Santo Daime Italia: necessaria la tutela legale dell’uso rituale del sacramento ayahuasca

In merito al recente decreto ministeriale che ha inserito le due piante da cui vengono estratti i principi attivi dell’ayahuasca nella Tabella I delle sostanze stupefacenti del Testo Unico sulle droghe, riceviamo e volentieri pubblichiamo questo commento a cura del Santo Daime Italia (ICEFLU, Chiesa Italiana del Culto Eclettico della Fluente Luce Universale). Contatti: info@santodaime.it

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Premesso che riteniamo che il proibizionismo sia qualcosa di diseducativo, e che ci possano essere delle vie di mezzo tra la totale liberalizzazione e la totale chiusura per le sostanze, comprendiamo comunque che ci siano delle motivazioni concrete del governo per aver emanato questo decreto. In particolare, immaginiamo che la pressione sia venuta dalle forze dell’ordine e dai giudici.

Condividiamo anche, da un certo punto di vista, questa scelta, perchè negli ultimi anni l’ayahuasca è diventata una moda molto diffusa. Infatti, seppur oltre al Santo Daime ci siano altri gruppi seri che fanno le cose fatte bene, purtroppo ci sono diversi altri gruppi non seri. Questi ultimi fanno queste attività a scopo di lucro, in modo non sicuro e non protetto, utilizzando anche modalità di marketing come pubblicità su internet con i prezzi (anche alti) o locandine su WhatsApp.

Logico che in particolare noi delle chiese del Santo Daime siamo particolarmente coinvolti da questo provvedimento, perchè abbiamo una tradizione di trent’anni in Italia con centinaia di seguaci e migliaia di simpatizzanti.

Dato che la trasparenza e la legalità sono sempre state un punto di forza dell’ICEFLU, ci vediamo costretti a sospendere le nostre pratiche religiose. Quindi sono centinaia le persone che, abituate tutti i mesi e tutte le settimane a partecipare alle loro pratiche religiose, non possono più esercitare la loro libertà di culto. Questo, da un altro punto di vista, è sicuramente una cosa grave, che crea un danno che non ha prezzo, inestimabile.

Detto questo quindi crediamo che, seppur ci siano state delle buone ragioni alla base, il decreto non abbia tenuto in considerazione quelli che sono gli usi controllati, che hanno rischi minimi, se non nulli, per la salute e per l’ordine pubblico, in particolare. Sicuramente cercheremo di lavorare per far valere i nostri valori e i nostri diritti, in particolare anche mostrando che ai nostri lavori spirituali, che realizziamo da trent’anni in Italia con il coinvolgimento di centinaia di persone (ad esempio nel 2008 ad Assisi e nel 2015 a Reggio Emilia abbiamo fatto dei lavori con più di 300-350 persone contemporaneamente) non abbiamo avuto problemi di nessun tipo, né di salute né di ordine pubblico.

Crediamo quindi sia necessaria una protezione legale dell’uso rituale del sacramento Santo Daime nel contesto religioso controllato dei nostri lavori spirituali, dato che, essendo minimi i rischi per la salute e per l’ordine pubblico, deve essere preservato il diritto costituzionale alla libertà di culto.

Aggiungiamo che le chiese del Santo Daime hanno delle deroghe alla legge sugli stupefacenti per uso rituale in un contesto controllato religioso in stati come Brasile, Perù, Stati Uniti e Canada.

Ayahuasca illecita anche in Italia: e adesso?

Ennesima decisione di stampo iper-proibizionista quella appena presa dal governo italiano riguardo all’ayahuasca. Il Ministero della Salute ha ufficialmente inserito le due piante da cui vengono estratti i principi attivi (armalina, armina e DMT), Banisteriopsis caapi e Psychotria viridis, nella Tabella I delle sostanze stupefacenti del Testo Unico sulle droghe.

Il decreto, pubblicato il 14 marzo sulla Gazzetta Ufficiale, arriva “in considerazione delle informazioni estrapolate dalla letteratura internazionale” e a seguito di 5 segnalazioni di sequestri nel periodo dicembre 2019-novembre 2021. Si citano anche due presunti casi (2011 e 2018) di intossicazione correlati all’assunzione di armina, il principio attivo contenuto nella Banisteriopsis caapi.

Ciò rende l’ayahuasca a tutti gli effetti illegale sul suolo italiano, sulla falsariga di quanto avviene dal 2005 in Francia (dove per 100 giorni ne fu riconosciuto di fatto  l’uso rituale per i seguaci della Chiesa del Santo Daime, si veda sotto) . Si cerca così di risolvere, in senso unicamente repressivo, la “zona grigia” giuridica che finora assolveva il decotto preparato dalle due piante, mentre il DMT era già incluso nella Tabella I (come è tuttora il caso in Spagna).

