Frontiere PsicoTerapeutiche 2021: nuovi orizzonti per l’Italia

Il 29 e 30 maggio scorso si è svolto il primo incontro interamente dedicato alle terapie assistite con psichedelici o tecniche psichedelico-simili. Gli incoraggianti risultati di due importanti trial clinici condotti dall’Imperial College di Londra e dalla non-profit statunitense MAPS, la crescita esponenziale del dibattito e il crescente interesse economico sul tema psichedelico (nel 2021 Mindmed, azienda di biotech e psichedelici, ha ricevuto 240 milioni di dollari per promuovere ricerche e sintesi di sostanze psichedeliche) e altri segnali dal variegato fronte psichedelico globale hanno portato il circuito di Psy*Co*Re a decidere che “i tempi sono maturi” per ampliare il discorso e l’approccio generale anche nella penisola.

O quanto meno per affrontare seriamente la domanda-chiave: ci si sta muovendo verso la maturità psichedelica in Italia? Da qui il workshop-convegno in oggetto, di cui proponiamo una breve sintesi commentata.

Si è partiti dalla proficua condivisione di propositi fra giovani psichiatri e psicoterapeuti (per esempio Rossana Garofalo, Pier Laurenzi, Federico Seragnoli) e quella di specialisti affermati come Leonardo Montecchi e Riccardo Zerbetto. A convincere ed unire infatti non sono soltanto le statistiche e i dati delle ricerche estere, ma anche le testimonianze di pazienti italiani che, attraverso l’esperienza diretta di efficacia della cura, hanno permesso al prof. Gilberto di Petta, psichiatra fenomenologo, di ricredersi rispetto alle sostanze psichedeliche: alcune di esse possono essere strumenti di salvezza.

Nel caso specifico portato dal prof. Di Petta, la sostanza in questione è la ketamina, già impiegata in anestesia e di cui è permesso l’uso nella terapia della depressione maggiore resistente ai trattamenti classici con inibitori della serotonina (SSRI). Tuttavia, ad oggi la responsabilità dell’utilizzo di questo farmaco off-label (non previsto dai manuali ufficiali) pesa sulla decisione del singolo psichiatra, che di conseguenza si trova orientato verso la variante S-Ketamina, per cui esistono invece ricerche specifiche che ne consentono l’uso on-label (per approfondire l’uso della ketamina in terapia vedi questo articolo di Gianluca Toro).

Il dott. Alessio Faggioli, psicoterapeuta nella clinica PsyOn di Praga, a cui viene offerta terapia assistita con la ketamina, ha fatto notare che la prescrizione della più economica (e più efficace) ketamina potrebbe passare in secondo piano a causa degli interessi economici che sostengono la sperimentazione e l’adozione della costosa S-Ketamina.

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Relazione europea sulla droga (EDR) 2021

Nel 2019 sono stati 2 milioni i giovani adulti (15-34 anni) (l’1,9 % di questa fascia di età) che hanno assunto MDMA nei Paesi della UE. Si va dallo 0,2 % in Portogallo all’8,5 % nei Paesi Bassi. Le stime di prevalenza per le persone nella fascia di età 15-24 anni sono più elevate: 2,2 % (1,0 milione). Invece l’uso di LSD e funghi allucinogeni è pari o inferiore all’1 % per entrambe le sostanze, tra i giovani adulti (15-34 anni). Ancora inferiore il ricorso alla ketamina (0.9%), che però nei Paesi Bassi sembra emergere come al sostanza più comune tra i giovani nel contesto della vita notturna.

Sempre sull’MDMA, tra i 15 paesi che hanno svolto indagini a partire dal 2018 e comunicato gli intervalli di confidenza, sette hanno segnalato stime più elevate rispetto all’indagine precedente, mentre otto hanno comunicato stime stabili. Tra gennaio e giugno 2020, la quantità media di MDMA per pasticca secondo i servizi di controllo degli stupefacenti in 10 città europee è stata di 177 mg (180 mg nello stesso periodo nel 2019).

