La ‘via sacra’ da Atene a Eleusi – Alle radici dello sciamanesimo europeo

Nel video che segue Riccardo Zerbetto ci parla delle sue esperienze di viaggio lungo una delle più importanti vie sciamaniche dell’Occidente: la Ierà Odòs, letteralmente “via sacra”; ovvero il cammino iniziatico che i pellegrini della Grecia antica percorrevano da Eleusi ad Atene: un percorso lungo 21 chilometri attraverso le terre in cui, secondo il mito, la dea Demetra vagò a lungo alla ricerca della figlia Persefone, rapita da Ade.

Il mito, densissimo di simboli legati alla morte, alla rinascita e al perpetuo rapporto circolare che tra esse intercorre, accompagnava il percorso dei pellegrini nell’iniziazione ai celeberrimi misteri eleusini; il carattere sacro degli insegnamenti che essi ricevevano era tale da comportare pene severissime per chi li avesse divulgati. Tuttavia, sono molti gli autori antichi che, seppur allusivamente, hanno lasciato nelle loro opere testimonianze del carattere sciamanico dei rituali di Eleusi, e di particolare interesse è il ruolo che in essi rivestiva una particolare bevanda, il kykeón, i cui effetti psicotropi erano probabilmente ottenuti dai sacerdoti Eumolpidi tramite una particolare preparazione della claviceps purpurea che cresceva sulle spighe di grano (sacre a Demetra).

Un percorso, dunque, che ci riporta alle radici dello sciamanesimo europeo, purtroppo spesso trascurato o dimenticato, ma in realtà ricchissimo di interesse e intrecciato alla nostra cultura fin dalle sue origini. Anche Albert Hofmann si è occupato dei Misteri di Eleusi, in particolare con un intervento in occasione del Primo Congresso Internazionale sugli Stati Alterati di Coscienza (Goettingen, 1992): il testo, pubblicato in un omonimo Millelire di Stampa Alternativa nel 1995, è disponibile in pdf. Da notare infine che ogni anno, verso fine agosto-inizio settembre, Riccardo Zerbetto percorre a piedi la ‘via sacra’ da Atene a Eleusi e invita tutti a seguirlo per rinnovare questo rito alla base della nostra cultura enteogenica occidentale “continentale”.

Amanita muscaria come potente antidepressivo?

Amanita muscaria“Ovulo malefico, un fungo che nel nostro immaginario è penetrato profondamente per mezzo delle fiabe, e che – a causa delle stesse fiabe e di varie leggende popolari è considerato altamente velenoso – si appresta oggi a diventare oggetto di studio in virtù delle sue proprietà psicoattive, che stanno autorizzando due ricercatori ad avviare degli approfondimenti scientifici per valutarne i possibili impieghi terapeutici, tra cui spiccano le potenzialità antidepressive e quelle di coadiuvante per combattere le dipendenze.” Apre così un ampio articolo firmato da Federico di Vita su Esquire Italia che analizza in dettaglio le potenzialità nascoste dell’Amanita muscaria.

E il bello è che per una volta trattasi di una ricerca scientifica di stampo tutto italiano, dovuta a Gianluca Toro, chimico specializzato nel campo ambientale, e Alessandro Novazio, coordinatore della nostra rete Psy*Co*Re. I quali rispondono a una serie di domande onde puntualizzare la situazione: “Considerando l’antico uso di questo fungo e quanto riportato in letteratura, l’Amanita muscaria mostra punti di contatto con i più noti funghi psicoattivi del genere Psilocybe, oggi al centro di diversi studi e dell’attenzione mediatica internazionale.”