Abbiamo interpellato al riguardo alcuni esperti coinvolti nella rete Psy*Co*Re. A partire da Giuseppe Cazzetta, studioso e coltivatore di prodotti etnobotanici e composti da ricerca, per il quale «il decreto non cambia molto la situazione legale, piuttosto non evita di creare ulteriori ambiguità. Resta aperto il dubbio sulla legalità delle altre piante polverizzate o macinate non lavorate, contenenti i suddetti principi attivi, cioè non è chiaro se i due componenti diventino illegali una volta uniti (anche senza estrazione e lavorazione, come polveri di piante essiccate ad esempio). È poi rimasta fuori tabella la Banisteriopsis muricata che ha fitocomplesso estremamente simile alla liana ormai bandita. Non parliamo poi delle fonti di DMT, che sono davvero infinite: comprendono piante spontanee comuni come Phalaris e Arundo donax».

Aggiunge Riccardo Zerbetto, psichiatra e psicoterapeuta, già consulente del Ministero della Sanità in tema di Tossicodipendenze e psichiatria nel 1980-81:  «In realtà non risultano “effetti allucinogeni” dall’assunzione di Banisteriopsis caapi, che è un IMAO (inibitori della amminossidasi). La dizione “tutti i componenti conosciuti” non tiene probabilmente conto del grande numero di tali componenti con il rischio di dare indicazioni generiche quanto non suffragate da letteratura scientifica. E il riferimento ai soli “due casi di intossicazione correlati all’assunzione di armina, il primo nel 2011 ed il secondo nel 2018 segnalati dal Centro antiveleni di Pavia”, suona più a sostegno della innocuità di questa sostanza che non della sua rilevanza tossicologica».

Va ricordato che il decotto di ayahuasca, ricavato dalla bollitura delle suddette piante che contengono l’allucinogeno DMT (29-43 mg per una dose media), è usato da secoli sia come pianta medicinale sia, soprattutto, come bevanda sacra per attivare lo stato allucinatorio nei riti sciamanici e per la comunicazione con il divino. E ha dimostrato di poter curare gli stati depressivi e dell’umore, le dipendenze da droghe pesanti e alcolismo, come anche diverse patologie di ordine fisico, oltre ad offrire l’espansione della coscienza e la sensazione di inter-connessione con il tutto, in particolare con la natura e gli altri esseri viventi. Proprietà tutt’altro che trascurabili nell’odierno quadro di disfunzioni psicosomatiche e neurologiche a livello globale, a cui la medicina occidentale sembra lontana dal trovare soluzioni adeguate.

Definito la “grande medicina” delle foreste amazzoniche, a partire dagli anni ’90 il decotto ha acquisito popolarità anche nei Paesi occidentali anche grazie all’interesse del mondo accademico per le sue potenzialità terapeutiche. Un’analisi comparativa degli studi clinici sugli psichedelici apparsi sulle riviste specializzate dal 1995 al 2015 riportava che “ayahuasca, psilocibina e Lsd possono essere utili strumenti farmacologici per il trattamento di tossicodipendenza, ansia e disturbi psicologici, specialmente in casi resistenti ai comuni farmaci”.

Il Beckley Foundation Science Programme, uno dei centri di ricerca da anni impegnato nello studio dei molteplici effetti delle sostanze psichedeliche, segnala che gli esperimenti con l’ayahuasca hanno dimostrato che l’uso regolare incrementa qualità come apertura, ottimismo e consapevolezza. Tra i consumatori abituali emerge  la riduzione della corteccia cingolata posteriore, una delle regioni cerebrali coinvolte nella rappresentazione del sé e dell’autoconsapevolezza. Ancor più importante il fatto che a una corteccia ridotta corrisponde un alto livello di alcuni tratti tipici della consapevolezza: autotrascendenza, sensazioni transpersonali e spiritualità.

Tuttavia le nuove indagini scientifiche (sull’intero spettro delle sostanze enteogene) e le dinamiche religioso-culturali legate all’ayahuasca vengono completamente ignorate dal decreto ministeriale, interessato solo a riconfermare l’approccio proibizionista, forse sull’abbrivio della recente bocciatura del referendum popolare sulla legalizzazione della cannabis.

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Piccolo bilancio gestionale 21/22

È giunta finalmente l’ora di dare un po’ di numeri. Ovvero di tirare un sintetico bilancio economico-gestionale dell’ultimo anno. Partendo dalle donazioni: dal 03/12/2021 al 02/03/2022, abbiamo ricevuto 610 euro tramite bonifico bancario (comprese tra 200 e 15 euro, per un totale di 12 persone).

Invece dal 02/12/2021 al 08/02/2022 via PayPal sono arrivati 564,18 euro al netto della commissione (5%), suddivisi tra 24 persone (da 50 a 1 euro). In totale negli ultimi 12 mesi sono dunque entrati 1.174,18 euro netti.