Questi solo alcuni dati della recente Relazione europea sulla droga (EDR) 2021 curato dall’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (OEDT, in inglese EMCDDA), agenzia dell’Unione Europea istituita a Lisbona nel 1993. Trattasi di un progetto del tutto istituzionale e centrato soprattutto su dati relativi ai sequestri, consumo, decessi e ospedalizzazioni. Un ambito in cui, a partire dalla convenzione Onu del 1961, si continua a parlare genericamente di “droga” includendovi ogni sostanza illecita e dove al massimo oggi si accenna a una vaga riduzione del danno per limitare certi fenomeni. La cui misurazione rimane un punto critico: scarse e poco verificabili le fonti (dai sequestri agli ospedali), approccio poco oggettivo e neutrale perché basato comunque sulla “war on drugs”.

Dando comunque per buoni i dati relativi al 2019 – pur con le ridotte e alterne informazioni fornite dalle varie città europee, come ammettono gli stessi promotori – sono stati segnalati circa 2.400 sequestri di LSD, per un totale di quasi 115.000 unità. Diciannove paesi hanno segnalato 950 sequestri di funghi allucinogeni, per un totale di 55 chilogrammi. Sedici paesi dell’UE hanno segnalato circa 300 sequestri di DMT per un totale di 89 chilogrammi e quasi 75 000 unità.

Insieme alla metamfetamina, è calato l’uso dell’MDMA nella maggior parte delle città partecipanti, confermato tramite i sondaggi online e dal calo degli accessi ospedalieri correlati. Pur a fronte dell’introduzione di pasticche a basso dosaggio (soprattutto nei Paesi Bassi), ciò sembra dovuto alla quasi totale scomparsa dei grandi raduni di massa e altri eventi pubblici, dovuta all’emergenza Covid-19, dove Ecstasy e analoghe sostanze erano assai diffuse.

Interessante anche un altro passaggio del rapporto: «I dati dei sondaggi online delle persone che auto-dichiarano il consumo di droghe suggeriscono anche un maggiore consumo di alcol e una maggiore sperimentazione di psichedelici, come l’LSD e la 2C-B (4-bromo-2,5- dimetossifeniletilamina), e di droghe dissociative come la ketamina. Questo dato coinciderebbe con una crescita della domanda di sostanze potenzialmente ritenute più adatte al consumo domestico.»

Mentre sembra che nel corso del 2020, la coltivazione di cannabis e la produzione di droghe sintetiche nell’Unione europea sono proseguite ai livelli pre-pandemici, è preoccupante data la tossicità di alcune di queste sostanze, come dimostrato dal focolaio di oltre 20 decessi connessi al cannabinoide sintetico 4F-MDMB-BICA nel 2020. E nel 2019 sono state anche individuate oltre 400 nuove sostanze psicoattive sul mercato europeo.

La relazione europea sulla droga (EDR) 2021 è disponibile qui in versione integrale e in varie lingue, italiano incluso.

Etnobotanica 5: Ipomea tricolor e alcaloidi ergolinici

Ipomea Le ipomee fioriscono e muoiono in un singolo giorno: per questo sono da sempre simbolo di amore, passione e mortalità. Nel folklore cinese rappresentano gli amanti che si riescono ad incontrare per un solo giorno. Le antiche popolazioni mesoamericane utilizzavano il succo fresco della pianta come fonte di zolfo, necessario per vulcanizzare la gomma che estraevano da alcuni alberi.

Il noto educatore benedettino Pedro Ponce de Leon scrisse che i semi di Ipomea violacea, chiamati Tlitliltzin in lingua Nahuatl in riferimento al loro colore nero, venivano impiegati insieme al peyote e all’ololiuqui distinguendo per la prima volta la Rivea corymbosa dall’Ipomea violacea. Agli intossicati appare un piccolo uomo nero che esaudisce ogni desiderio, altre volte vedono Dio o degli angeli.

L’esperienza si svolge in un luogo appartato con l’ausilio di un guardiano per evitare che abbiamo contatti con altri mentre parla in preda al delirio. Una volta svaniti gli effetti, si chiede cosa avesse detto e la risposta viene considerata come una verità assoluta [1].

Ipomea Viene menzionata da Albert Hofmann nel libro curato insieme a Richard Evans Schultes e Christian Rätsch, Plants of the Gods: Their Sacred, Healing, and Hallucinogenic Powers (1994), come Ipomea violacea ma dall’immagine si vede chiaramente che la specie è invece una tricolor varietà heavenly blue (si nota dalla corolla che non è bianca) [2]. Sono molto simili e secondo alcuni autori sarebbero sinonimi: tuttavia piccole differenze tassonomiche permettono di distinguere due specie appartenenti a sottogeneri diversi, Eriospermum per la violacea e Quamoclit per la tricolor.