Fra l’altro, si chiarisce una volta per tutte una certa mitologia ai danni di questo esemplare:

L’Amanita muscaria può essere considerata un fungo psicoattivo, ovvero in generale con azione sui processi mentali, che può mostrare anche effetti psichedelici oltre che più genericamente inebrianti. Gli psichedelici inducono effetti quali intensificazione delle percezioni sensoriali, modificazione della percezione di spazio e tempo, percezione di spazi multidimensionali, illusioni, stati oniroidi e visionari, allucinazioni, modificazione della percezione del proprio corpo e dell’Io, maggiore tendenza all’associazione di idee e al pensiero analogico, stimolazione linguistica e semantica e stati emotivi, introspettivi, meditativi, intuitivi, rivelatori, creativi ed estatici.

Da notare inoltre l’attuale apertura a livello legale che offre appigli pro-positivi per la ricerca scientifica:

Perché non è vietata la ricerca in Italia su questo fungo, a differenza di altri?
“Non è vietata la ricerca perché non è vietata la sostanza. Piuttosto bisognerebbe domandarsi perché nessuno finora ha pensato che potesse essere oggetto di ricerca. È una domanda che ci siamo posti ma non ha una risposta precisa. Forse si tratta di una ‘svista’ causata da un pregiudizio di fondo. Popolarmente l’Amanita muscaria è chiamata ‘ovulo malefico’ e si dice che sia addirittura “mortale” quando invece il Mistero della Salute nella sua guida alle intossicazioni da funghi lo inserisce tra quelli a basso rischio di mortalità. La cattiva fama poi aiuta a mantenerlo legale e permette oggi di intraprendere liberamente una ricerca clinica senza i limiti che opprimono altre ricerche, come quella con i funghi psilocibinici”.

Senza dimenticare infine le proposte sonore innescate dal fly agaric, in una diretta radio di qualche giorno fa intitolata Veleno-Amanita Muscaria.

[Qui l’articolo integrale su Esquire Italia].

Tamburo sciamanico per risvegliare la coscienza

Proponiamo alcuni stralci da un ampio intervento sul potere del tamburo sciamanico pubblicato recentemente da Paolo Adduce, musicista torinese.

Tutte le cose che vibrano sono sensibili tra di loro, quindi potremmo dire che il suono è l’anello di congiunzione tra tutti i fenomeni. Come le corde di una chitarra che vengono pizzicate, vibrano e fanno vibrare la cassa armonica o le corde di un altro strumento, così pure tutte le cose si influenzano a vicenda mediante la legge sottile dello scambio vibratorio. Siccome il corpo si comporta come un diapason messo vicino ad un altro diapason, accade che i corpi e i loro componenti entrino in risonanza simpatica o simpatetica e si mettano a vibrare alla stessa frequenza.

Negli anni ’60, Michael Harner, scoprì che il tambureggiamento veniva usato in uno specifico contesto di guarigione sciamanica dai Coast Salish del Puget Sound, nella parte occidentale dello stato di Washington, anche se non comprendeva i viaggi sciamanici. Harner decise di comprare un tamburo a due facce del tipo Pueblo e di sperimentarlo per compiere un viaggio sciamanico: con sua piacevole sorpresa, scoprì che la percussione monotona e ripetitiva alterava immediatamente il suo stato di coscienza. Sin dall’inizio dei suoi esperimenti, scoprì che un ritmo monotono e sempre uguale, di circa 205-220 colpi al minuto, era il più efficace; a quel tempo non sapeva ancora che quella era la stessa frequenza usata nel tambureggiamento degli sciamani siberiani e solo alcuni anni dopo, Harner riuscì a venire in possesso di un nastro con quattro minuti di registrazione di un tamburo siberiano, ottenendo la conferma delle sue teorie.

Nel 1984, durante il suo primo viaggio in Unione Sovietica, Harner incontrò Yuri Simchenko, un etnografo russo il quale aveva speso ventotto periodi di ricerche sul campo in Siberia. Simchenko aveva appreso che i veri sciamani siberiani usavano di norma soltanto il tamburo per alterare la coscienza, invece che certi funghi psicoattivi (Amanita muscaria), assunti sopratutto dai non sciamani: la motivazione era nella difficoltà di mantenere una disciplina necessaria per il lavoro sciamanico, quando lo spirito dell’Amanita si impossessa del corpo.