Per lo più si tratta di contributi giunti in concomitanza della terza edizione degli Stati Generali della Psichedelia in Italia (10-12/12/2021). In quest’occasione si sono anzi iscritti 49 uditori (il numero massimo ipotizzato era 50) per seguire i lavori in diretta online.

Tre le uscite, vanno calcolati: 150 euro per generi di conforto allo staff durante lo stesso evento; 100 euro per rinnovo web-hosting e dominio internet, consulenze tecniche; 50 euro per account Streamyard; circa 100 euro per allestimento eventi e pulizie; circa 30 euro per materiali di consumo e varie. Totale spese: circa 430 euro per l’anno solare 2021. Considerando che l’uso dei locali del cccTo e altri servizi sono stati concessi gratuitamente, si tratta di spese vive e calcolate sempre al minimo possibile. Diciamo dunque che così si registra un utile di circa 744 euro.

Un caloroso ringraziamento va a tutti coloro che ci hanno sostenuto con un contributo! E un grazie anche ai tanti volontari che rappresentano l’ossatura della nostra rete-progetto. Facendo un calcolo ad occhio, in questi tre anni di vita possiamo dire di aver creato (esclusivamente attraverso l’impegno volontario di decine di esperti, appassionati e amici) un valore complessivo quantificabile intorno ai 500.000 euro (mezzo milione di euro). Non è certo poco.

Va anzi ricordato che un evento come Stati Generali della Psichedelia in Italia 2021 ha richiesto un notevole impegno – umano, tecnico, operativo, imprenditoriale – che non trova molti riscontri anche nel settore non-profit italiano. Dove quantomeno le spese minime e i compensi di base vengono coperti da biglietti, sponsor e sostenitori vari. Nel nostro caso invece stiamo cercando di mettere in piedi una start-up veramente etica e partecipativa, oltre che auto-gestita e solidale.

Motivo per cui le donazioni restano la linfa vitale del nostro progetto. Si possono versare contributi (di qualsiasi entità) tramite bonifico bancario oppure via PayPal. Qui tutti i dettagli. E per chi effettua una donazione di almeno 20 euro invieremo una copia del libro Verso la maturità psichedelica, raccolta selezionata di interventi dagli Stati Generali della Psichedelia in Italia 2019 e 2020 (AnimaMundi 2022).

E grazie mille!

Video-presentazione dell’antologia “Verso la maturità psichedelica”

Ecco la video-registrazione integrale (1:33:17) della presentazione online dell’antologia “Verso la maturità psichedelica” (AnimaMundi edizioni, 2022), raccolta selezionata di interventi dagli Stati Generali della Psichedelia in Italia 2019 e 2020, a cura della rete Psy*Co*Re.

Intervengono:
– Giuseppe Conoci (AnimaMundi Edzioni)
– Carolina Camurati (psicologa ad orientamento junghiano)
– Tiziano Canello (psicologo clinico, abilitato metodo Respira)
– Annalisa Valeri (psicologa clinica con esperienza di tradizioni amazzoniche)
– Riccardo Zerbetto (psichiatra e psicoterapeuta, direttore del CTSG)

Psilocibina in primo piano, dall’Onu all’Oregon

funghi psilocybe cubensisLa copiosità di studi scientifici, test clinici ed esperienze sul campo a conferma dell’efficacia terapeutica della psilocibina (e di altri enteogeni) evidenziano l’urgenza di rivedere l’antiquata convenzione ONU sulle sostanze psicotrope del 1971 che include la sostanza nella lucchettata Tabella 1. Questo l’obiettivo della International Therapeutic Psilocybin Rescheduling Initiative (ITPRI) che ha appena lanciato una campagna internazionale per la riforma di tali normative ai danni dei funghi Psilocybe e derivati.

Mentre la Tabella 1 vuole limitare l’accesso a droghe pesanti e pericolose quali eroina e cocaina, questo mezzo secolo di proibizionismo ha bloccato anche buona parte della ricerca scientifica sugli psichedelici. Soltanto nel 1990 è ripartita una timida serie di test autorizzati con il DMT all’Università del New Mexico (USA), per poi crescere lentamente fino all’attuale “boom” di studi e applicazioni per una varietà di piante e composti psicoattivi.

Lo conferma David Nutt, responsabile del Centre for Psychedelic Research presso l’Imperial College londinese e fondatore di Drug Science: «L’inclusione della psilocibina nella Tabella I ha seriamente limitato, e continua a limitare, la ricerca neuroscientifica e lo sviluppo di trattamenti medici». Da qui la richiesta di riclassificazione in ambito ONU, quantomeno nella più permissiva Tabella II, con un iter analogo a quello già avviato per la cannabis. Obiettivo che raggruppa, sotto l’egida della campagna di ITPRI, entità quali Drug Science, Beckley FoundationMAPSMind Medicine AustraliaNierika A.C., Open Foundation e Osmond Foundation.

