Tossicità della Calea Zacatechichi

ETNOFARMACOLOGIA
Dal punto di vista etnobotanico viene considerata da sempre sicura o per lo meno priva di tossicità significativa.
E’ stata impiegata in Messico ed America Centrale fin dai tempi precolombiani, secondo alcuni autori i maghi aztechi (nagualli) la consumavano per penetrare nel reame dei sogni di Tlàlocan.
I nativi Chontal la usano su popolazioni pediatriche e geriatriche senza raccomandazioni specifiche riguardo a posologia, interazioni farmacologiche o controindicazioni specifiche.
I dosaggi tradizionali variano molto in base all’applicazione, quelli oneirogeni sono relativamente alti (si parla di una “manciata”, più di 50gr di fogliame fresco) [1].

PRIMO STUDIO TOSSICOLOGICO
Uno studio in vitro del 2016 sembra contraddire il rinomato profilo di sicurezza di questa pianta: un estratto a base di Calea zzacatechichi ha indotto alterazioni a carico di funzionalità cellulare e mitocondriale nelle cellule renali HK-2 del tubulo prossimale [2].
-La prima cosa da notare è che si tratta di uno studio in-vitro isolato, non è conclusivo né attendibile come potrebbe essere una ricerca fatta su cavie animali o meglio ancora su esseri umani.
-Non esistono informazioni sulle concentrazioni sieriche dei fitocostituenti della Calea zacatechichi, non si sa se le dosi impiegate siano compatibili con quella assorbite con il metabolismo di intestino e fegato.
Il dosaggio in questo caso è estremamente importante per capire se davvero questa pianta sia da evitare: molte piante commestibili contengono lattoni sesquiterpenici dalle modeste attività citotossiche, non vuol dire che la cicoria sia velenosa o paragonabile agli effetti di un chemioterapico convenzionale.
-E’ stato usato un estratto metanolico, qualcosa di sconosciuto in medicina popolare e fuori dalla portata dello psiconauta medio moderno.
Inoltre non viene fornita alcuna informazione sulla quantità di materia prima impiegata, sulla resa e sulla concentrazione del preparato.

-Gli effetti citossici sulla viabilità delle cellule HK-2 sono dose dipendenti e lontani da quelli della cisplatina.

Dall’immagine si capisce come ci siano grosse differenze farmacodinamiche: già sopra i 200 μg/mL la percentuale di cellule vive è quasi 0 per il primo composto, per la Calea (questo specifico estratto metanolico) la dose necessaria alla morte cellulare completa è sui 1000 μg/mL circa 5 volte di più.
https://www.hindawi.com/journals/jt/2016/9794570/fig3/
-Per il test sulla tossicità mitocondriale sono stati misurati i livelli di specie reattive dell’ossigeno (ROS) tramite luminescenza in seguito ad un trattamento di 24 ore.

Il vettore relativo all’estratto di Calea zacatechichi si comporta in maniera simile al composto protettivo (acido valproico) fino ai 120 μg/mL, per poi porsi a metà tra i due controlli sui 300μg/mL.
Infine solo dopo i 1000 μg/mL supera i livelli ROS della cisplatina.
Questa pianta è ricca di lattoni sesquiterpenici dalla marcata azione inibitoria sul fattore di trascrizione NF-kB [3].
Questo meccanismo è alla base delle principali proprietà benefiche della Calea e delle sue potenziali applicazioni farmacologiche come antinfiammatorio, antitumorale, antidiabetico, anticoagulante, etc. [4].
Di contro però si ha un amplificazione delle specie ROS ed una diminuzione dei valori del potenziale di membrana mitcondriale (MMP) [5].
La cisplatina invece attiva il fattore di trascrizione NF-κB, e ha effetti principalmente proinfiammatori diametralmente opposti alla Calea [6].
Come altri attivatori dovrebbe indurre un aumento nel MMP e nei livelli ROS.
Il fatto che comunque si noti una diminuzione dei livelli MMP, è dovuto al blocco della trascrizione del DNA mitocondriale e al danno al DNA nucleare [7.].
L’iniziale apparente primato dell’estratto di Calea nel test potrebbe anche essere dovuto all’attivazione di NF-kB indotta dall’alto composto. che compensa la riduzione della MPP.
https://www.hindawi.com/journals/jt/2016/9794570/fig4/
-Per quanto riguarda i test sui marker associati alla nefrotossicità l’estratto di Calea si comporta in maniera molto simile all’acido valproico alle dose di 111 μg/mL, alla dose di 333 μg/mL mostra valori medi tra il controllo tossico e quello protettivo.