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Workshop: Frontiere PsicoTerapeutiche 2021

Frontiere PsicoTerapeutiche 2021“Frontiere PsicoTerapeutiche 2021. Stato dell’arte e prospettive delle psicoterapie in Italia” è un evento-workshop previsto per sabato e domenica 29 e 30 Maggio a Torino (in modalità ibrida, online e in presenza, capienza massima 50 persone) dedicato a discussioni e approfondimenti riguardanti la psicoterapia assistita dall’esperienza psichedelica (i principali induttori saranno psilocibina, ketamina e respiro olotropico) nel contesto della cura di patologie quali depressione maggiore, disturbi alimentari, ansia da fine vita e dipendenze.

Verranno discussi i punti di forza e le debolezza delle cosiddette TP e simil-TP (terapie psichedeliche e simil)”, affrontando la prima volta in modo specifico questo tema in Italia. Un momento per essere protagonisti attivi, animare una discussione, condividere idee ed elaborare soluzioni con l’obiettivo di raggiungere risultati tangibili. Alla ricerca di una sintesi che esprima il frutto della collaborazione e della contaminazione reciproca.

Questo primo incontro vuole essere l’occasione privilegiata per avere un contatto diretto con alcuni dei principali enti (Grof Legacy Training, MAPS, CIIS, Mind Foundation) , che offrono formazione in ambito delle terapie psichedeliche e simili nel panorama attuale, oltre che con varie scuole primarie di specializzazione in psicoterapia riconosciute dal MIUR.

Organizzato da un team multidisciplinare, composto principalmente da psicologi, psicoterapeuti e psichiatri riunitosi all’interno di Psy*Co*Re, il workshop punta sull’urgenza intavolare una discussione competente e trasparente intorno al tema anche in Italia, senza escluderne le componenti etiche ed economiche. Per questa ragione anche opinioni critiche argomentate saranno le benvenute.

Qui tutti i dettagli e il programma completo , mentre qui la domanda di partecipazione che tutti i soggetti interessati devono compilare in anticipo (volontari, addetti ai lavori, giornalisti/media, pubblico uditore e/o sostenitore del progetto).

Le sessioni di domenica 30 maggio, ore 11:30-12, verranno trasmesse in livestreaming aperto a tutti (su questo spazio e sulla nostra pagina Facebook).

Bicycle Day 2021: da Albert Hofmann alla maturità psichedelica

Bicycle Day 2021Esattamente 78 anni fa il chimico svizzero Albert Hofmann auto-sperimentava una sostanza sintetizzata 5 anni prima e lasciata nel cassetto, la dietilammide dell’acido lisergico (Lsd). Prima in modo accidentale (16 aprile 1943) e poi consapevolmente (19 aprile), in quello che è divenuto noto in tutto il mondo come Bicycle Day. A ricordo e “celebrazione” di questi eventi, non mancano certo le testimonianze e i materiali originali anche in Italia, soprattutto ora che la questione va conquistando sempre più attenzione a  livello mainstream  (incluse giuste critiche e lacune).

Si parte dalla video-chiacchierata con Gilberto Camilla, presidente onorario della SISSC (Società Italiana per lo Studio gli Stati di Coscienza) svoltasi il dicembre scorso in occasione degli Stati Generali della Psichedelia in Italia 2020, dove emergono aneddoti e altri dettagli inediti proprio riguardo al Dr. Hofmann.

Per chi volesse saperne di più o rileggere quelli che sono divenuti dei veri e propri “classici” di e su quest’ultimo, sono disponibili diversi Millelire degli anni ’90, la storica collana di Stampa Alternativa, scaricabili liberamente in pdf: Viaggi Acidi, I misteri di Eleusi, Percezioni di realtà, I miei incontri con Huxley, Leary, Junger, Vogt.

Tre giorni fa si è poi svolto il primo evento curato da PsyCoScienze, organizzazione formatasi recentemente a Napoli e dedita alle questioni relative a scienza e cultura psichedelica tramite un approccio integrato e interdisciplinare, con un livestreaming su Facebook dal titolo significativo: L’esperienza psichedelica: verso un nuovo paradigma di cura?