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Un esempio di persecuzione sugli psichedelici…

William Leonard Pickard
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa nota di Vanni Santoni (risalente al 21 gennaio scorso) che rimanda alla “causa psichedelica” in generale e in particolare alla relativa persecuzione che ha colpito, fra gli altri William Leonard Pickard, ricercatore di Harvard in carcere dal 2000 con l’accusa (infondata) di aver prodotto grosse quantità di Lsd.

…Fra i tanti motivi per voler bene al grande fisico Carlo Rovelli c’è anche la sua dedizione alla causa psichedelica; chi è interessato troverà una bella storia raccontata nel suo libro Ci sono luoghi al mondo dove più che le regole è importante la gentilezza del 2018 (la cui nuova edizione sta per essere pubblicata dal Corriere della Sera, ndr), sull’ultimo numero de La Lettura, mentre poco sopra Luigi Manconi risponde con mirabile aplomb a un proibizionista con la bava alla bocca. Rovelli segnala una chicca che mi ero perso (e che ho prontamente ordinato): il libro The Rose Of Paracelsus: On Secrets & Sacraments di William Leonard Pickard, ricercatore di Harvard e UCLA imprigionato per aver prodotto acido lisergico, e considerato tra i massimi prigionieri politici – non ha, infatti, mai prodotto vere droghe e ha sempre agito in modo separato da mafie, gang e trafficanti – della seconda era psichedelica. Avevo letto da qualche parte anni fa che stava scrivendo un libro, ma ne avevo perso le tracce e non sapevo che lo avesse terminato e pubblicato.

In attesa del momento storico in cui si riconoscerà la natura politica e non sanitaria di questi cinquant’anni di persecuzione degli psichedelici, e si arriverà a un’inevitabile amnistia per Pickard e altri come lui, è da non perdere la lunga intervista (inglese) a quest’ultimo apparsa nell’aprile 2017 su The Oak Tree Review. (Qui dettagli e aggiornamenti sulla situazione legale e altro di Pickard).

 

Ayahuasca e piante di potere

Questa la video-presentazione di Pier Luigi Lattuada agli Stati Generali della Psichedelia 2019 (i cui atti integrali sono in via di pubblicazione). Medico psicoterapeuta e fondatore della Biotransenergetica, qui Lattuada sintetizza gli insegnamenti ricevuti dal suo rapporto con le “piante-maestro” e la loro rilevanza per l’approccio della psicologia transpersonale. Al centro c’è il rapporto tra prima attenzione e seconda attenzione, intese come modalità epistemologiche, ma anche come diversi livelli di consapevolezza e profondità d’indagine nei rapporti tra conoscente e conosciuto, tra l’io e il mondo.

L’epistemologia della seconda attenzione, che si propone di superare il mondo della mera apparenza così come viene colto dalla prima attenzione, ci mostra un approccio in cui ogni cosa è inscindibile dal modo in cui essa si dà all’io che la osserva; in cui la conoscenza dell’oggetto è imprescindibile dalla conoscenza del rapporto che il soggetto intrattiene con esso: un insegnamento prezioso, che può fornire un interessante fondamento – ma anche uno stimolo per nuove domande – nella ricerca sugli stati di coscienza.

Psiconautica, Ossigeno e Biosonologia

Psiconautica, Ossigeno e BiosonologiaNel novembre 2014 si è tenuta, in maniera del tutto privata nel cuore di Torino, una seduta di Psiconautica, Ossigeno e Biosonologia. “I partecipanti sono una trentina, per lo più tra i 25 e 35 anni, attirati dall’evento per i più disparati motivi: noisers attratti dall’aspetto sonoro della serata, appassionati di psichedelia e di pratiche pseudo-scientifiche, sperimentatori di sorta, dilettanti e professionisti di arti contemporanee, e, in generale, appassionati di tecniche, legali e non, per uscire dagli stati di coscienza ordinari. In una parola: psiconauti.” Questa descrizione è ripresa da un resoconto diretto dell’evento, apparso all’epoca sulla testata web L’indiependente.

