Bicycle Day 2022: la prima volta dell’LSD

Bicycle Day 2021 Torna anche quest’anno il Bicycle Day: anniversario di un evento risalente a 79 anni fa, quando il chimico svizzero Albert Hofmann (1906-2008) decise di autosperimentare una sostanza sintetizzata 5 anni prima e lasciata nel cassetto, la dietilammide dell’acido lisergico (LSD). Il 16 aprile 1943, dopo averne notato una piccola quantità cadutagli sulla mano, provò sensazioni di irrequietezza e vertigine. Tre giorni dopo decise di assumerne deliberatamente 250 microgrammi, onde verificare le potenzialità terapeutiche e introspettive di quella nuova sostanza chimica – per poi tornarsene a casa in bicicletta, accompagnato dalla sua assistente, in preda ad effetti assai più intensi.

Ne emerse così un’esperienza inattesa e intrigante, che lo portò a dedicarsi completamente allo studio di questa e altre “medicine dell’anima”. Oltre a produrre centinaia di articoli scientifici e altri scritti in tema, Hofmann divenne direttore del dipartimento di prodotti naturali presso la Sandoz (oggi Novartis), dove riuscì a isolare i principali alcaloidi dei cosiddetti “funghi magici”, la psilocina e la psilocibina, oltre classificare la Salvia divinorum.

A ricordo di quell’insolito giro in bicicletta non manca un omonimo libro illustrato, tutto a colori, curato nel 2019 dall’artista Brian Blomerth in stile “comic strip underground”, con la prefazione di Dennis McKenna. Invece un resoconto in prima persona si trova nell’autobiografia del Dr. Hofmann, ormai divenuta un classico della psichedelia, LSD: My Problem Child (ripubblicato in italiano nel 2015), insieme alle sue riflessioni a tutto campo su psichedelici, misticismo e scienza. Per chi volesse saperne di più, sono poi liberamente disponibili (in pdf) diversi Millelire (Stampa Alternativa) degli anni ’90: Viaggi Acidi, I misteri di Eleusi, Percezioni di realtà, I miei incontri con Huxley, Leary, Junger, Vogt. E fresca di stampa, va segnalata anche la traduzione dell’edizione 2008 di un altro tomo fondamentale curato da Hofmann insieme a Carl Ruck e Gordon Wasson, La strada per Eleusi (Piano B).

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La presenza importante (ma dimenticata) delle donne nel percorso dell’Lsd

Riportiamo alcuni stralci da un longread apparso pochi giorni fa su Fuoriluogo: un’articolata sintesi su uso ed effetti, storia e cultura dell’Lsd visti dalla specifica prospettiva femminile, curata dalle Chemical Sisters. Trattasi di uno dei vari aspetti poco discussi o finanche nascosti nell’attuale revival psichedelico, a volte fin troppo teso ad auto-esaltarsi in maniera univoca,  sorvolando su ambiti meno ovvi o popolari ma importanti (per non parlare di questioni controverse). Per esempio: «C’è molto da scrivere su donne e sostanze, ma il discorso sugli psichedelici è stato storicamente dominato dagli uomini», come si legge nel pezzo. Aspetti che invece meritano attente riflessioni come questa, soprattutto nel contesto italiano, e su cui torneremo a breve.

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Nel 2005, una studiosa che conosceva la figlia di Gertrude Paltin, trovò un raro libro di consultazione del 1971, scritto da sua madre e Oscar Janiger: A Bibliography of LSD & Mescaline: From the Earliest Researches to the Beginnings of Suppression. Janiger è una figura ben nota nella terapia psichedelica, ma Gertrude Paltin è quasi del tutto sconosciuta. La signora Paltin era una biochimica figlia di immigrati ebrei russi, conobbe il dott. Janiger in quanto il suo primo marito, un medico, era stato uno dei primi soggetti a cui Janiger somministrò l’LSD. È diventata anche lei sua paziente e successivamente assistente e coautrice di questa vasta bibliografia annotata che comprende opere in italiano, tedesco e francese e inglese, suddivise in 18 principali aree di interesse, tra cui pubblicazioni su amministrazione-dosaggio-tolleranza, studi psicologici, studi comportamentali e opere popolari e creative. I riferimenti compilati dalla sig.ra Paltin e Janiger, sebbene non focalizzati su applicazioni terapeutiche e completi solo fino al 1963, forniscono collegamenti altrimenti non recuperabili al primo corpus di conoscenze e ricerche che potrebbero altrimenti essere dimenticate.[1]

