fu quello di Gisele Schmeer, Il panno Rosso dove si narra di un uomo pizzicato dalla tarantola (Capone, Cavallino, 2001). E ancora Immagini del tarantismo (Capone editore, Cavallino, 2002).

E poi Con il miele e l’incanto di un sorriso. Il Salento nelle immagini di Annabella Rossi, in Vincenzo Esposito (a cura di), Annabella Rossi e la fotografia. Vent’anni di ricerca visiva nel Salento e in Campania, Liguori, Napoli 2003. E poi Giuseppe Mighali, Zimba, canti suoni e ritmi di Aradeo, Kurumuny (Calimera 2004, libro con CD (curatore con Maurizio Nocera e Sergio Torsello). E infine tanto altro ancora.

Fino a giungere all’ultimo saggio che gli avevo “commissionato” (si fa per dire, perché fra me e Luigi c’è sempre stata una comprensione totale) appena qualche mese fa, il cui titolo è Dalla cultura della sofferenza alla cultura dell’affermazione del sé (1989 – 1 maggio 1998), di cui ho scritto sopra.

L’ho pubblicato con questa premessa:
«Con questo primo articolo per «Anxa News» inizia la collaborazione del grande demologo salentino Luigi Chiriatti e del grande fotografo salentino Fernando Bevilacqua. Luigi Chiriatti ha dedicato l’intera sua vita all’analisi e all’approfondimento dei fenomeni ancestrali del Salento (tradizioni popolari, canti e cunti, tarantismo, musiche e danze popolari); importante la sua Bibliografia 1977-2012 (a cura di Sergio Torsello) dove è possibile rintracciare l’enorme mole di lavoro scientifico da lui svolto negli ultimi 40 anni».

Oggi Luigi Chiriatti non è più ma le impronte che egli ha lasciato in Salento, in Italia e mi piace pure pensare in buona parte dell’Europa, sono lì a segnare il passo di uno studioso convinto e scientificamente preparato. Impronte non cicatrici.

Vale per Luigi Chiriatti.