D’altronde proprio la formale depenalizzazione dell’uso personale dei funghi psilocibinici è già attiva in varie località USA statunitensi e cliniche canadesi: da Denver (per prima nel 20019) ad Ann Arbor (Michigan), Oakland e Santa Cruz (California) Somerville (Massachussetts) e altre città, con un analogo percorso appena partito perfino in Oklahoma (e in altri Stati USA). Anzi, tutti gli occhi sono puntati sull’Oregon, dove nel novembre 2020 gli elettori hanno approvato l’innovativa Measure 109 (56%) che istituisce centri psicoterapeutici basati sui “funghetti”, con entrata in vigore all’inizio dell’anno prossimo.

Proprio in vista di questa scadenza, si stanno definendo i dettagli di questa “prima volta” che potrebbe trasformarsi in un apripista per analoghe implementazioni anche al di fuori degli Stati Uniti. Secondo la bozza operativa appena diffusa dalle autorità locali, i pazienti maggiorenni potranno assumere oralmente i funghi all’interno di un’apposita struttura sanitaria, senza diagnosi o ricetta specifica ma presumibilmente per il trattamento di depressione, PTSD e dipendenze.

Oltre alle specifiche per la formazione del personale sanitario (almeno 120 ore di teoria e 40 ore di pratica), il testo chiarisce che i produttori potranno coltivare o possedere una sola specie di funghi: Psilocybe cubensis. Pur essendo oltre 200 le varianti psicoattive del Psilocybe, da tempo il cubensis «vanta una lunga storia di efficacia e sicurezza, è facile da coltivare al chiuso e pone minori rischi rispetto ad altre specie» – spiega Jessie Uehling, docente presso la Oregon State University.

Inoltre, la bozza prevede che, per ragioni sanitarie, non si potrà usare il letame come terreno di coltura per i funghi, nonostante certe specie crescano comunemente sul letame. Ancora, non si potranno aggiungere sostanze psicoattive (ad esempio l’alcol) e né dovranno essere confezionati in modo da attirare i minorenni. Soprattutto, la psilocibina dovrà essere esclusivamente estratta da funghi, in modo da impedire che il mercato venga invaso dalle multinazionali farmaceutiche tramite la sintesi chimica, per favorire invece i coltivatori locali.

Anche se alcuni gruppi internazionali sono già impegnati in quella che alcuni definiscono “mentalità da corsa all’oro“. Ad esempio, almeno un’azienda olandese, Synthesis Institute, ha acquisito delle proprietà in Oregon in previsione di questo nuovo mercato, soprattutto rispetto alla formazione. Rifacendosi ovviamente allo stesso modello olandese, dove i truffle derivati dai funghetti sono legali e venduti al dettaglio.

Al momento è in corso la fase dei commenti pubblici alla bozza, con ultima revisione prevista a settembre. Staremo a vedere.

Scienza e informazione per “assolvere” gli psichedelici – anche in Italia?

Lunedì 27 gennaio, nell’edizione del TG1 delle 13:30, è passato un breve servizio di Barbara Carfagna dedicato alla “nuova frontiera degli psichedelici”, in particolare sulla ripresa delle ricerche scientifico-terapeutiche sui vari composti (per lo più derivati da piante e sostanze naturali) comunemente definiti psichedelici. Il servizio è affiancato da un più ampio podcast, inclusivo di intervista con Federico Menapace di MAPS.

In apertura, si notifica un dato abbastanza preoccupante: il diffondersi di sindromi croniche di stress emotivo, a seguito del protrarsi estenuante della situazione pandemica, con tutte le incertezze che ne sono derivate. Ambito in cui queste sostanze sembrano dimostrarsi utili nel contesto della psicoterapia, come confermano gli ultimi studi (soprattutto nel mondo anglosassone) in casi di depressione, PTSD (disturbo post traumatico da stress) e ansia, in aggiunta alle prime applicazioni legali in ambito medico.

TG1 27.1.22 Nel servizio, Luca Pani, psichiatra e membro dell’Agenzia Italiana del Farmaco, dichiara l’alto fervore che anima questo campo della ricerca scientifica – si prevedono investimenti fino a 2,7 miliardi di dollari entro il 2027, con il lancio di decine di start-up e varie mega-aziende già quotate in borsa. Ribadendo tuttavia l’assenza di una regolamentazione ben protocollata di questi studi e l’urgenza di recuperare il tempo prezioso andato in fumo per via dell’imperante proibizionismo, con l’annessa ed erronea concezione degli psichedelici come sostanze “prive di proprietà terapeutiche, e pericolose per dipendenza e abuso” (nella lucchettata Tabella 1).