Senza dimenticare l’imminente lancio un nuovo progetto ad hoc: Tornare a Eleusi e ai suoi Grandi Misteri, con una serie di materiali inediti e di appuntamenti quindicinali online, curato dal Prof. Riccardo Zerbetto. Il quale ha tenuto interventi in tema nel corso degli Stati Generali della Psichedelia in Italia sia nell’edizione 2019 che in quella 2020, e ha discusso l’ipotesi di uno “sciamanesimo occidentale” con Massimiliano Palmesano in un recente livestreaming.

Come sottolineava ripetutamente Hofmann e come confermano i soggetti e le risorse di cui sopra, l’esperienza-esplorazione psichedelica rimane insomma un percorso articolato e poco lineare, oltre che foriero di un approccio multidisciplinare e di un impegno personale e collaborativo, con ampie conseguenze socio-culturali a livello globale. Pur a fronte delle ovvie promesse terapeutiche è bene evitare l’ipermedicalizzazione e i facili entusiasmi sull’onda del cosidetto “rinascimento psichedelico”, evitando scorciatoie e facili illusioni,  insistendo a favore di prudenza e informazione, con grande attenzione a dose, set, setting, a livello personale, oltre al rispetto di importanti linee-guida etiche per le entità che operano variamente nel settore.

In aggiunta al fatto non da poco che trattasi di piante, sostanze e pratiche tuttora illegali, pur le eccezioni emergenti di depenalizzazione in poche città Usa, insieme al peso burocratico e finanziario per le sperimentazioni scientifiche in corso soprattutto in ambito anglosassone. Come pure importante è riconoscere a queste “medicine per la coscienza” quel valore che hanno avuto in molte culture sin dall’antichità, ovvero porsi come un ponte con il mondo dello spirito, verso la dimensione sacra della vita. Ergo, nella divulgazione per il grande pubblico di queste complessità, oggi più che mai è il caso di puntare a un approccio sfaccettato e articolato: più maturo.

Albert HofmannUn contesto in cui è importante, per tutti i soggetti nostrani variamente coinvolti o interessati all’attuale riscoperta degli psicheledici, operare lungo un percorso collaborativo teso alla possibile Maturità Psichedelica. A partire dal fatto di essere consapevoli e ben informati su pregi, difetti e limiti di sostanze, operatori, aziende e quanti altri attivi oggi sul campo. E sfruttando al meglio l’universo online, farsi un’idea propria e discuterne negli spazi condivisi.  Evitando magari di concentrarsi solo sulla sfera più trainante del “viaggio”, quella emotiva o estetica, per dare invece più attenzione alla preparazione e all’integrazione.

Questioni ben note agli addetti e ripetutamente menzionate da pionieri come il Dr. Hofmann – che merita tutti i nostri ringraziamenti – ma spesso ignorate o sottovalutate da chi si avvicina alla psichedelia solo sull’onda di questo revival. E a cui sono dedicati anche diversi passaggi di una intervista di PulpLibri  con Alessandro Novazio, fondatore e coordinatore della rete Psy*Co*Re. Puntando così a un Bicycle Day sempre più maturo, collaborativo e consapevole.

 

Perché festeggiare il Bicycle Day? Ovvero dell’importanza delle variabili non farmacologiche

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo contributo di Simone Capozzi*

La sintesi dell’LSD-25 aprì le porte di una radicale rivoluzione negli studi sugli effetti delle droghe, dando il colpo di grazia definitivo alla tesi “farmacocentrica”. Secondo questa tesi, gli effetti delle droghe sarebbero indipendenti dal contesto in cui si muove una persona, dalle sue aspettative e credenze, dalla personalità; esisterebbe un insieme specifico, determinabile e prefissato di effetti per ogni sostanza. Certo, ancora oggi, c’è chi sostiene il contrario, forse in cattiva fede, perché ci sono letteralmente migliaia di contributi scientifici a testimoniare il contrario. Lo studio di queste variabili ci sembra importante Psychedelic Experiencenella drug education sia all’interno delle attuali politiche sulle droghe sia in ottica futura.

Come il vecchio Proteo, l’LSD ha cambiato forma molte volte: è stata considerata cura per l’alcolismo, siero della verità, facilitatrice dell’insight psicoanalitico, agente liberatore della rivoluzione, afrodisiaco, agente perturbatore del DNA, un sacramento e infine una sostanza di nessuna utilità medica o con alto potenziale d’abuso (definizioni della Tabella 1 del Controlled Substances Act approvato nel 1970 in Usa).