SECONDO STUDIO TOSSICOLOGICO
Una ricerca successiva contrasta completamente con lavoro di Mossoba et al. [8].
Sono state somministrate dosi intragastriche di estratto acquoso di Calea zacatechichi fino a 5000mg/kg (una dose ben lontana da quelle di comune impiego), quindi le cavie sono state tenute in osservazione per 14 ore poi sacrificate per prelevarne gli organi.
L’estratto non ha provocato morti, alterazioni del comportamento o lesioni, risultando atossico secondo i criteri di Lorke.

CONCLUSIONI
I lattoni sesquiterpenici di cui è ricca la Calea zacatechichi sono una classe di composti molto diffusa nel mondo vegetale anche in specie commestibili come gli asparagi, spinaci, lattugacee, etc.
Questi composti sono noti per avere un’azione citotossica e per questo sono tutt’oggi studiati come potenziali chemioterapici, eppure i casi di avvelenamento in seguito al consumo delle piante sono estremamente rari.
Il fatto è che le quantità presenti nelle fonti naturali sono molto basse e il sapore estremamente amaro scoraggia eventuali consumatori prima che riescano a farsi del male [9].
Anche l’Organizzazione mondiale della sanità tiene conto del fatto che una determinata pianta o preparato sia stato impiegato da lungo tempo senza nessun caso di tossicità documenta [10].
Questo ed anche il moderno impiego come oneirogeno e psichedelico testimoniano ancora un alto profilo di sicurezza per questa pianta.

FONTI
1)Rätsch, Christian. The encyclopedia of psychoactive plants: ethnopharmacology and its applications. Simon and Schuster, 2005.
2)Mossoba, Miriam E., et al. “Evaluation of “Dream Herb,” Calea zacatechichi, for Nephrotoxicity Using Human Kidney Proximal Tubule Cells.” Journal of toxicology 2016 (2016).
3)Bork, Peter M., et al. “Sesquiterpene lactone containing Mexican Indian medicinal plants and pure sesquiterpene lactones as potent inhibitors of transcription factor NF-κB.” FEBS letters 402.1 (1997): 85-90.
4)Fraser, Christopher C. “Exploring the positive and negative consequences of NF-κB inhibition for the trementina of human disease.” Cell cycle 5.11 (2006): 1160-1163.
5)Zhang, Chen, et al. “Transcription factor NF-kappa B represses ANT1 transcription and leads to mitochondrial dysfunctions.” Scientific reports 7.1 (2017): 1-13.
6)So, Hongseob, et al. “Cisplatin cytotoxicity of auditory cells requires secretions of proinflammatory cytokines via activation of ERK and NF-κB.” Journal of the Association for Research in Otolaryngology 8.3 (2007): 338-355.
7) Marullo, Rossella, et al. “Cisplatin induces a mitochondrial-ROS response that contributes to cytotoxicity depending on mitochondrial redox status and bioenergetic functions.” PloS one 8.11 (2013): e81162
8)Escandón-Rivera, Sonia, et al. “Anti-hyperglycemic activity of major compounds from Calea ternifolia.” Molecules 22.2 (2017): 289.
9)Keeler, Richard F., and Anthony T. Tu, eds. Handbook of natural toxins. Vol. 1. CRC Press, 1983.
10)WHO Expert Committee on Specifications for Pharmaceutical Preparations. “WHO Technical Report Series, No. 863, Annex 11 (Guidelines for the Assessment of Herbal Medicines)—Thirty-fourth Report.”