Certamente positivo il fatto che finalmente anche su canali mainstream come il TG1 ci sia interesse ad affrontare questioni fino a ieri “tabù”, nella speranza questo sia solo un primo segnale per ulteriori approfondimenti, soprattutto rispetto all’ampio scenario socio-culturale-politico-umano legato a queste sotanze e pratiche. Anche come stimolo per avviare un dibattito pubblico in Italia pressochè assente, diversamente da quanto avviene in USA e altrove.

Viene però da chiedersi se serviva davvero un evento epocale come la pandemia per attirare l’attenzione delle testate mainstream nostrane, considerando altresì che in un servizio durato meno di due minuti non si poteva andare troppo per il sottile, privilegiando l’attualità più stretta. E, più in generale, se solo situazioni anomale come l’emergenza-Covid possano davvero imprimere un’accelerata a queste ricerche.

In realtà, nonostante questo mezzo secolo di proibizionismo ormai allo stremo, in USA sono in corso da svariati anni sperimentazione cliniche di sostanze quali MDMA, psilocibina, ketamina, LSD. Per esempio, già nel 1990 fu autorizzato un test (di 5 anni con 60 volontari) all’Università del New Mexico per studiare gli “effetti mistici” del Dmt sintetico. E gli esiti degli studi con l’Mdma di Charles Grob sono apparsi sulle riviste mediche già nel 1996. A livello underground sono poi rifiorite pratiche psicoterapeutiche adatte allo scopo (correttamente delineate nel servizio del TG1), fino alla recente depenalizzazione dell’uso personale di funghetti e altre piante psicotrope naturali in alcune località.

Non è forse il caso che anche l’Europa – dove pure operano importanti pionieri nella ricerca come la Beckley Foundation e l’Imperial College londinese, oltre a varie entità minori sparse sul continente – inizi finalmente ad “assolvere” gli psichedelici da quest’accusa poco puntuale che li qualifica come meri “allucinogeni” e che, al pari di sostanze quali l’eroina o la morfina, li esclude completamente sia dalla ricerca scientifica che da qualsiasi altro tipo di consumo? Mentre, come dimostrano gli studi di cui sopra e altre analoghe indagini, è vero che in contesti e modalità controllati, molte di esse non siano né additive né neurotossiche ma anzi offrono evidenti benefici psicofisici.

Inoltre, alcuni recenti studi storici hanno rivelato che in Italia negli anni ’60 si sono compiute decine e decine di ricerche sperimentali proprio nei riguardi del trattamento di patologie psichiatriche e dipendenze. E anche sulle nostre sponde fortunatamente non tutti i ricercatori si sono lasciati convincere dal divieto legale in vigore dai primi anni ’70, continuando a svolgere, sommessamente eppur meticolosamente, l’investigazione circa il potenziale di questi composti.

Ora che finalmente perfino a mamma Rai sembra voler superare certi “tabù”, forse anche la nostra comunità scientifica vorrà accorgersi del “fenomeno” in corso e darci seriamente dentro con la ricerca? Vedremo. La speranza è sempre l’ultima a morire.

Post Terapia: Psichedelia 2.0

Proponiamo di seguito alcuni stralci dell’articolo di Raffaele Cascone – psicoterapeuta sistemico-processuale, psicologo, presso il dipartimento Neuroscienze della Salute e Medicina Sperimentale, Università di Palermo – pubblicato sul numero di dicembre 2021 della rivista di musica MuMag:

Carlos Castaneda: Don JuanQuando alla fine degli anni ’60 del secolo scorso al culmine dell’era del rock e della psichedelia, uscì The teachings of Don Juan (in italiano A scuola dallo stregone), primo libro della saga dell’oriundo cileno-nord americano, scrittore e antropologo Carlos Castaneda, sembrò che non si trattasse di altro che di una narrazione astuta, che ri-introduceva nel mercato occidentale culture e pratiche, fino ad allora ai margini della cultura dominante, focalizzate sulla modulazione degli stati di coscienza, intesi come una pluralità di stati, in uno spettro che si estende dagli stati più riduttivi della convenzionalità fino agli stati alterati, alla perdita della coscienza e alle visioni mistiche.

Che la faccenda fosse più complessa ce ne accorgemmo fin dagli inizi: l’autenticità etnologica del materiale era dubbia, mentre circolavano anche voci di un segreto coinvolgimento nella scrittura da parte dell’intero dipartimento di antropologia dell’UCLA (University of California Los Angeles) e da parte dell’intero dipartimento di Etnometodologia di Harold Garfinkel con cui Carlos stava laureandosi.