Queste enormi differenze di ruoli e funzioni si ritrovano nell’azione della sostanza. Invece di produrre effetti determinati, come l’alcool e le amfetamine, LSD e altri psichedelici agiscono come “catalizzatori a-specifici e amplificatori della psiche” (Stanislav Grof, LSD Psychotherapy). Ciò vuol dire che i contenuti della mente – formata tanto da processi sociali e frame culturali quanto dalle aspettative psicologiche e le disposizioni biologiche- contribuiscono attivamente alla composizione del trip. Lo studio degli effetti dell’LSD ricorda la parabola dei ciechi e l’elefante.

Il 9 settembre 1961, Timothy Leary, all’epoca psicologo alla Harvard University, sottopose alla American Psychological Association un articolo in cui sosteneva la fondamentale importanza delle variabili non farmacologiche delle sostanze psicoattive, il cosiddetto set (personalità, preparazione, aspettative, intenzioni ma anche stato d’animo, paure, desideri) e l’ambiente fisico e sociale, detto setting. Questo articolo è considerato il contributo più importante di Leary alla ricerca sulle droghe. In un altro articolo del 1967, On Programming the Psychedelic Experience, Leary e Metzner proposero un’ardita e bizzarra scienza del set e del setting: sostennero che i naviganti potessero programmare l’esperienza psichedelica in anticipo, come gli spettatori di un programma televisivo, ricorrendo a specifici yantra tibetani, mantra, incensi e alcune posizioni di yoga.

Ci si potrebbe chiedere: le stesse variabili non valgono anche per sedativi, tranquillanti, stimolanti? Già nel 1959, infatti, Anthony F.C. Wallace osservò che i fattori culturali hanno un ruolo fondamentale negli effetti anche delle sostanze non psichedeliche. Quest’idea verrà ripresa poi in un libro fondamentale dello psichiatra Norman Zinberg, Drug, Set and Setting (1984), da qualche anno disponibile anche in traduzione italiana. L’aggiunta del terzo elemento-droga si spiega con l’intenzione di Norman Zinberg di estendere l’uso dei concetti di set e setting al di là degli psichedelici. Zinberg li utilizzò nello studio della dipendenza da eroina, sviluppata dal 35% delle truppe americane in Vietnam. L’oppio veniva usato strategicamente dai Vietcong per abbassare il morale delle truppe americane, si trovava a basso costo ed era ampiamente disponibile in quell’area del Sud-est asiatico conosciuta come il “triangolo d’oro”. La noia, il senso di inutilità e l’uso diffuso e tollerato nell’esercito, furono fattori poi decisivi nello diffusione della dipendenza. Riposando sull’implicita convinzione che “once an addict, always an addict”, le politiche governative degli USA furono completamente fallimentari nella riduzione della dipendenza. Ciononostante l’88% dei soldati, al ritorno, interruppe volontariamente l’uso di eroina. Com’era possibile?

La sociologa Lee Robins condusse una ricerca raccogliendo centinaia di interviste di reduci eironomani: raccontavano che tornati in patria non c’era più bisogno di assumere qualcosa che medicasse gli stati mentali negativi. In patria, inoltre, sarebbero stati stigmatizzati da amici, parenti e consorti; pertanto l’88% interruppe l’uso di eroina. Ritornati in patria, in un contesto ambientale differente e privo degli stimoli che eccitavano uso di eroina, i reduci abbandonarono quest’abitudine (non c’è alcuna miracolosa trasformazione psicologica).

Le ricerche negli ultimi decenni hanno seguito direzioni interessanti: Peter Cohen ha utilizzato i concetti di set e setting nello studio delle abitudini degli utilizzatori di cocaina in Olanda; Dweyer e Moore hanno invece evidenziato l’influenza dei fattori sociali nell’uso ricreativo delle metanfetamine. Set e setting, così, si rivelano strumenti fondamentali nelle politiche di riduzione del danno e nella ricerca scientifica sulle droghe.

Ancora una volta: grazie mille, Albert!


Simone Capozzi: ha studiato filosofia e scienze cognitive, laureandosi in filosofia della mente con una tesi sulla DIED (Drug Induced Ego Dissolution). È co-fondatore e parte di PsyCoScienze.