Questa vicenda è emblematica della storia nascosta delle donne nella ricerca psichedelica che spesso hanno sostenuto il lavoro dei loro partner e colleghi maschi, hanno fornito conforto ai partecipanti, sono state coinvolte come sitters in sessioni psichedeliche e hanno contribuito a scrivere relazioni, ma sono state molto raramente identificate come co-pari partecipanti ai lavori pubblicati.[2]

C’è molto da scrivere su donne e sostanze, ma il discorso sugli psichedelici è stato storicamente dominato dagli uomini. Le esperienze farmacologiche delle donne sono state contemporaneamente sensazionalizzate per i loro aspetti scandalosi e sterilizzate nei rapporti clinici, per cui il ruolo delle donne nelle indagini sugli psichedelici prima della loro messa al bando per legge è per lo più oscuro e le identità delle prime sperimentatrici donne sono spesso sconosciute. Il discorso sugli psichedelici ha teso a trascurare il contributo delle donne, ma studiose, artiste e terapiste coraggiose e determinate hanno guadagnato e richiesto la piena partecipazione a programmi di ricerca, forum professionali e sforzi educativi, e ora stanno cambiando questo campo. La filantropia è un po’ più indietro, ma è sempre stata un bastione del relativo conservatorismo. Come conseguenza dello storico squilibrio di genere, ci sono un certo numero di donne il cui ruolo significativo nell’esplorazione e nell’impiego di psichedelici per lo sviluppo spirituale, la scoperta personale e l’impatto terapeutico non è stato ben registrato o riportato.[3]

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Un mondo parodia

“Viviamo in tempi interessanti in cui è in corso una guerra spirituale tra le forze dell’apertura e quelle della chiusura. La conquista e la colonizzazione dell’Immaginazione uno degli obiettivi chiave di ciò che sta accadendo. E’ una guerra che dura da millenni e di cui la pandemia, oggi, rappresenta un’accelerazione. Ora è necessario recuperare, in almeno due punti sintetici, sommari e programmaticamente sconcertanti, la profondità storica di ciò che è in gioco con il dominio della Macchina algoritmica e che quest’ultima è in grado di smuovere, di stressare e, in un certo senso, di portare a compimento. Il compito sarà quindi di provare a raggiungere e a identificare il centro della battaglia e osservare, nel punto immobile dell’uragano, il dispiegarsi sincronico delle forze.” Questa l’opinione di Edoardo Camurri, giornalista e autore, assai vicino alle attività di Psy*Co*Re, espressa nell’ultimo intervento della sua rubrica su Il Foglio, non a caso intitolato Un Mondo Parodia.

Temi ripresi anche in un’ampia chiacchierata con Matteo Moca appena pubblicata su Kobo, che spazia dal ruolo fondamentale della televisione per la divulgazione e la mediazione per la formazione  alle conseguenze a tutto campo dell’attuale pandemia alla cultura come “pericolo e messa in discussione totale”. E tra i libri suggeriti per darci una mano nel comprendere quello che accade oggi, il conduttore di Radio Tre segnala anche Moksha di Aldous Huxley, per il quale ha curato prefazione alla versione italiana (Mondadori, 2018). E dove già proponeva simili contrapposizioni tra “le forze dell’apertura e quelle della chiusura”, ribadendo le molteplici le valenze dell’esperienza psichedelica nell’aiutarci a trovare una via d’uscita, purché diposti ad abbracciare un’unicità imprenscindibile:

Nel variopinto vocabolario psichedelico, forse, è oggi questa la parola da sottolineare, la parola chiave per la guerra spirituale in corso: irriconoscibilità. Per resistere al mondo algoritmico del deep learning digitale, bisogna sapersi rendere irriconoscibili, inclassificabili, imprevedibili. Occorre avere cioè un cervello capace di mettere in scacco l’algoritmo che è programmato per diventare noi; serve sviluppare un’intelligenza umana in grado di sopravanzare il passo dell’intelligenza artificiale. Bisogna rendersi unici.