Una sessione, tanto inusitata quanto dirompente, basata sulla ricerca sonora e artistica, tra composizioni e performance audiovisive in cui field recording e processi generati dal computer, coesistono in rapporti sinergici. Un metodo messo a punto da Domenico Sciajno e dal suo Istituto di Biosonologia (illustrate in dettaglio poco più sotto), anzi un sistema dinamico e integrato che può favorire uno stato di benessere psico-fisico e può permettere di raggiungere importanti benefici e stimoli per lo sviluppo individuale, sia in ambito interpersonale sia in quello mentale e creativo.

Ci pare senz’altro utile riproporre qui & ora la sintesi di quell’evento, in un periodo storico-culturale dove va emergendo con sempre maggior forza l’indispensabile integrazione tra stati di coscienza e psichedelia, consapevolezza espansa e sonorità dell’anima. Quale l’obiettivo di quell’insolita seduta (e di questo percorso interdisciplinare a tutto campo)? Forse “capire un po’ meglio il proprio equilibrio tra forze in ingresso e forze in uscita”. Oppure semplicemente “fare un percorso di autocoscienza o spalancare nuove porte della percezione”. Oltre che segnalare come, non certo da ieri, qualcosa e qualcuno si muove anche in Italia, eccome. Intanto…. buona lettura!

Un mondo parodia

“Viviamo in tempi interessanti in cui è in corso una guerra spirituale tra le forze dell’apertura e quelle della chiusura. La conquista e la colonizzazione dell’Immaginazione uno degli obiettivi chiave di ciò che sta accadendo. E’ una guerra che dura da millenni e di cui la pandemia, oggi, rappresenta un’accelerazione. Ora è necessario recuperare, in almeno due punti sintetici, sommari e programmaticamente sconcertanti, la profondità storica di ciò che è in gioco con il dominio della Macchina algoritmica e che quest’ultima è in grado di smuovere, di stressare e, in un certo senso, di portare a compimento. Il compito sarà quindi di provare a raggiungere e a identificare il centro della battaglia e osservare, nel punto immobile dell’uragano, il dispiegarsi sincronico delle forze.” Questa l’opinione di Edoardo Camurri, giornalista e autore, assai vicino alle attività di Psy*Co*Re, espressa nell’ultimo intervento della sua rubrica su Il Foglio, non a caso intitolato Un Mondo Parodia.

Temi ripresi anche in un’ampia chiacchierata con Matteo Moca appena pubblicata su Kobo, che spazia dal ruolo fondamentale della televisione per la divulgazione e la mediazione per la formazione  alle conseguenze a tutto campo dell’attuale pandemia alla cultura come “pericolo e messa in discussione totale”. E tra i libri suggeriti per darci una mano nel comprendere quello che accade oggi, il conduttore di Radio Tre segnala anche Moksha di Aldous Huxley, per il quale ha curato prefazione alla versione italiana (Mondadori, 2018). E dove già proponeva simili contrapposizioni tra “le forze dell’apertura e quelle della chiusura”, ribadendo le molteplici le valenze dell’esperienza psichedelica nell’aiutarci a trovare una via d’uscita, purché diposti ad abbracciare un’unicità imprenscindibile:

Nel variopinto vocabolario psichedelico, forse, è oggi questa la parola da sottolineare, la parola chiave per la guerra spirituale in corso: irriconoscibilità. Per resistere al mondo algoritmico del deep learning digitale, bisogna sapersi rendere irriconoscibili, inclassificabili, imprevedibili. Occorre avere cioè un cervello capace di mettere in scacco l’algoritmo che è programmato per diventare noi; serve sviluppare un’intelligenza umana in grado di sopravanzare il passo dell’intelligenza artificiale. Bisogna rendersi unici.