Conversazioni Psichedeliche: Gilberto Camilla su Albert Hofmann

In occasione del 78.mo anniversario della scoperta dell’LSD – quando il 16 aprile del 1943 il chimico svizzero Albert Hoffmann ne scoprì casualmente gli effetti, per poi ripetere consapevolmente l’esperimento tre giorni dopo in quello che è divenuto noto in tutto il mondo come bicycle day – riproponiamo qui la video-chiacchierata tra Alessandro Novazio, ideatore e cofondatore di PsyCoRe, e Gilberto Camilla, presidente onorario della SISSC (Società Italiana per lo Studio gli Stati di Coscienza) svoltasi il dicembre scorso in occasione degli Stati Generali della Psichedelia in Italia 2020.

Gilberto Camilla ha conosciuto personalmente Albert Hofmann, avendone frequentato in diverse occasioni la sua casa a Basilea. Nella chiacchierata racconta aneddoti e altri dettagli inediti di questa loro amicizia – più specificamente, in apertura e dal minuto 16:30 in avanti.

 



 

L’esperienza psichedelica: verso un nuovo paradigma di cura?

Psycoscienze NapoliVista la crescente attenzione dedicata dall’informazione mainstream nostrana all’universo psichedelico (incluse giuste critiche e lacune), ecco un ulteriore evento online da non perdere. Soprattutto perché si muove lungo il non semplice ma necessario percorso verso una maturità psichedelica a tutto tondo. Vari esperti e addetti affronteranno un tema cruciale per lo scenario odierno: “L’esperienza psichedelica: verso un nuovo paradigma di cura?”

Questo livestreaming su Facebook muove dall’evidenza per cui alcune caratteristiche dell’esperienza psichedelica si sono rivelate particolarmente significative nella cura del disagio mentale: aumento dell’introspezione, cambiamento della percezione di sé e del proprio corpo, un più ampio spettro emotivo e percettivo-sensoriale, fino ad esperienze di dissoluzione dell’ego, ovvero perdita dei confini tra sé e mondo, caratteristica che conferisce, per alcuni, un sapore mistico all’esperienza psichedelica.

È la prima uscita pubblica di PsyCoScienze, organizzazione formatasi recentemente a Napoli in seguito all’incontro di accademici, ricercatrici e ricercatori, operatori della salute e dedita alle questioni relative a scienza e cultura psichedelica tramite un approccio integrato e interdisciplinare. Il gruppo collabora con vari soggetti che sul territorio lavorano alla cura delle dipendenze, salute mentale e droghe. Prossimamente si occuperà anche di cannabis, con un focus particolare sempre sugli usi terapeutici, e sta lavorando a un incontro sul carattere epistemologico delle visioni (nel contesto di una “consciousness culture” aperta e collaborativa).

L’evento vuole anche  “festeggiare” la ricorrenza del 16 aprile del 1943, quando il il chimico svizzero Albert Hoffmann scoprì casualmente gli effetti del LSD, per poi ripetere consapevolmente l’esperimento tre giorni dopo in quello che è divenuto noto in tutto il mondo come bicycle day. Oltre che stimolare ulterioramente la conversazione generale e ribadire, insieme al valore terapeutico dell’esperienza psichedelica, l’importanza di valutarne appropriatamente rischi e limiti.

MDMA: effetti, rischi e potenzialità terapeutiche

Articolo a cura di Fab S.*

Dopo la cannabis, l’ecstasy è tra le sostanze più usate per scopi ricreazionali, soprattutto nei rave ed altri eventi di massa giovanili [1]. Nella comune versione “da strada”, queste coloratissime pastiglie contengono metilen-diossi-metamfetamina, o MDMA , oltre ad eventuali sostanze additive la cui natura sfugge a qualsiasi controllo. Ne risulta un senso di vitalità, di euforia, e di amore cosmico in grado di amplificare a dismisura l’esperienza di un rave.