Ciò avveniva in contemporanea con tre punti di virata: innanzitutto il dilagare attraverso i media elettronici del mercato degli stati d’animo, su cui da sempre si fonda la narrazione dell’universo Media, quella società dello spettacolo che ci arriva oggi, in forma transfigurata, come “spettacolo della società del virus”; poi il culmine dell’era rock con i due grandi festival-lager dell’isola di Wight e di Woodstock; infine il culmine dell’era psichedelica. Il declino di queste vicende fu brusco e inaspettato quanto tipico a causa della cessazione delle loro variegate condizioni di esistenza.

Altrettanto inaspettato è il fatto che oggi a sessant’anni di distanza queste condizioni si siano ricreate: a fine 2021, è in corso una massiccia entrata nei mercati e in borsa di investimenti nell’industria delle terapie psichedeliche, mentre Stati Uniti e Regno Unito approvano l’uso clinico terapeutico in psichiatria e in psicoterapia della Ketamina, in dosi sub-anestetiche, rivelatosi straordinariamente risolutivo in numerose sindromi resistenti alle cure. E’ l’inizio dell’era psichedelica 2.0, che noi preferiamo caratterizzare come nuova era “psicolitica”.

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Nella terza pubblicazione della saga, “Journey to Ixtlan”, (Viaggio a Ixtlan), Castaneda, trickster o autentico antropologo, manipolatore mediatico o pontefice che sia, ricorda come, allorchè i conquistadores europei distrussero la civilta antica nativa sud-americana, precedendo il prossimo venturo terrificante imperialismo nord-americano in sud-america, la spiritualità e gli esseri spirituali del territorio ne beneficiarono in modo clamoroso. Parafrasando Castaneda: Quando il Tonal, le creazioni materiali di una civiltà vengono distrutte, il Nagual, vale a dire la spiritualità pura in quanto fonte inesauribile di tutte le potenzialità cresce in modo esponenziale e irresistibile.

Per quanto spesso respinta o addirittura squalificata dalle popolazioni native sud americane, nord americane, la narrazione di Castaneda, ha ancora oggi vari meriti e varie implicazioni operazionali tra cui quello di proporre una serie di sconfinamenti in chiave post-etnologica, post-psicologica e addirittura post-psichedelica alle credenze relative alla percezione di sé stessi e dell’esistenza e alle limitatezze della propria ontologia.

Negli ultimi 40 anni il numero dei suicidi aumenta e i progressi terapeutici sono pochi e irrilevanti, malgrado gli avanzamenti nelle conoscenze di quella sindrome da PTSD, disordine da stress post-traumatico, che era proliferata propria a causa delle numerose guerre combattute.

E’ conseguente che in risposta allo stallo professionale emerga una tendenza verso la de-professionalizzazione delle cure almeno di quelle “psichiche”. Proprio in questo periodo di tentativi massicci multinazionali di medicalizzazione dell’esistenza , appare una “resistenza” imprevista nei meandri della Rete, in direzione di una ricostruzione già in atto dei “Commons”, dello spirito e della solidareità comunitaria e indipendente.

Questa proposizione si posiziona rispetto agli interrogativi di Bruno Latour con i suoi “Chi sono, oggi?” e “Dove atterrare?” a cui risponde con una versione aggiornata e operazionale del Nagual, inteso come fonte inesauribile di tutte le potenzialità. I suoi elementi costitutivi sono: la Rete come medium-media in versione psichico-somatico-spirituale; la connettività in quanto “Neo-commons”, territorio comune in cui condividere le risorse e implementare il dispositivo “cento e più anni di vita creativa attraverso la condivisione anche di una sola ora tra 10.000 persone”; infine la riconquista di quel pezzo di terra sottratta, su cui ri-atterrare per dare sempre e di nuovo corpo alla musica vivente degli esseri e delle cose, soprattutto per condividerla anche attraverso la parola, le arti, gli artefatti, e le tecnologie correnti.

Un uscire multiplo

Di seguito un ulteriore intervento ripreso dagli Stati Generali della Psichedelia in Italia (SGPI21), proposto da Federico Battistutta e apparso sulla testata Machina (dell’editore Derive/Approdi). Si tratta di un’ampia riflessione critica sul cosiddetto «rinascimento psichedelico» e di un partecipe omaggio alla figura di Mark Fisher, di cui proprio in questo mese ricorre la data della sua morte (13 gennaio 2017).

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“Vorrei un uscire multiplo, a ventaglio. Un uscire che non smetta, un uscire ideale, tale che, uscito, io ricominci subito a uscire”.
–Henri Michaux[1]

1. Da tempo si parla, a torto e a ragione, di «rinascimento psichedelico» per descrivere il rinnovato interesse in giro per il mondo per gli studi sulle sostanze psichedeliche e le sue possibili applicazioni. A testimonianza ci sono articoli su periodici e una cospicua bibliografia, tanto di testi divulgativi, quanto di ricerche accademiche. Molti in Italia preferiscono declinare la questione nei termini di un’acquisita maturità psichedelica nel corso degli anni, tesaurizzando le esperienze passate, incidenti di percorso inclusi.