EcstasyEffetti questi dovuti in parte alla sua interferenza con la trasmissione serotonergica, tale da provocare un massivo rilascio di serotonina (il cosiddetto neurotrasmettitore del benessere) ed una sua maggiore permanenza nello spazio sinaptico [2,3,4]. Tuttavia, a ciò segue un effetto di rebound dovuto all’esaurimento della riserva di serotonina. Da un lato, al sabato sera, l’MDMA provoca un’esperienza di estremo benessere dovuto all’aumento dei livelli di serotonina; dall’altro, la deplezione di serotonina dal tessuto cerebrale è responsabile di un effetto diametralmente opposto che caratterizza i giorni successivi: si tratta della cosiddetta “depressione infrasettimanale” [2,3,4].

Negli ultimi anni sono anche cresciuti interesse e ricerche il potenziale utilizzo in psicoterapia, proprio in virtù del fatto che l’MDMA sembra favorire “l’apertura verso gli altri” [5,6,7]. Tale possibilità, inizialmente (ri)proposta dal biochimico e farmacologo californiano Alexander Shulgin (1925-2014), è al centro del percorso clinico-procedurale avviato nel 2019 dalla non-profit MAPS (Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies) per ottenerne la formale approvazione delle autorità sanitarie Usa come coadiuvante della psicoterapia, oggi giunto alla sua terza e ultima fase. Iniziativa questa tra le prime a rilanciare su grande scala l’interesse scientifico verso i potenziali usi terapeutici degli psichedelici. Nello specifico, è stato riscontrato come l’MDMA sia un ottimo candidato per la terapia del disturbo da stress post-traumatico (PTSD nell’acronimo inglese), ed in generale come coadiuvante alla terapia di quelle patologie psichiatriche che scaturiscono da esperienze traumatiche.

Per la sua capacità di favorire un approccio positivo verso il mondo, l’MDMA sembra un eccellente candidato per la terapia del PTSD, in quanto consentirebbe ridurre la paura associata al confronto con il ricordo traumatico, facilitando così il percorso di psicoterapia [5,6,7]. Inoltre, essendo in grado di favorire l’estroversione ed i comportamenti prosociali (probabilmente mediati da un aumento dei livelli di ossitocina, l’ormone dell’accudimento [8]), l’MDMA migliorerebbe anche il rapporto con il terapeuta, laddove il PTSD è spesso caratterizzato da una difficoltà nelle interazioni sociali [5,6,7]. Alla luce di ciò, è stato addirittura proposto che l’MDMA possa migliorare le capacità empatiche delle persone affette da autismo, le quali hanno notoriamente difficoltà nel provare empatia [6]. [Continua qui]

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Etnobotanica 3: funghi Psilocybe

funghi psilocybeNon si sa con precisione quando il genere Psilocybe sia originato: in base a dei reperti fossili di Archaeomarasmius, un genere estinto, si stima che la presenza dell’ordine Agaricales risalga al Cretaceo medio [1].

Tuttavia data la struttura soffice degli agaricali che ne rallenta la fossilizzazione, alcuni autori ipotizzano possa essere antecedente a questo periodo.

La maggior parte degli archeologi non ritiene che i funghi psilocibinici abbiano avuto un qualche ruolo nella preistoria, le teorie riguardo ad un eventuale influsso sulle popolazioni del Vecchio Mondo sono molto controverse.

MESSICO
La maggior parte delle evidenze archeologiche sull’uso enteogenico degli Psilocybe sono tutte localizzate in Messico: una statua con le fattezze dello Psilocybe mexicana è stata ritrovata in una camera mortuaria di circa 1800 anni fa a Colima in Messico.

I funghi psilocibinici venivano ampiamente consumati dalle popolazioni della Mesoamerica a scopo religioso, divinatorio e curativo. Venivano chiamati dagli Aztechi teōnanācatl, fonghi divini; è riportata la loro presenza nella cerimonia dell’incoronazione di Moctezuma II nel 1502. Il missionario spagnolo Bernardino de Sahagùn ha notato il loro diffuso impiego rituale mentre accompagnava Cortes durante il suo viaggio in America Centrale. In uno dei suoi disegni si vede un nativo Nahuatl che mangia un fungo con riflessi bluetti [2], secondo alcuni autori si tratterebbe di Psilocybe caerulea.

Dopo la conquista Spagnola delle Americhe il loro consumo venne proibito insieme alle altre sostanze psicotrope naturali e riti tradizionali per permettere l’instaurazione della nuova religione cristiana [3]. Tuttavia in alcune zone l’usanza è sopravvissuta fino ai giorni nostri. Continua qui

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