Ma cosa si vuole intendere con questa espressione: «maturità psichedelica». Quale maturità e in che senso? Credo che sia importante aver chiaro le parole che usiamo, per intenderci reciprocamente ed evitare il rischio di equivoci, incomprensioni o di scivolare in vere proprie patologie comunicative.

Riflettiamo dunque su questa espressione: “maturità psichedelica”. Innanzitutto il termine «maturità» in biologia indica il pieno compimento della crescita fisica di un essere vivente; tanto per le piante, quanto per gli animali, umani inclusi. Se per gli animali umani è possibile risalire facilmente a una maturità fisica, più complessa appare la definizione di una maturità psichica, affettiva, etica e intellettuale. Del resto il latino maturus sta a indicare più sommessamente ciò che è «pronto per», ci parla di ciò che è tempestivo, opportuno, che accade ed è idoneo al momento giusto. Ma, a ben vedere, questo essere «pronto per» non definisce un’essenza bensì un processo, funziona sempre in relazione a qualcosa/qualcuno.

Provo a chiarire il discorso. Nella nostra lingua abbiamo la parola «adolescente», che deriva dal participio presente del verbo ădŏlescĕre (crescere, aumentare) di cui «adulto» ne costituisce il participio passato. L’adolescente sarebbe colui che sta crescendo, mentre l’adulto è chi è giunto al termine della crescita, diventando maturo. L’adulto sarebbe quindi il soggetto che ha la funzione di consumare il patrimonio accumulato in precedenza. Sembra semplice, ma in realtà le cose non stanno propriamente in questi termini. L’adolescente non è un adulto immaturo e l’adulto non è un adolescente al termine dello sviluppo.

Qui ci è di aiuto Georges Lapassade. Molti lo conosceranno come studioso competente della transe e degli stati modificati di coscienza[2], ma forse non tutti sanno che si è occupato, e non poco, anche di pedagogia. Il primo libro che pubblicò nella sua lunga carriera fu Il mito dell’adulto (in realtà il titolo originale è L’entrée dans la vie), un saggio dove sosteneva la tesi che l’essere umano è costitutivamente incompiuto. Ciò che caratterizza la specie umana, osservava Lapassade, è una condizione di costante incompiutezza, l’essere sempre in formazione, senza che si possa individuare un momento in cui il processo è concluso e il percorso di maturazione ha raggiunto la sua fine (o il suo fine)[3]. Lapassade qui riprende il concetto di neo-tenia elaborato nella prima metà del Novecento da Louis Bolk, direttore dell’Istituto di Anatomia dell’Università di Amsterdam, secondo cui sotto l’aspetto corporeo l’essere umano altro non è che il feto di un primate giunto a maturità sessuale[4]. L’ipotesi sul processo di ominazione che Louis Bolk ci consegna è decisamente spiazzante e va in controtendenza rispetto l’opinione comune: noi sapiens, siamo quel che siamo in quanto cronicamente immaturi e incompiuti; in altre parole, saremmo non scimmie progredite, evolute, bensì scimmie mancate. Bolk, dal canto suo, non considerava la componente creativa che a partire da questa condizione alimenta e nutre l’animale umano, divenuto così messaggero di storia e di mutamento continui. Ciò che non ha fatto Bolk lo ha compiuto, come abbiamo visto, Lapassade e non solo lui[5].

L’operazione di Lapassade, decostruendo la condizione adulta e la conseguente nozione statica di maturità, riducendo in fondo questi discorsi a materiale mitico, ha permesso di far emergere la prospettiva secondo cui lo sviluppo umano si gioca durante l’intero arco della vita. Detto altrimenti: l’età evolutiva coincide con l’intera vita umana, al cui interno la condizione adulta non è quel periodo circoscritto della vita nel quale consumiamo il patrimonio cognitivo, affettivo, etico ecc. accumulato nelle precedenti fasi, ma è pure esso momento di crescita, con le sue opportunità e difficoltà. All’interno di questo discorso va dunque demitizzata la nozione di maturità. La maturità va sempre contestualizzata, storicizzata e, soprattutto, ne va colta l’ineliminabile processualità, il continuo divenire. Divengo maturo – «pronto per» – in relazione a qualcosa/qualcuno; dove prima non ero in grado, ora sento di esserlo, di potercela fare. C’è una maturità dell’infante, una del bambino, dell’adolescente e così via. Si tratta dunque per Lapassade di passaggi, di un transito continuo (e questo aspetto permette, fra l’altro, di cogliere il legame tra i suoi studi pedagogici con quelli sugli stati di coscienza; in fondo Lapassade si è occupato sempre di transiti, si pensi solo alla sua nozione di transe[6]).

Ora torniamo a noi. Cosa c’insegna tutto ciò se lo riportiamo al discorso relativo alla maturità psichedelica? Cosa può suggerire? Se «psichedelico» vuol dire letteralmente «rivelatore della psiche»[7], queste rivelazioni non sono mai statiche, rinviano a continui divenire, a nuove epifanie, a quell’”uscire multiplo” di cui parlava Michaux nella citazione posta in esergo e pertanto richiedono costanti e plurali ridefinizioni e messe a punto della condizione di maturità.

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Cile: filosofia psichedelica nella musica e nell’arte

Proponiamo di seguito l’intervento di Andrea Orsini alla recente edizione 2021 degli Stati Generali della Psichedelia in Italia (SGPI21). Si tratta di una conversazione con AtomTM, maestro della musica elettronica e tecno, artista visivo e raver, ed Enrique Rivera, curatore d’arte e direttore della Bienal Artes Mediales di Santiago. Si parte da domande relative all’influenza della psichedelia nel lavoro di due interpreti della contemporaneità nella musica elettronica e nelle arti mediali. L’influenza delle esperienze personali nelle loro produzioni e la relazione ricercata con il pubblico. Esiste uno schema: dispositivo ipnotico – trance – catarsi? E in che modo si compone nella creazione? Le arti mediali, al di là dei meccanismi condizionanti del sistema-mercato, possono incontrare un focus e uno spazio di influenza nella ricerca di una nuova epistemologia e di una nuova visione dell’umano?

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Corrispondo dal Cile. Questo paese nella sua storia culturale moderna presenta aspetti originali di intreccio tra psichedelia, arte, filosofia, medicina, musica, antropologia, letteratura, psicologia, scienza e danza. La cultura cilena ha una vocazione all’interdisciplinarità che ha favorito esplorazioni inusuali e d’avanguardia.
Vi propongo un’intervista a due esponenti di questo Cile, il musicista, Uwe Schmidt, conosciuto con l’alias di AtomTM, e il curatore d’arte Enrique Rivera. La registrazione è stata realizzata specialmente per gli SGPI21. Uwe ed Enrique ci parlano della psichedelia in ambito musicale, artistico e culturale. Li ho invitati a questa riflessione comune perché persone molto attive nella produzione di eventi, e a contatto con la realtà cilena in una fase sociale e politica per alcuni aspetti straordinaria.

Se il Cile della dittatura è stato il primo laboratorio del neoliberismo dei Chicago boys, oggi con la vittoria del trentacinquenne Boric e la costituente presieduta da Elisa Loncon, donna di medicina Mapuche, si candida a diventare il laboratorio di un eco-stato basato sulla parità di genere e il rispetto delle minoranze. Certo, il conflitto economico tra ricchi e poveri è alla base di quanto sta succedendo. Ma si commetterebbe un grande errore a non vedere in questo movimento di trasformazione, presenti e centrali, altri due aspetti tra loro collegati: il superamento del patriarcato e il cambio di paradigma nei confronti della Natura, che vuol dire cambio della percezione e nuova coscienza. L’insorgenza degli ultimi due anni è stata fortemente ancestrale, magica e psichedelica, femminista e sessuale relativamente al rovesciamento del concetto di genere.

Idee che sono state sostenute e promosse da Claudio Naranjo, che a sua volta si è formato in un contesto collettivo di lunga gestazione. L’Lsd è stato introdotto in Cile nel 1959 da Lola e Franz Hoffmann nell’ambito di terapie di gruppo all’interno della Clinica Psichiatrica dell’Università del Cile diretta da Ignacio Matte Blanco. Junghiani eclettici e molto attivi, con la loro Scuola di Antropologia Medica hanno influenzato molti, oltre al giovane Claudio. E non parlo solo di ricercatori accademici come Maturana e Varela, con la loro scoperta dell’autopoiesi, o Rolando Toro con la biodanza.

Alla fine degli ’80 si è creata una fusione tra punk e psichedelia promossa dai giovanissimi “pinochetboys”, una fusion di teatro-danza, musica, performance, arte e poesia, che ha lasciato un segno permanente, oggi celebrata nel film documentario “Vicente Ruiz: A Tiempo Real” realizzato da Matías Cardone y Julio Jorquera. Ma in generale osservo una larga diffusione di gruppi che usano le medicine sacre in tutte le declinazioni, dalle più tradizionali, collegate al mondo sciamanico, a quelle di integrazione con la psicoterapia, con la meditazione, con l’arte, la musica. la scienza, o semplicemente collegate all’insorgenza esistenziale e anarchica della gioventù. Tutte queste linee convivono e formano una bella “nebulosa” psichedelica.

Chiaramente con questa breve carrellata non posso dare conto di tutto il contesto, ma spero di aver reso le motivazioni e lo sfondo che accompagnano la nostra conversazione.

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